
(ALESSANDRO DI BATTISTA – ilmillimetro.it) – Parigi brucia, Marsiglia è in rivolta. I tumulti hanno contagiato la Svizzera e il Belgio. Per le strade della capitale si vedono blindanti, poliziotti equipaggiati come i corpi speciali, barricate improvvisate utilizzando auto, spesso di lusso, rovesciate. Ad Haÿ-les-Roses, nella Valle della Marna, è stata attaccata la casa del sindaco. Sono centinaia i negozi saccheggiati. A Rosny-sous-Bois, una banlieue parigina, non lontano dalla basilica di Saint-Denis, la cattedrale che ospita le spoglie dei sovrani delle dinastie che hanno reso grande la Francia – dai Merovingi ai Borbone passando per i Capetingi – è stato assaltato un McDonald’s. A Lione sono stati appiccati incendi intorno a Place Bellecour. Macron ha annullato la sua visita in Germania, ha convocato l’unità di crisi interministeriale e ha deciso un dispiegamento di forze dell’ordine senza precedenti. Le proteste sono state scatenate dall’assassinio del giovane Nahel, ucciso da un poliziotto a Nanterre, una banlieue a nord-ovest di Parigi, ma è evidente che sono le diseguaglianze economiche e sociali, ancora una volta, il carburante delle proteste. La Francia (come in parte l’Italia) era un Paese all’avanguardia per quanto riguarda i diritti sociali ed economici. Poi sono arrivate le privatizzazioni (meno che in Italia ma pur sempre dolorose), le iniquità, e la forbice tra i ricchi, sempre più ricchi, e i poveri, sempre più poveri, si è allargata a dismisura. Questo è il quadro. Adesso pensate se quel che sta accadendo in Francia fosse accaduto in Russia. Immaginate i blindati sulla Piazza Rossa o lungo la prospettiva Nevskij a San Pietroburgo. Immaginate Putin che annulla una visita a Pechino per coordinare il dispiegamento delle forze di sicurezza nazionale, immaginate le periferie di Kazan o Volgograd date alle fiamme. Adesso pensate a quella che sarebbe la reazione occidentale. Maratone televisive, giornalisti eccitati nel poter dire, finalmente, “noi l’avevamo detto”, politici europei pronti a esprimere massima solidarietà ai rivoltosi e a condannare le repressioni da parte della polizia russa. D’altro canto, abbiamo un esempio fresco che ci induce a pensarla così. Il trattamento riservato dalla nostra stampa a Prigožin è stato patetico. Il giorno prima del presunto tentativo di golpe Prigožin era un macellaio e la Wagner, a detta di Crosetto e Tajani, era responsabile dell’aumento degli sbarchi in Italia. Il giorno della marcetta su Mosca “il cuoco di Putin” è diventato uno chef stellato, un sincero democratico, un liberale, un novello De Gaulle al quale aggrapparsi per liberare, finalmente, la Russia dalla dittatura. A proposito di Wagner, i Crosetto e i Tajani hanno smesso di tirarla in ballo per gli aumenti dei flussi migratori. Sapevano dall’inizio che si trattava di una balla colossale, ma evidentemente ritenevano che fosse strategicamente utile addossare ad altri le responsabilità dei propri fallimenti. Quando hanno capito che il miglior modo per trattare una questione scomoda come l’aumento degli sbarchi era evitare di parlarne (come fa il 90% dei giornalisti Assange) hanno smesso di menzionare la Wagner.
