Il treno da Roma a Pompei avrà una cadenza mensile

(di Serenella Mattera – repubblica.it) – Come una scena di cartapesta tirata su in fretta, che non riesce a nascondere allo sguardo il buio dietro le quinte. Così si staglia l’impettita narrazione di Giorgia Meloni e i suoi ministri sulle imprese del governo della destra. La sfilata lungo i binari del nuovissimo treno diretto e ad alta velocità da Roma a Pompei, per celebrare la connessione «della nostra cultura con la modernità», è un’illusione destinata a deludere il viaggiatore che, ammaliato dalle immagini confezionate ad arte, s’affretti a prenotare sull’app di Trenitalia: diretto e veloce sì, ma una sola domenica al mese, andata la mattina, ritorno al pomeriggio, una tabella di marcia lontana decenni dalla modernità. Ed è ironia fin troppo facile colpire gli eredi dei missini con la battutina sui treni che arrivano in orario, e “quando c’era lui” trasformato in “quando c’era lei”. Perché in una caldissima domenica di luglio il punto son stati i treni, certo, e l’essersi lasciata la premier contagiare dalla fregola del suo alleato-rivale Matteo Salvini di inaugurare opere anche incompiute e cantieri purchessia. Ma il tema, da dieci mesi a questa parte, sono i paraventi montati sopra le scene più diverse, a dissimulare la fatica quotidiana del governo, coprirne le difficoltà, gonfiare i risultati.

Ci sono le parole di Meloni, a vantare un presunto cambio di passo in Europa sui migranti e insieme lodare chi quel passo nuovo lo impedisce, gli amici della destra polacca e ungherese. E c’è il suo sorriso largo, in un lungo piano sequenza patinato attraverso i corridoi di Palazzo Chigi, ad accompagnare gli elettori dritti dentro la sala dove la premier il primo maggio riunisce il Consiglio dei ministri per tagliare un po’ le tasse in busta paga, mentre aumenta i voucher per il lavoro precario e riduce il Reddito di cittadinanza. C’è la finta conferenza stampa davanti a una platea vuota nel palazzo del despota di Tunisi. E c’è l’impietosa passerella a Cutro, a debita distanza da vittime e superstiti di un tragico naufragio. C’è la visita alle terre alluvionate di Romagna e la sfida continua dei fratelli d’Italia ai sindaci che ora cercano di ristorarle. C’è la corsa ad annunciar battaglia al «pizzo di Stato» e promettere la pace a chi ha pendenze col fisco, mentre i mutui salgono e il lavoro è povero e gli interventi tardano.

Ed ecco come si finisce a inaugurare una tratta a cadenza mensile da Roma a Pompei, mentre l’estate degli italiani s’affatica negli ingorghi in autostrada, nella corsa a prendere aerei pagati a prezzi folli, dribblando gli scioperi e la carenza di taxi che affligge le grandi città. E mentre una revisione del Pnrr in conclamato ritardo, minaccia di dirottare risorse dai cantieri per infrastrutture in affanno a qualcos’altro, cosa ancora non si sa. Sarebbe interessante chiederlo, poter guardare più da vicino per capire. Ma non ci si può avvicinare troppo alla scena di cartapesta. Lontani i giornalisti, trattati con maldissimulato fastidio, senza alcun rispetto, chiusi nel vagone di un treno («È un ordine») o nel recinto di un “a margine”. Escluse anche le telecamere della Rai a trazione destra: comunica Palazzo Chigi — parole, foto, video — e così dev’essere, anche se fa Istituto Luce. Immagini confezionate (via Daniela Santanchè, per non ricordare i suoi guai), sorrisi, rassicuranti parole burocratiche. «Se avrà successo il Roma-Pompei sarà implementato», dice Meloni. Ma lo capisce presto, lo spettatore felice del tg più compiacente. Apre l’app di Trenitalia, cerca il treno, “soluzione senza cambi”: prossima partenza, il 20 agosto.