
(Pietrangelo Buttafuoco) – Il male esiste. L’uccisione di una giovane donna e del bimbo nel suo grembo per mano dell’uomo che ne proclamava l’amore conferma l’esistenza del male. Nell’essere altresì, l’assassino, il padre del nascituro, accresce l’abiezione in ragione di un sotto testo. E cioè che la seconda vittima – un feto di sette mesi – è raccontata tra i lacerti dei danni collaterali. L’omicidio di questa donna turba tutti noi, dunque, in ragione di una sfacciata rivelazione: che il male esiste e non c’è alcuna sociologia che possa aiutarci a capire, e figurarsi l’ideologia dei tanti che stanano nel patriarcato il colpevole numero Uno. Anche l’alunno che accoltella la propria professoressa s’abbevera allo stesso male e non è a colpi d’arcobaleno che gli uomini smettono di uccidere, e quando l’assassino – dopo la confessione – si guarda allo specchio per meglio mettersi il berretto in testa è ben chiaro qual è il motore del male: è l’IO. Tutto un IO-IO-IO dal quale discende il paradigma obbligato: ridisegnare l’esistenza in rapporto a quell’IO, il generatore di quei desideri che il senso comune considera già diritti. Il male esiste e se la ragazza – la vittima – potrebbe essere la figlia di tanti tra noi, quell’assassino, così comune, nel senso proprio dello spirito del tempo, potrebbe essere il figlio di tutti noi.
Mi rendo conto che il battage mediatico sulla tragica vicenda della povera Gloria e del piccolo Thiago potrebbe rendere questo mio commento… inopportuno, ma vorrei ugualmente esprimermi riguardo ad un fenomeno che è sempre esistito e che anche oggi, nonostante gli innumerevoli e sicuri “strumenti” per evitarlo, pare non accenni a diminuire. Non mi riferisco, ovviamente, a questo caso, ma mi pare il momento opportuno per cominciare finalmente a parlarne.
Un tempo, uno di un must della “sinistra” era la maternità responsabile: un figlio non andava “subito”, come spesso succedeva quando c’era pochissima possibilità di evitare maternità multiple o rischiose per la sopravvivenza o la salute della donna o in quel momento indesiderate, ma accolto con consapevolezza ed amore.
Le possibilità di scelta responsabile da parte della donna si sono moltiplicate, evitando così molti pericolosi aborti oppure tante violenze su figli indesiderati e spesso lasciati dal punto di vista educativo e “economico” al loro destino.
Questa possibilità è stata assicurata alla donna ma molto meno all’ uomno. Il preservativo non è un dispositivo sicurissimo mentre la pillola, che può essere assunta anche all’ insaputa del compagno e magari unita ad altre precauzioni, lo è molto di più.
Insomma, la donna può certamente “scegliere” più dell’ uomo riguardo alla figliolanza, eppure sarebbe più che mai utile anche una “paternità responsabile”.
Da sempre , purtroppo, uno dei “trucchetti” di tante signore con pochi scrupoli e molta determinazione, è stato quello di rimanere incinte a “sorpresa” con compagni ricchi e famosi: messi davanti al fatto compiuto ( facilissimo amche “manomettere” un preservativo), il malcapitato deve fingere gioia che non prova per la paternità ( altrimenti sarebbe un “mostro”) ed accollarsi il mantenimento di madre e fiuglio ( o figli) con tanto di “doveri”, vita natural durante.
Inutile scandalizzarsi, molto spesso è stato ed è ancora così: il figlio da un ricco calciatore, ad esempio, garantisce un’ottima rendita. Oltre, ovviamente, alla speranza di legare a sè un compagno magari riottoso o fedifrago e che non ci pensa proprio a sposarti: una volta arrivato il figlio… volente o nolente avrà dei doveri e non potrà allontanarsi più di tanto.
Quindi anche i padri dovrebbero “potere scegliere” ma spesso vengono messi di fronte al fatto compiuto, per “distrazione” oppure per “dolo” consapevole da parte della compagna, spesso anche occasionale. E questo non è giusto, è una forma di violenza che dura tutta la vita, esattamente come quando un uomo “obbliga” la compagna ormai riottosa ad aumentare la famiglia: succede anche ora, soprattutto in altre culture.
Non so che fine abbia fotto il “pillolo” e so della reticenza del maschietto a qualunque dispositivo che non sia il preservativo ( e spesso anche a quello). Sarebbe ora di intensificare la ricerca farmaceutica o di fare uso della sterilizzazione, se proprio si è convinti, si desidera spassarsela con più partner e magari si è anche piuttosto ricchi.
E forse avremmo anche qualche femminicidio in meno. Il fatto che spesso vengano uccise o brutalmente picchiate compagne incinte, la dice lunga.
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Magari quel “IO – IO – IO” potrebbe essere frutto di trent’anni di berlusconismo e quarant’anni di Tv becera? Di una demolizione costante e progressiva dei valori della NOSTRA società?
