(Massimo Gramellini – corriere.it) – La raccolta fondi promossa dall’estrema destra francese «a sostegno della famiglia di Florian M., il poliziotto di Nanterre che ha fatto il suo lavoro e oggi paga un alto tributo» (cioè è finito in carcere per avere ucciso un ragazzo che non si era fermato a un controllo, scatenando il pandemonio che sapete) ha superato in un solo giorno il milione di euro: cinque volte in più della colletta organizzata a favore della mamma del giovane Nahel. Forse non sarà un fatto sorprendente, ma di sicuro è sconvolgente.

A memoria, è la prima volta che decine di migliaia di persone arrivano ad aprire il portafogli per esprimere in modo concreto la loro solidarietà non alla vittima, ma al carnefice: un uomo in divisa che, nella migliore delle ipotesi, ha esorbitato ampiamente dalle sue funzioni, sparando a un individuo che non stava mettendo in pericolo la sua vita. Se cercavamo una foto dell’incomunicabilità umana, questa colletta è quella foto.

C’è una Francia arrabbiata e spaventata che scende in piazza perché non ha più niente da perdere. E ce n’è un’altra, altrettanto arrabbiata e spaventata, che da perdere ha ancora parecchio, o almeno qualcosa, e allora si appoggia ai suoi difensori armati nell’illusione che la forza basti a rimettere ordine. Ma che vita è una vita in perenne stato di allerta, consumata dietro i cancelli chiusi e le pistole spianate? Chiamatemi pure buonista, ma mi ostino a pensare che l’unica colletta che possa salvarci dall’odio sia il dialogo. Anche tra sordi.