(Bartolomeo Prinzivalli) – Diversi anni fa con alcuni amici, un po’ per gioco ed un po’ per rabbia, facemmo la promessa che dopo la sua dipartita avremmo brindato e festeggiato fino ad ubriacarci; era il periodo del bunga bunga, delle leggi ad personam, delle tangenti, delle frodi, delle epurazioni televisive e delle notizie sugli intrecci con la mafia. Ai nostri occhi rappresentava l’antitesi del politico, qualcuno che all’estero ci avrebbe causato vergogna alla richiesta della nostra nazionalità.

Oggi posso dire di non aver partecipato ad alcuna festa o brindisi e di essere sobrio, più di quanto vorrei.

Perché? Di certo non è avvenuto nessuno stravolgimento nel suo modus operandi, anzi; verrebbe da definirlo l’unico politico coerente nella propria incoerenza, affidabile nella propria inaffidabilità, dallo spartito prevedibile fatto di promesse a vuoto, spauracchi e specchietti per le allodole.

Cosa è cambiato allora? Forse il tempo e l’abitudine hanno contribuito alla trasformazione da nemesi reale a cattivo dei cartoni animati, quello che detesti ma per cui segui la serie ipotizzando cosa possa inventarsi la prossima volta, quale grottesco ed assurdo colpo di teatro atto a lasciarci increduli, basiti. Alla fine neanche davanti ad un palese insulto riuscivamo ad indignarci. Quante risate ci ha procurato nei suoi strafalcioni e biascicamenti, mai quante se ne sarà fatte lui dopo averci fregati l’ennesima volta.

“Megghio u tintu canusciutu chi u bonu a canusciri” (meglio il cattivo conosciuto che il buono da conoscere), questo è successo, l’aver giustificato la sua presenza come qualcosa di ormai scontato, un dolore fievole e persistente metabolizzato, parte inscindibile dell’esistenza. Ma non solo: sono state soprattutto le delusioni procurate da chi doveva combatterlo finendo per scenderci a patti, trasformandosi da alternativa a sbiadita imitazione, a disilluderci dall’idea di un’Italia diversa.

Ho letto delle polemiche sui funerali di stato e sul lutto nazionale: insensate. Opportunista, privo di scrupoli, furbo, edonista e con manie di protagonismo ha rappresentato l’indole italiana ben più di quanto volesse, o di quanto l’italiano medio volesse far trapelare. Non solo chi l’ha votato ma soprattutto chi lo detestava finendo per ricalcarne le orme, invocando giustizia inflessibile per i reati altrui e parlando di clemenza, attenuanti, giustificazioni e benaltrismo per i propri o di chi gli sta a cuore; indignandosi del mancato rispetto per le regole da parte del prossimo ma cercando al contempo scorciatoie, raccomandazioni e corsie preferenziali.

Se assieme a lui fosse scomparsa anche questa caratteristica dal paese il mio brindisi avrebbe avuto un senso. Invece in questi giorni ho ascoltato parole di ammirazione dalle bocche più sincere ed insulti da molti ipocriti che per un centesimo del suo potere sarebbero stati capaci di fare di più e di peggio.

L’intero parlamento attuale è pieno di individui con le stesse aspirazioni, questa è la sua vera eredità.

Almeno lui era l’originale…