
(Massimo Gramellini – corriere.it) – Non l’abbiamo visto arrivare, eppure era lì da anni, mimetizzato nel ruolo di eterno bravo ragazzo tutto ufficio e palestra, con quel Pier che davanti al nome ingombrante del padre sembrava un diminutivo. Nella «Succession» di casa Berlusconi nessuno sembrava disposto ad assegnare a Pier Silvio la parte del protagonista. Si scriveva che l’erede mediatico sarebbe stata Marina, la primogenita. Oppure l’ultimo: Luigi il giovane, il bello, il bocconiano. A 54 anni Pier Silvio pareva avviato a ricalcare le orme di Carlo d’Inghilterra: una vita all’ombra di un genitore straripante e perciò inibente. Ma il giorno dei funerali dev’essere scattato qualcosa e il primo figlio maschio del Cavaliere (ruolo difficilissimo, ancorché ben remunerato) si è rivelato un piccolo leader, forse persino a sé stesso. È stato l’unico della famiglia a parlare in pubblico e molti hanno scoperto in quel momento la sua voce. Ha motivato i collaboratori, espresso gusti televisivi poco «berlusconiani» e preso decisioni politicamente sofisticate come l’ingaggio di Bianca Berlinguer, la figlia di un segretario del Pci con cui Silvio aveva in comune soltanto le prime quattro lettere del cognome.
Però mi sentirei di escludere che Pier Silvio B. si stia buttando a sinistra. Non è tipo che si butta. Non ne ha bisogno, visto che non deve fondare un impero, ma amministrarlo. Se suo padre diceva di avere letto per intero un solo libro, «Elogio della follia», lui lo baratterebbe con «Ragione e Sentimento».
Ma chist è scem?
Traduzione: Costui è tonto?
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Prossimamente Lapitudine (sulle doti nascoste di Lapo Elkann) ed Elettritudine (sulla Lamborghini più grande cantante dell’universo).
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patetico e servile. anche gramellini a mediaset?
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