
(Dott. Paolo Caruso) – A trentun anni da quel 19 luglio 1992 giorno della strage di via D’Amelio resta sempre vivo tra la gente il ricordo di quell’efferato attentato in cui perirono per mano mafiosa e per opera dei servizi deviati dello stato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. L’esplosione di una automobile carica di tritolo dinanzi l’abitazione della madre del magistrato squarciò il silenzio di una caldo pomeriggio d’estate e fece ripiombare Palermo nella Beirut degli anni ‘8o. Questo tragico avvenimento a due mesi dalla strage di Capaci turbò profondamente le coscienze della gente riaprendo una ferita mai del tutto rimarginata nella società civile palermitana. Purtroppo, ancora oggi, dopo numerosi processi che hanno colpito la manovalanza mafiosa e qualche uomo di spicco di cosa nostra, non si è riusciti a penetrare il muro omertoso di complicità e connivenze, e a diradare le fitte ombre che avvolgono la strage di via D’Amelio. Del resto il silenzio è d’oro come i recenti trenta “denari” confermano… Restano così nel buio della storia d’Italia i veri mandanti (politica, servizi segreti deviati, massoneria). A trentun anni dalle stragi parte della politica e della società continua a strizzare l’occhio a personaggi impresentabili, condannati in via definitiva per mafia e ora pure riabilitati, sostenendoli, intrattenendo relazioni e interessate alleanze di potere. Tutto ciò è la dimostrazione tangibile che in Sicilia e nel resto del Paese certi “personaggi” non hanno mai perso potere e consenso, riuscendo a giocare ancora un ruolo preminente nel panorama politico – finanziario nazionale. La “normalizzazione” già avviata dalla schiforma Cartabia ha trovato seguito nell’operare dell’attuale Ministro della giustizia Nordio, il quale dopo l’abolizione del reato di Abuso d’Ufficio e la volontà espressa a voler “rimodulare” il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, si avvia speditamente al ridimensionamento delle intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche e del trojan. Tali strumenti fondamentali soprattutto per le indagini di mafia e corruzione, voluti fermamente da Falcone e Borsellino, vengono così da questa destra messi in discussione. Questo governo con la Premier Meloni che si appresta a partecipare nella ricorrenza del 19 luglio alle solite manifestazioni commemorative a ricordo di un grande Magistrato, ha smarrito da tempo i valori di una destra illuminata, in cui l’Uomo integerrimo si ritrovava. Infatti il pensiero espresso in più occasioni da Paolo Borsellino per cui ” I partiti non devono soltanto essere onesti ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati” viene oggi dileggiato dai fatti, e di sicuro non trova seguito nei comportamenti dei partiti di governo (caso Santanchè, vicenda Delmastro ecc.). Fiumi di parole dei soliti soloni della politica e di certo giornalismo prezzolato inonderanno gli schermi televisivi e la carta stampata, e con l’enfasi che li contraddistingue rispolverano l’impegno totale del governo nella lotta alla mafia. Ancora una volta però i cittadini, poco proclivi ai rituali del momento e più realisti del “Re” si chiederanno legittimamente se sia valsa la pena e a cosa sia servito il prezzo pagato da questo Eroe dei nostri tempi.