Europa in fiamme mentre la Russia non crolla – Ma non è una sorpresa
Ma torniamo alla Russia e all’Europa. Per molti appare impossibile (francamente non a me) ma non è crollata. E questo nonostante sanzioni durissime. Autorevoli leader politici italiani avevano previsto il fallimento della Russia in pochi mesi. Non c’è stato. Io, anche su questa testata, scrissi che ritenevo difficile il crollo di un Paese indipendente dal punto di vista energetico, alimentare, idrico nonché tra i principali produttori al mondo di fertilizzanti. Un Paese, tra l’altro, abituato a soffrire shock economici ben più gravi di quelli prodotti dalle sanzioni occidentali. Sanzioni che, oggi più che mai, si mostrano per quel che sono. Non mezzi strategici per spingere la Russia al negoziato ma imposizioni volute dagli Stati Uniti e dal capitalismo finanziario (del quale i principali politici europei, a cominciare dalla von der Leyen sono succubi) per allontanare, per i prossimi trent’anni, la Russia, un grande continente dal punto di vista energetico, dall’Europa, un grande continente per quel che concerne tecnologie e consumi. Un obiettivo tradizionalmente britannico divenuto strategico per gli Stati Uniti con la crescita della Cina. Gli Stati Uniti avevano bisogno di vassalli per poter tentare di fronteggiare l’avanzata economica del Celeste Impero. Li hanno trovati in Europa soprattutto con l’uscita di scena della Merkel. L’Europa brucia, la Russia no. E lo scrivo con la morte nel cuore ma senza alcuno stupore.

Da un anno e mezzo ci dicono che Putin è debole come non mai. Che ormai è in un vicolo cieco. A Putin sono state affibbiate decine di patologie diverse. Eppure, chi barcolla quando sale un palco, chi si confonde ripetutamente, chi, francamente, non appare più lucido da tempo è l’inquilino della Casa Bianca, non del Cremlino. È stato detto che la Russia è isolata ma nessuno osa spiegare le numerose richieste di adesione al gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Sudafrica e Cina). Tutti i principali produttori di petrolio del Medio Oriente (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein) sono interessati a far parte del gruppo. L’Iran, quarto Paese al mondo per riserve petrolifere, ha ufficialmente fatto richiesta di adesione. Lo stesso ha fatto l’Argentina, un Paese che, storicamente, guardava all’Europa. Anche l’Algeria, del cui rapporto con l’Italia Mario Draghi si è vantato ripetutamente, ha presentato domanda. Anche l’Algeria produce gas e petrolio. Una buona parte del gas lo vende al nostro Paese. Contestualmente acquista sistemi d’arma dalla Russia e con la Russia partecipa a esercitazioni militari come Vostok-22, le grandi esercitazioni che si sono svolte nell’Estremo Oriente russo lo scorso settembre. La Cina, sempre più vicina a Mosca (e la cosa non è una bella notizia per l’Europa), è riuscita a far sedere intorno allo stesso tavolo Iran e Arabia Saudita.
Europa in fiamme mentre la Russia non crolla – Benvenuti nella democrazia!
L’Iran, un Paese considerato parte dell’asse del male nonché alleato della Russia e l’Arabia Saudita, fino a pochi mesi fa l’alleato più importante (escluso Israele) per gli Stati Uniti in Medio Oriente. Il disgelo tra iraniani e sauditi, disgelo ottenuto dalla diplomazia cinese, ha consentito alla Siria di rientrare, dopo dodici anni, nella Lega Araba. Nell’Africa sub-sahariana si guarda sempre più a Mosca e Pechino che a Londra, Parigi o New York. Questo anche in virtù della nascita di movimenti panafricani che hanno fatto della memoria delle nefandezze del colonialismo occidentale un tratto distintivo delle loro politiche. Il ministro degli esteri russo Lavrov, nel silenzio dei media occidentali, tesse relazioni in Africa, in Sud America e con alcuni dei paesi più popolosi al mondo: Pakistan, Indonesia e Vietnam. Mentre accade tutto questo e la stampa occidentale (salvo rare eccezioni) evita accuratamente di parlarne (meglio pubblicare articoli su articoli sulla carenza in Russia di patatine fritte, sui soldati russi che combattono con le pale o sull’impossibilità per i giovani russi di trovare un Monopoly aggiornato) l’Europa brucia. Letteralmente e metaforicamente. Putin non è stato defenestrato; in compenso, nel Paese più antagonista a Mosca – il Regno Unito – in pochi mesi sono stati cacciati due primi ministri: Boris Johnson e Liz Truss. Macron è ormai inviso alla stragrande maggioranza dei francesi. La Germania, il motore economico d’Europa, il Paese che più di ogni altro giovava del rafforzamento delle relazioni con Mosca, è in recessione. In Italia, uno dei Paesi dove storicamente si votava di più, la maggior parte dei cittadini ormai diserta le urne. Come si può chiamare “democrazia” un sistema dove ormai vota meno del 50% degli aventi diritto e la percentuale è ancora più bassa tra i giovani? I Paesi europei hanno speso per l’emergenza energetica (provocata anche dalla guerra in Ucraina e dalla strategia occidentale) più di quello che hanno stanziato nel piano Next Generation EU, ovvero il fondo per affrontare nei prossimi anni le conseguenze della pandemia. Per non parlare dei miliardi in armamenti per Kiev spesi dai paesi europei. Nessuno sa quanti siano stati effettivamente. Sappiamo solo che la von der Leyen sostiene che sia di vitale importanza il raggiungimento del milione di munizioni pagate dall’UE per l’Ucraina. Sanzioni, criminali sabotaggi di infrastrutture europee strategiche per milioni di europei (Nord Stream, I e II), infiniti pacchetti di armi inviati in Ucraina. Il tutto per ottenere una guerra di logoramento (lo dice Stoltenberg) ovvero l’El Dorado per le fabbriche di armi e per la grande finanza che ne detiene i principali pacchetti azionari e che, a sua volta, ha messo le mani su gran parte dei social network, quelle reti sociali che pensiamo libere ma che libere non sono. Benvenuti nella democrazia!
