VIAGGIO SUL RIO DELLE AMAZZONI/3 – L’avanzata religiosa. Ezequiel Ataucusi Gamonal è un ex-calzolaio passato per l’esercito prima di diventare mistico e politico. In Perù il suo partito pesa ancora

(DI ALESSANDRO DI BATTISTA – ilfattoquotidiano.it) – A San Pablo Loreto è festa. Si festeggia la fondazione della cittadina. Il pesce viene arrostito sulla brace, i bambini possono stare svegli fino a tardi e dai villaggi più vicini, che poi distano ore di barca, arrivano molte persone. Tra queste anche i proprietari di galli da combattimento. Alla pelea de gallos, una barbara tradizione, assiste mezza San Pablo. La birra scorre a fiumi e c’è chi sotto effetto dell’alcol cerca qualcuno con cui litigare. Volano insulti, minacce, poi tutto si risolve con un abbraccio e l’ebollizione la si sfoga sui poveri galli, ai quali si chiede sangue e brutalità. Ma c’è chi non beve birra, chi non scommette alla pelea, chi indossa tuniche o veli come come nella Palestina di duemila anni fa. Da queste parti li chiamano “los israelitas” e, oltre a San Pablo, vivono nelle principali comunità lungo il tratto peruviano del Rio delle Amazzoni.

San Pablo ha 97 anni, così come il suo lebbrosario. È dal 1926, che questa cittadina nel cuore della foresta pluviale accoglie persone colpite della malattia di Hansen, meglio nota come lebbra. Negli anni ‘40 erano centinaia. Oggi nel lebbrosario di San Pablo sono rimaste dieci persone, quattro malati, quattro suore messicane e due donne peruviane che si occupano del centro. Genaro Ruiz ha 87 anni. Arrivò al lebbrosario nel 1960. Era soldato allora, si ammalò di lebbra e la sua famiglia, originaria della provincia della provincia di Moyobamba, decise di portarlo a San Pablo. Da allora è rimasto sempre qui. Dei quattro ospiti del centro due non sono in condizione di poter parlare. Gli altri due ne hanno una gran voglia. D’altronde passano le giornate a vedere la Tv o a osservare il “grande fiume” che scorre placidamente. Il lebbrosario si trova su una collinetta e da lì la vista dei tramonti sul Rio delle Amazzoni è davvero sensazionale.

Genaro non riuscì a conoscere quel giovane studente di medicina argentino che venne a fare volontariato nel lebbrosario nel 1952 ma conobbe uno che l’aveva conosciuto bene, un malato come lui: Isaias “Che” Silva. Isaias si faceva chiamare “Che” come quel giovane ragazzo argentino che passò alcune settimane nel lebbrosario e che pare lo operò al gomito per aprigli la mano mangiata dalla lebbra. Ernesto Guevara arrivò a San Pablo insieme al suo amico Alberto Granado, un biochimico di Córdoba. Granado dopo la rivoluzione castrista si trasferì a Cuba dove fondò la Scuola di medicina di Santiago de Cuba. I due raggiunsero l’Amazzonia peruviana su suggerimento di Hugo Pesce, un medico di Tarma che aveva studiato in Italia e che fu il promotore delle più grandi campagne contro la lebbra del Paese. Dopo la morte Pesce venne dichiarato Héroe de la Salud Pública del Perú. La visita al lebbrosario di San Pablo fu una delle esperienze che forgiarono maggiormente il “Che”, colui che dopo alcuni anni sarebbe diventato uno dei leader della rivoluzione cubana.

Nella piazza principale di San Pablo accanto a una statua piuttosto kitsch del “Che” ci sono i giochi per bambini. Un’altalena e poi un serpente e un capibara in cemento dove i più piccoli possono arrampicarsi. Siamo in Amazzonia del resto. A due isolati dalla piazza c’è il tempio degli israeliti, un capannone dove i fedeli celebrano le loro funzioni.

L’Associazione Evangelica della Missione Israelita del Nuovo Patto Universale venne fondata da Ezequiel Ataucusi Gamonal, un ex-calzolaio passato per l’esercito del Perù prima di diventare un mistico e un politico. Nonostante Ezequiel Ataucusi fosse originario di Arequipa, una regione peruviana tra la cordigliera delle Ande e l’oceano Pacifico, fece proseliti soprattutto all’interno della foresta amazzonica. Dopo aver fondato la setta evangelica costituì un partito fondamentalista cristiano, il Frente Popular Agrícola del Perù. Sebbene alle ultime elezioni parlamentari del Perù sia andato male (in quelle del 2020 conquistò 15 seggi) è tutt’ora uno dei principali partiti del Paese. In tutta l’America latina, dal Guatemala al Brasile passando per la foresta amazzonica, sembra inarrestabile l’ascesa delle chiese evangeliche, dei movimenti pentecostali e delle congregazioni avventiste. E la Chiesa cattolica continua a perdere fedeli. Nel 1969 il Presidente USA Richard Nixon commissionò al Governatore dello Stato di New York Nelson Rockefeller uno studio sulle condizioni dell’America Latina. Rockefeller presentò a Nixon una ricerca dove si sosteneva che la Chiesa cattolica fosse un’istituzione meno affidale di un tempo visto il suo crescente impegno nella lotta alla povertà latino americana. D’altronde in quegli anni si stava sviluppando in tutto il continente la Teologia della Liberazione, una corrente del pensiero cattolico nata con il Concilio Vaticano II e strutturata durante il Consiglio Episcopale latinoamericano di Medellín. Sarà un caso ma da allora il sostegno da parte di politici e imprese (anche nordamericane) alle chiese evangeliche è cresciuto moltissimo. In Guatemala ci sono pastori evangelici che vantano un numero di fedeli e di follower da fare invidia agli influencer.

In Brasile, un tempo roccaforte del cattolicesimo, la “bancada evangelica”, ovvero il gruppo di congressisti appartenenti ai movimenti evangelici, nonostante la sconfitta di Bolsonaro, un integralista religioso, continua a esercitare un grande potere all’interno del Congresso nazionale. Nell’Amazzonia peruviana le comunità israelite continuano a diffondersi. Due anni fa alcuni leader indigeni accusarono gli israeliti di aver deforestato un’ampia zona vicino al Rio Napo, un affluente del Rio delle Amazzoni, per realizzare una nuova comunità. D’altro canto lo stesso Ezequiel Ataucusi aveva promesso di creare una nuova Israele nel cuore della foresta più grande ed importante al mondo.

Quando il Che arrivò a San Pablo non esistevano ancora gli israeliti. Oggi, nel cuore dell’Amazzonia c’è chi vive come ai tempi di Gesù Cristo, quel Cristo del quale, nel Nuovo Mondo nessuno aveva sentito parlare prima dell’arrivo dei conquistadores. Gli stessi che portarono oltre alla religione distruzione e morte e persino la lebbra.