(Giuseppe Di Maio) – C’è chi crede all’esistenza di una destra sociale, chi ha sperato nella rivoluzione liberale, e chi è convinto che alla destra siano care leggi e ordine. L’Italia è un paese ben strano: pieno zeppo di gente che crede alle favole dal tempo in cui le raccontarono che una torma di mille briganti conquistarono un regno di 9 mln di abitanti, e forse anche da prima. Nessuno di questi ha capito, ad esempio, cos’è il mondo reazionario e quali siano stati i suoi legami col Fascismo. A questo proposito mi viene in mente la barzelletta dell’indimenticabile Proietti con il coatto che racconta in classe la storia del cavaliere nero. Un giorno il cavaliere bianco e il cavaliere nero di affrontarono e il cavaliere bianco fu ucciso.

Che cosa credete sia stata la Destra storica se non un comitato di arraffoni che facevano corona alla monarchia dei Savoia? E pensate che questo non fosse sostituito da uno vicino al Fascismo dopo il primo conflitto mondiale? Dalla guerra di massa era emersa una classe di arrampicatori sociali che pretendeva di staccarsi dal magma popolare con la violenza di gruppo, mettendo a tacere le legittime rivendicazioni dei ceti meno abbienti. L’aggressione sociale della piccola borghesia produsse obiettivi politici sentimentali, e la nuova classe pretese per sé un’importanza che fino ad allora aveva invidiato ai padroni. Mò il cavaliere bianco aveva tre figli, che sfidarono il cavaliere nero, ma lui li ammazzò tutti e tre.

La destra che osanna la società dei meriti, in verità concepisce un solo merito: quello di osare (Memento audere semper), meglio se in gruppo e con il gioco truccato. L’età repubblicana ha contribuito alla diffusione dei miti del Capitale e, la destra liberista che da qui è sorta, ha preteso uno Stato che reggesse il sacco alle sue ambizioni di classe con una politica di alterazione delle regole e legalizzazione del privilegio. Chi ruba vuol rubare di nascosto e non vuole che le sue malefatte siano oggetto di valutazione pubblica, specie se si mette in politica. Mo i tre figli avevano tre figli per uno, ma il cavaliere nero li ammazzò tutti e nove.

Il senso dell’ordine reclamato dalla destra fin dal Fascismo è quello di spegnere con la forza la rivolta delle classi gregarie contro l’ingiustizia, auspicando che questa funzione poliziesca le procuri un avanzamento di ceto. Tuttora è così: essa per ordine intende non disturbare il manovratore e la classe ad esso connivente. Ogni governo reazionario dal ’94 ha tentato di riscrivere le regole, in primo luogo la Costituzione, alla cui stesura la destra non aveva partecipato, e le leggi repressive dei reati di corruzione. Mo i nove figli avevano tre figli per uno, ma il cavaliere nero li ammazzò tutti e ventisette.

Ultimo arrivato tra gli azzeccagarbugli della destra è Nordio, di cui ormai è chiaro lo scarso acume. Dopo lo strangolamento della giustizia penale attraverso la sventurata riforma Cartabia, è la volta del giudice trevigiano a procedere con un suo tridente: divieto di pubblicità per le intercettazioni, cancellazione del reato d’abuso d’ufficio, interrogazione dell’indagato prima della sua carcerazione, etc. E, dice Nordio, che è solo l’inizio, poi proseguirà col giusto processo. I ladri non amano le regole ma le virtù animali, sanno da sempre che la disuguaglianza è ideologica e politica, ed è generata da leggi sbilanciate. Si, ma qual è la morale, domanda l’insegnante al coatto. E l’altro: “E’ che al cavaliere nero non gli devi cacà er cazzo!”