La Russia resta salda, l’Europa si sfascia
Date: 3 Luglio 2023Author: ilsimplicissimus
Mi chiedo cosa succederebbe se ad essere in fiamme fosse Mosca e non Parigi: allora tutti i media dell’occidente, ci farebbero sapere ogni cosa degli eventi e annuncerebbero l’imminente fine di Putin e della Russia. Invece ciò che accade in Francia viene trattato come un argomento scontato e poco interessante e nessuno osa avvertire che Macron, il pupillo dei Rothschild e della finanza globalista è alle corde, perché si può dire che non ci sia stato un giorno del suo regno che non abbia visto le piazze ribollire. La misura è colma anche per chi adesso si desta dal sonno dogmatico e si pente per aver votato questo soprammobile da ricchi. Soprattutto non osano dire che la situazione si sta riscaldando in tutta Europa dove la situazione economica va rapidamente degradando a causa di ceto politico comprato in massa dagli Usa e che fa qualunque cosa essi vogliano, suicidio compreso. Nella Germania ancora apparentemente tranquilla i sondaggi danno l’Afd, euroscettico e sostanzialmente filorusso come il secondo partito dopo la Cdu: trattandosi di indagini svolte da società diciamo così affini ai poteri governativi si tratta probabilmente di dati per difetto. E in effetti in un ampio distretto della Turingia l’Afd è diventato il primo partito. Per giunta la rivolta delle periferie francesi che si va estendendo anche alla Svizzera e al Belgio sta creando un problema alla Nato che nell’imminente incontro di Vilnius presenterà la Svezia come futuro membro dell’alleanza, mentre la Turchia potrebbe opporsi duramente perché il governo svedese ha permesso la profanazione del Corano. E potrebbe anche chiedere che la Nato rilasci una dichiarazione a sostegno dell’OIC, ovvero l’Organizzazione della cooperazione islamica.
E’ tutta un’altra cosa ciò che invece accade in Russia dove Putin, in occasione di una delle feste musulmane più importanti Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio, ha fatto gli auguri a tutti i mussulmani. Insomma ora come non mai l’occidente si scopre debole, isolato, incapace di mentre le zanne che digrigna ad ogni momento sono evidentemente cariate: non solo sta perdendo una guerra che aveva iniziato con la convinzione di prevalere in poche settimane, ma tutta la sua pseudo ideologia dell’integrazione si scopre fasulla e funzionale solo a migrazioni indotte e forzose una caricatura della multiculturalità che adesso viene sbugiardata nel modo peggiore. Sono zanne cariate anche perché la situazione europea sta volgendo al brutto stabile: non ci sono più soldi nel bilancio dell’Ue, tutti prosciugati dall’Ucraina, utilizzati per una guerra che se l’Europa esistesse davvero non sarebbe mai scoppiata e poi enormi somme di denaro vengono prosciugate a causa dell’aumento dei prezzi e dei problemi economici, mentre il continente perde la sua competitività a causa della mancanza delle materio prime russe. Il budget europeo è di 1.824.300 miliardi di euro per sette anni. Ursula von der Leyen è riuscita a bruciare questi soldi in soli due anni. e per giunta essi sono stati usati in maniera assai poco trasparente finendo nelle mani dei produttori di vaccini, in quelle dei pazzi speculatori della transizione energetica, è servito persino ad acquistare granate calibro 155, ma nemmeno uno spicciolo è finito nelle tasche dei cittadini europei che invece devono subire tagli di welfare, sopportare una sanità pubblica a dir poco oscena, una scuola diventata addestramento al servaggio e rapine alle pensioni. E tra un po’ anche un aumento della tassazione.