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A dire la verità modello non è berlusconiano ma statunitense. E globale.
Infatti non si è certo limitato a Berlusconi: lo hanno attuato tutti subito.
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Credo che un aspetto che viene sottovalutato sia l’esistenza di un altrove virtuale ma reale nel quale si trasferisce la propria identità e la si coltiva. Credo che questo produca una scissione profonda della personalità, creando un sempre minore investimento nella reltà e tutto ciò che la compone, e un profondo coinvolgimento per il proprio io virtuale che si cerca di plasmare secondo le proprie fantasie e desideri. Credo che molti ragazzi sentano che il proprio io principale sia quello riversato nella reltà virtuale, e per questo punizioni che comportano la privazione dello smartphon generano reazioni violente, in quanto le vivono come vere minacce alla propria esistenza. Secondo me questa tendenza porta anche molte persone ad abituarsi a creare una personalità immaginaria e a volere che sia reale per se e per gli altri, che hanno il ruolo di specchio. I rapporti acquisiscono lo scopo di gratificare in questa fantasia, e spesso si evitano se non sono controllabili. Quando inevitabili e vissuti come portatori di un contrasto rispetto alla fantasia con la quale ci si vuole identificare possono sfociare in reazioni violente verso chi minaccia questa identità vissuta come reale.
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Io ho una opinione molto più terra terra.
Sono decenni ormai che i giovani si sentono dire che i ” grandi” ( cioè i quasi vecchi, ormai si parla di giovani fino ai 40 ed oltre…) stanno rubando loro il futuro, che il mondo è malevolo perché i loro genitori egoisticamente ne hanno approfittato, che qualunque difetto abbiano sviluppato è colpa della mamma che lo ha amato poco, o troppo, o male o del padre ” assente”.
Nessuno ovviamente fa un ulteriore passo indietro, attribuendo le mancanze della madre alla nonna, di quest’ultima alla bisnonna e così via : nel momento in cui diventi genitore sei fregato.
Da decenni ormai l’ideologia della tabula rasa è stata scientificamente smentita ma in tanti ancora ci sguazzano: colpa della società, della scuola, della TV, di Internet, dei ” grandi” che hanno rubato il futuro. Ora, poi, c’è la colpa delle colpe: la pandemia.
Eppure basta a guardarsi un po’ indietro e senza bisogno di ricorrere ai bisnonni: mai i figli sono stati seguiti, capiti, accuditi, coccolati come ora.
Anche il più ignorato male che vada passa tutto il tempo a scuola e non certo a fare lavori pericolosi, malnutrito e insultato come succedeva alla maggior parte dei bambini fino al secolo scorso.
I nostri nonni hanno vissuto due guerre disastrose, con morti, terrore, padri che non tornavano, fame.
Seguendo lo psicologismo d’ accatto dei giorni nostri dovrebbero essere tutti diventati pazzi.
E noi, uomini e donne del secolo scorso? Io non ricordo che i miei mi abbiano mai aiutato in un compito, né si siano preoccupati se passavo più tempo a leggere che correre nei prati. Si andava in vacanza una volta all’anno in luoghi mai scelti da me e andava bene se, come sballo del sabato , a 15 anni si andava al cinema con le amiche.
Non ho mai sentito alcuna necessità di essere ” capita” né di raccontare i miei pensieri ed i miei problemi in famiglia: anzi, guardavo bene di non fare trapelare alcunché, erano fatti miei.
E come me tutte le amiche/ amici con cui condividevo questi pensieri.
Tutti abbiamo sopportato in silenzio il bullismo e non siamo morti, tutti abbiamo litigato tra noi senza poi correre da mammà, tutti ci i siamo tenuti dentro lutti, insuccessi, delusioni ma non per questo abbiamo mai girato col coltello in tasca.
Ora i genitori litigano con i professori: un tempo non lontano litigavano con i figli, in caso di brutti voti e ci saremmo sparati se nostro padre avesse voluto accompagnarci all’ Università per ” dare una mano” o addirittura ” vedere il professore”.
Insomma, a nessuno venivano risparmiate quelle frustrazioni che sono normali nella vita e fattori di crescita, nessuno ci diceva che i nostri genitori ci avevano ” rubato il futuro” per il loro ” egoismo”. Anzi, certamente avevano preparato per noi un futuro molto migliore di quello che loro stessi avevano avuto.
Ora che i nostri giovani hanno di tutto e di più ( anche i più poveri , nei confronti di chi viveva fino ad un secolo fa ed oltre) gli inculchiamo nel cervello che sono dei disgraziati, che gli abbiamo ” rubato il futuro” mentre glielo stiamo apparecchiando d’oro, mantenendoli serviti e ” firmati” fino a 30 anni ed oltre e col terrore di dire una parola storta.
. Ma a forza di sentirselo dire, che gli abbiamo rubato il futuro con il nostro” egoismo” loro ci credono e si comportano di conseguenza: è il famoso ” parla, parla, qualcosa resterà” …
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