
(Dott. Paolo Caruso) – Era finalmente ora! Infatti con l’avvento della Meloni al governo e con la destra del “fare” si assiste sempre più all’apoteosi del neoliberismo che trova nella sanità pubblica, una vera e propria emergenza nazionale, un ulteriore colpo mortale che fa seguito ad anni e anni di definanziamento del sistema pubblico ( – 37 miliardi negli ultimi 10 anni ) e alle crescenti privatizzazioni. Alla già fragile Sanità pubblica si chiede da parte della destra di governo un ulteriore e cospicuo ridimensionamento finanziario che prevede di passare dall’attuale 7% sul PiIL nel 2022 al 6,3% nel 2024 e al 6,2% nel 2025. In termini assoluti la spesa sanitaria pubblica scenderà nel 2024 del -2,4% rispetto all’anno precedente, in controtendenza ad altri Paesi europei quali Francia, Germania e Gran Bretagna. Una maschera del “nuovo” arrembante che nasconde le insidie del modo di gestire la salute pubblica. Cosa c’è sotto questa operazione di maquillage dell’universo Salute è facilmente comprensibile e ricalca tutti i temi del neoliberalismo tanto cari alla destra, cioè le privatizzazioni. “Nihil novi sub sole” (nulla di nuovo sotto il sole) si può facilmente aggiungere. La rabbia e la frustrazione dei cittadini nel constatare il progressivo declino del SSN, la sanità pubblica sempre più marginalizzata e il venir meno dell’articolo 32 della Carta sul diritto alla salute, hanno trovato presa nella grande manifestazione nazionale di Roma di 2 giorni fa indetta dalla CGIL insieme a numerose associazioni laiche e cattoliche. Era finalmente ora che la società civile, il sindacato, i principali esponenti dei partiti di opposizione, il mondo dell’associazionismo, prendessero coscienza e manifestassero in piazza il proprio disappunto contro una sanità sempre più privata e a portata solo dei ricchi. Un segnale di unità popolare contro la politica neoliberista attuata dalla destra di governo che asservita alle lobby e ai vari Ras della sanità privata investe sempre meno sul SSN rimanendo sorda ai bisogni della gente. Destra e sinistra per certi aspetti in questi ultimi anni hanno rappresentato un falso storico contemporaneo, le due facce della stessa medaglia, entrambe fautrici di logiche neoliberiste. Nessun governo, compreso quello dei “migliori”, ha fatto nulla per risolvere le grandi disfunzioni presenti nella gestione sanitaria pubblica ne ha affrontato adeguatamente la questione del personale e le strutture territoriali ne tanto meno ha mai cercato di aumentare i finanziamenti. Il bilancio delle regioni alla voce sanità risulta in rosso, anche di quelle cosiddette virtuose, e con l’ulteriore riduzione dei finanziamenti da parte dello Stato molte di esse saranno costrette a tagliare i servizi sanitari, le prestazioni, aumentando anche il contributo economico dei cittadini. Esistono già forti criticità sia per quanto riguarda le liste d’attesa, lunghe e interminabili, sia per il sovraffollamento delle aree di emergenza che scoppiano presentandosi come dei veri lazzaretti e anche i ricoveri e gli interventi chirurgici rappresentano per molti una chimera. Chi può si rifugia nelle strutture private con il conseguente aumento della spesa sanitaria e con il risultato di veder aumentare le diseguaglianze già esistenti e la sperequazione tra le regioni del nord e le regioni del sud. Malgrado ciò non si fa nulla per invertire questa deriva che sta portando ad abbassare il livello delle prestazioni, al mancato ammodernamento del patrimonio strutturale e tecnologico, al crescere dei tempi delle lista di attesa. Un governo che incrementa le spese militari tagliando i finanziamenti alla sanità pubblica di certo non lascia ben sperare. Così anni di tagli alla spesa sanitaria pubblica, il ridimensionamento delle piante organiche con la chiusura di reparti e ospedali, il numero chiuso privo di programmazione razionale per l’ingresso alle professioni sanitarie e alle specialità, rappresentano gli errori del passato e oggi veri macigni per l’attuale governo . La riduzione di medici specialisti soprattutto di alcune branche, di infermieri e di personale sanitario infatti rappresenta un grave vulnus al Ssn, un depotenziamento della sanità pubblica che non riesce più a essere attrattiva, concorrenziale a quella privata. Nessuno incentivo alla professionalità, stipendi non adeguati, e la fuga dal pubblico sono il frutto di una politica da molti anni poco attenta alle necessità del comparto sanitario pubblico ma anche di grandi responsabilità da parte dei sindacati. L’attenzione della politica verso il Ssn nel periodo pandemico e le promesse post covid sono deflagrate con i governi che si sono succeduti al Conte 2 e non trovano di certo alcuna sponda nell’attuale governo Meloni. Soltanto abbandonando il regime privatistico tanto caro alla destra e le logiche affaristiche della sanità pubblica, con un crescente impegno finanziario e un serio coinvolgimento della politica si potrà assistere alla ripresa di quello che fu il fiore all’occhiello dell’assistenza sanitaria pubblica in Italia. Proprio da questa manifestazione di Roma può partire una grande mobilitazione capillare, una campagna nazionale che riesca a coinvolgere sempre più l’opinione pubblica, il sindacato, il mondo dell’associazionismo così di essere in grado di dare una spinta propulsiva al mondo della politica. Del resto, o si gettano le basi ad un nuovo progetto di sanità pubblica, o il declino sarà inarrestabile, e questa destra non potrà che scrivere la parola fine al Ssn.
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Da sinistra a destra hanno via via smantellato la sanità pubblica? Ah sì? Ma i governi COVID e post COVID non pensavano sollo alla nostra salute? E visto che i profeti delle future pandemie vedono, prevedono e stravedono, come il mago Taroccò di Ezio Greggio, nuovi virus mortalissimi stramortacci, chi creperá, di grazia? I ricconi o i poveracci?
E poi ancora ci sfracellate gli ammennicoli con il buon governo della buona salute, tachipirine e vigile attesa (di togliersi dai coglioni) e vaccini che non ti fanno ammalare e morire?
Manifestano adesso? Maandateacagare!
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