Tutto per una guerra evidentemente persa, ma il cui esito non si vuole riconoscere per conservare agli Usa l’illusione di avere ancora l’egemonia. Di fatto l’Ucraina non è più un Paese, non ha soldi e non ha armi, non ha più nulla può continuare a combattere solo grazie al sostegno europeo che alla fine dell’anno arriverà ai 130 miliardi euro senza contare le armi regalate e gli aiuti posti sotto altre voci di bilancio. Ma l’Ucraina deve combattere, perché solo un grande successo sul campo di battaglia può sostenere l’entusiasmo dei politici europei e convincere gli elettori della necessità di stringere la cinghia. Peccato che una grande vittoria dell’Ucraina non ci sarà oppure sarà di natura nucleare. Quanto può durare ancora tutto questo? on c’è bisogno di essere musulmani per avere il diavolo in corpo.
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Uahhhh!
Che spettacolo!
Lo fanno anche in edizioni cartacee rilegate?
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Per quanto la notizia sia ferale e molto preoccupante, l’AfD è il primo partito nel distretto di Sonneberg, tra i più piccoli della Germania, gli aventi diritti al voto erano appena 48.000 e l’affluenza è stata del 59,6%.
Der Landkreis Sonneberg im fränkisch geprägten Süden des Freistaats Thüringen ist sowohl nach der Fläche als auch nach der Einwohnerzahl der kleinste Landkreis in den neuen Bundesländern.
Anzi, il più piccolo!
https://de.wikipedia.org/wiki/Landkreis_Sonneberg
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Quindi?
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Tutto nel mondo è B(o)urla.
Mitico!
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Dal commento pubblicato: proprio tutto. Hai ragione!
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Su tanti aspetti, l’analisi di Dibattista è condivisibile. Un aspetto mi lascia perplesso: se l’Europa va così male, e per certi versi è vero, come mai tante migliaia di persone, tutti i giorni, pagano forti somme e rischiano la vita per arrivare da ” migranti” nei nostri Paesi ? Se le cose in Africa, in America latina, in Asia, hanno molteplici prospettive di crescita perché scappano? Boh.
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I flussi migratori non guardano l’andamento dell’economia attuale, sono anni che si sono messi in cammino,
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Il tenore di vita medio del cittadino europe non è lontanamente paragonabile con quello di un africano… In Africa muoiono di fame, nel vero senso della parola, non 1a non 10 non 100 persone al giorno bensì migliaia. Si parla di 1 milione di bambini che muoiono causa denutrizione ogni anno e 45 milioni di persone in 37 nazioni diverse, sono a serio rischio alimentare. Di queste nazioni nessuna è europea. Su come sia possibile che ancora oggi, nel 2023, si possa morire di fame, beh ci sarebbero moltissime riflessioni da fare, però la triste realtà è questa. I poveri d’Europa sarebbero “signori” in certi Paesi. Saluti.
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Perché non si vive di prospettiva. Se manca il pane in tavola oggi, lo si va a cercare, anche se si sa che fra un anno ci sarà caviale e champagne tutti i giorni.
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Per quanto andiamo male non moriamo di fame, abbiamo ridotto i consumi, aumentano le file alla Caritas ma diciamo che ancora non abbiamo problemi a mettere in tavola per la maggior parte, almeno fino a quando ci sono le pensioni dei genitori. L’Africa è talmente grande e variegata e noi non conosciamo la situazione area x area. C’è la povertà in ogni paese ma non allo stesso modo, onestamente che si muoia di fame in Africa non ci credo, ci sono missioni, programmi di sostegno cooperanti in ogni area, e poi c’è il nostro modello di vita e di consumo che gli arriva via web, perchè i dispositivi ce l’hanno, magari stanno nelle capanne ma ci guardano e vedono le nostre città, il nostro stile di vita e vogliono accedervi. C’è poi un tam tam che invoglia a venire, se ti dicono che basta arrivare, prendono tutti, ti ospitano, scuola e sanità gratis, pure un pocket money, tu pensa come deve sembrargli, sono molto informati su quello che gli spetta ma non credo che gli interessi come stiamo messi, l’importante è arrivare .
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“onestamente che si muoia di fame in Africa non ci credo”, spero stia scherzando, ovvero sia un’affermazione provocatoria. Almeno, spero.
https://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/perche-africa-muore-fame/
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Ho detto che non c’è un posto in africa che non sia raggiunto da qualche associazione o missione o ente di cooperazione per non farli morire di fame; ActionAid raccoglie fondi e donazioni proprio per questo, non ho negato la povertà. Oltretutto leggo sul sito segnalatomi uno di quegli aegomenti che usano questi enti che vanno a ciclo continuo sui canali religiosi … “chi è povero non mangia a sufficienza e non ha forze per lavorare; senza lavorare, non è possibile guadagnare abbastanza per procurarsi cibo” … quindi il lavoro ci sarebbe? e se c’è lavoro non c’è povertà, mah
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Probabilmente devo aver sbagliato io, comunque la contro risposta è finita più sotto.
Beh, hai scritto, testualmente, “onestamente che si muoia di fame in Africa non ci credo”. Non è una frase interpretabile, poi se volevi intendere altro… Sul fatto che tutta l’Africa sia coperta da missioni, volontari o comunque uomini e associazioni di buona volontà con lo scopo di aiutarli, beh, questo sì che è discutibile. Ripeto, i problemi dell’Africa sono tanti e variegati, iniziando da una tribalità che ha sempre reso vulnerabili le popolazioni africane alle mire esterne dei “predatori di risorse” e dalla stessa sete di denaro e potere della loro classe dirigente ma, per non dilungare e dilatare troppo la discussione, è chiaro che europei, cinesi, americani etc. non hanno mai fatto nulla di veramente concreto, semplicemente i loro interessi in casa d’altri. Insomma, da sempre cercano di far precipitare chi già stava con un piede sulla buccia di banana e l’altro sull’orlo del baratro.
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Va bene pinolucino, ci scambiamo solo qualche idea. Personalmente sull’africa ci ho capito ben poco, noi parliamo di “Africa” ma sono 54 paesi e ognuno è diverso dall’altro. Quello che posso dirti è che ho visto scendere dalle scalette delle navi ragazzi piuttosto in forma, vestiti all’occidentale. La situazione in corso è che alcuni paesi espellono gli europei, li cacciano letteralmente, e si rivolgono alla russia e alla cina, mi è capitato di sentire il discorso del presidente della Namibia all’ambasciatore tedesco che si lamentava che c’erano troppi cinesi in giro, con questa risposta “io non ho mai visto cinesi venire qua a confondermi le idee, invece i tedeschi lo fanno.. i cinesi non si comportano in questo modo, noi qua siamo nel nostro paese e non dovete preoccuparvi per noi” … questo solo per rendere l’aria che tira. I cinesi fanno affari ma non sfruttano, seguono logiche win win, di reciprocità, per questo li preferiscono, idem per la russia. So che i cinesi stanno investendo molto sul territorio e sugli africani del posto ma non ho mai avuto una mappatura precisa delle aree in cui operano per capire meglio l’origine di questi flussi. La Gabanelli in un suo servizio disse che si sposta la classe media africana, chi si può permettere in qualche modo il viaggio, non i ricchi e nemmeno i poverissimi. Io non so di più
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Gentile Carmen, certo che scambiamo qualche idea, se preferisci possiamo scambiarci mail… ;-))) Dai, mi piace scherzare. Hai ragione, quando si parla di Africa s’intende tutto un continente enorme ma stessa cosa – anche se meno estesa – facciamo parlando della più piccola “Europa”, o dell’enormi “Asia” e “America”. Chiaramente ci sono realtà diversissime e sicuramente i ricchi – anche multimiliardari – esistono pure lì, così come c’è una classe benestante, media etc. Però, al contrario degli altri continenti, la situazione di povertà assoluta e mancanza di risorse (soprattutto acqua) è difficilmente riscontrabile se non in qualche nazione asiatica. In Africa, credimi, si muore di fame per davvero, non è un modo di dire. Lo schifo è che si parla di certe problematiche da 60 anni; blablabla ma risultati ZERO. Perché l’Africa è “un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe i ladri delle borse” (Trilussa cit.). A nessuno, parlando di chi potrebbe davvero fare qualcosa, interessa risolvere il problema africano, credimi. Buona serata.
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Perché il mai troppo vituperato occidente è ancora il posto dove si vive meglio, e di gran lunga, checché se ne dica e strepiti.
E’ ancora la scelta migliore per quanto riguarda moltissimi aspetti della qualità della vita: accesso a sanità, istruzione, welfare, libertà d’espressione, democrazia, diritti: tutte cose certamente migliorabili, ma alla prova dei fatti non ce n’è una in grado di reggere il confronto con le alternative (almeno per ora).
Piccola nota di colore: favolosa l’interpretazione cagliostrana, secondo la quale i migranti sono dei poveri sciocchi che non sanno dove vanno, e si dirigono verso dove si vive peggio perché tanto ormai erano già partiti (quelli che invece devono ancora partire, sicuramente cambieranno destinazione), ma solo perché non sono a conoscenza delle meraviglie russe e cinesi (lui che invece ne è a conoscenza, e che disporrebbe dei mezzi necessari ad accorciare di molto il viaggio, però, curiosamente finice col compiere la loro stessa identica scelta, e da qua non si schioda neanche con le cannonate).
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Qui di sciocchi ci sei solamente tu, e lo riconfermi ogni qualvolta posti una tua caxxata,
Meglio faresti a darti all’ippica, gli africani che arrivano via mare si sono dovuti traversare mezza africa con mezzi di fortuna e molti dei quali non c’è la fanno, il deserto è disseminato di ossa, moltissimi altri sono profughi di guerre create dai tuoi idoli ossia gangster a stelle e strisce che non sanno più dove andare, prendi siriani iracheni Afghanistan i pachistani,
Il problema è che grazie a personaggi come te se ci ritroviamo invasi, poi ci sono gli ucronazi che con i SUV chiedono di essere sostenuti e finanziati, mica possono tornare da dove sono scappati, pena dover indossare una divisa e inviati al fronte, fronte sempre gestito dai gangster ammeri-cani.
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Più sputi nel piatto dove mangi, e più ti ci ingozzi: patetico.
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Beh, hai scritto, testualmente, “onestamente che si muoia di fame in Africa non ci credo”. Non è una frase interpretabile, poi se volevi intendere altro… Sul fatto che ogni parte dell’Africa sia coperta da missioni, volontari o comunque uomini e associazioni di buona volontà con lo scopo di aiutarli, beh, questo sì che è discutibile. Ripeto, i problemi dell’Africa sono tanti e variegati, iniziando da una tribalità che ha sempre reso vulnerabili le popolazioni africane alle mire esterne dei conquistatori e la stessa sete di potere della loro classe dirigente ma, per non dilungare e dilatare troppo la discussione, è chiaro che europei, cinesi, americani etc. non hanno mai fatto nulla di veramente concreto, anzi, da sempre cercano di far precipitare chi già stava con un piede sulla buccia di banana e l’altro sull’orlo del baratro.
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C’erano una volta un nanetto un baffetto e un pelato che vollero conquistare la Russia.La storia insegna e sappiamo tutti come è andata a finire soltanto i politici nostrani non lo hanno compreso e patttriotticamente continuano al grido spezzeremo le reni alla russia mentre ci avviamo sull’ orlo della bancarotta europea.
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Il Bahrain non produce petrolio, ne raffina un po’ per gentile concessione Saudita che lo manda gratis, in cambio del quartiere Juffair, nella parte est dell’isoletta, con lo scopo di far divertire e sfogare i giovani sauditi. Il fu quartiere a luci rosse di Amsterdam a confronto è collegio per educande.
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