
(di Roberto Demaio – lindipendente.online) – Il disastro in Emilia Romagna, responsabile di 17 morti e decine di migliaia di sfollati, è un evento catastrofico raro che può ripetersi ogni 200 anni circa, è quanto emerge dallo studio condotto dal World Weather Attribution, un consorzio di scienziati del clima fondato nel 2015 che indaga il ruolo del cambiamento climatico negli eventi estremi in tutto il mondo. Secondo l’istituto di ricerca, specializzato nell’indagare la correlazione scientifica tra cambiamento climatico e singoli eventi estremi, uno dei fattori che ha contribuito alla devastazione in Romagna è la siccità, definita come «indubbiamente legata al cambiamento del clima», ma allo stesso tempo identificata come una causa indiretta. Inoltre, lo studio certifica come l’eccessivo consumo di suolo e la cementificazione abbiano giocato un ruolo nell’aggravare gli effetti devastanti delle piogge eccezionali che hanno colpito la regione italiana.
I ricercatori hanno confrontato le precipitazioni e gli accumuli di pioggia del 2,10 e 17 maggio con le medie storiche estratte da studi sottoposti a revisione dei 21 giorni più piovosi tra aprile e giugno nella regione, calcolate direttamente dalle 60 centraline meteo presenti sul territorio. Le precipitazioni di maggio sono state l’evento più piovoso mai registrato in 60 anni e hanno una frequenza di circa 200 anni. In ogni anno, quindi, la probabilità che si verifichi un evento di portata simile è dello 0,5%. Per valutare la correlazione con il climate change, è stato esaminato lo stesso evento di 21 giorni in 19 modelli con e senza l’aumento del cambiamento climatico indotto dall’uomo. È stato analizzato anche il cambiamento di uso dei suoli e le variazioni negli aerosol in atmosfera. Il risultato? In nessuno si è verificato un cambiamento significativo di probabilità o intensità del verificarsi di un evento simile. Le probabilità sono risultate compatibili anche in scenari con un mondo più freddo di 1,2°C. C’è di più: sembrerebbe che uno degli effetti del cambiamento climatico indotto dall’uomo nel Mediterraneo sarebbe la diminuzione di sistemi a bassa pressione, cioè i fenomeni che hanno dato origine ai tre episodi di maggio. Il riscaldamento globale, in questo caso, avrebbe portato ad una riduzione delle precipitazioni intense, compensando il previsto aumento delle piogge causato dall’aumento di umidità in atmosfera.
Lo studio, pur specificando che “si è trattato di un evento estremamente raro e la maggior parte delle infrastrutture non può ragionevolmente essere costruita per resistere a eventi a frequenza così bassa”, non ha risparmiato di far notare come “negli ultimi decenni, la rapida urbanizzazione e il tessuto urbano sempre più denso hanno limitato lo spazio per il drenaggio dell’acqua e aumentato il rischio di inondazioni, il che ha esacerbato gli impatti delle forti piogge“, riconoscendo come il consumo di suolo abbia giocato un ruolo nel favorire le conseguenze devastanti dell’alluvione.
L’eccezionalità della catastrofe in Emilia Romagna è legata direttamente a fattori di origine antropica? Il no è secco ma non definitivo: per valutarlo adeguatamente servirebbero serie storiche più lunghe. Che non sono disponibili. Davide Faranda, ricercatore del LSCE dell’Istituto Pierre Simon Laplace e tra gli autori dello studio sull’alluvione in Romagna ha dichiarato: «Bisogna attendere di effettuare studi approfonditi prima di stabilire legami diretti tra eventi disastrosi, come l’alluvione in Emilia-Romagna e il cambiamento climatico. […] Ci sono eventi sistematicamente legati al cambiamento come la temperatura, la siccità, ma quando si parla di circolazione atmosferica (venti, alta e bassa pressione) vanno effettuati studi singoli». Per avere la risposta definitiva c’è un ostacolo: 10 milioni di euro. Secondo il ricercatore gli strumenti e le tecnologie ci sono, ma sarebbe necessario creare un piano di ricerca più vasto ed ambizioso.
Importante notare che, seppure alcuni media abbiano utilizzato la pubblicazione del World Weather Attribution per parlare di “bufala del cambiamento climatico”, come se il lavoro smentisse genericamente la realtà e le conseguenze nocive del surriscaldamento globale, una lettura di questo tipo è molto lontana e fuorviante rispetto a quanto riportato dall’istituto indipendente fondato nel 2015 da due climatologi di notevole fama accademica: la tedesca Friederike Otto e l’olandese Geert Jan van Oldenborgh. Seppur in relazione all’alluvione romagnola il World Weather Attribution ritenga non direttamente correlato l’evento al cambiamento climatico, sono numerosissimi infatti gli eventi metereologici estremi che l’istituto collega direttamente alla crisi climatica. Per esempio, sempre secondo le ricerche del World Weather Attribution, l’impatto umano avrebbe aumentato la gravità della siccità nel Corno d’Africa, causato i picchi di caldo record nel bacino del Mediterraneo e ha persino aumentato la probabilità di gelate precoci in Francia.
Certamente non sarebbe bastato, ma mantenere sgombri i letti dei fiumi ( c’era di tutto) e completare casse di espansione in ” lavorazione” da anni, a qualcosa sarebbe servito.
E anche lasciare scorrere l’acqua dentro Ravenna ( il porto canale è praticamente in centro città) avrebbe evitato le settimane di allagamento dei campi e il rischio sanitario.
Ma la ZTL doveva essere salvata… Con la scusa dei mosaici, ovviamente.
I campi, gli allevamenti, i piccoli paesi a mollo nella fogna sono così noiosi…
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Carolina per cortesia non scrivere cavolate, argini puliti e casse di espansione?
In questi giorni ho fatto un giro, dai dintorni di Sorrivoli ai dintorni di Ranchio ( dove ancora non si arriva) . Per esperienza diretta da mio cugino sono venute giù una decina di frane che han portato via boschi e castagneti. Quando li dovevi pulire? Io per lavoro sono passato da Gatteo mare a Forlì e tutti gli argini erano puliti. ( tra le altre cose è passato il giro d’Italia proprio a fianco del Rubicone e del Pisciatello…. Nei giorni precedenti, vai a vedere gli argini).
Certo che se da Ranchio a Borello vengono giù boschi è facile che si formino dighe, tappi e i fiumi esondano.
Non deve essere facile parlare dopo. Bisogna avere buon senso..
Saluti
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Non parlavo dei boschi nè delle frane ( dove abito, purtroppo ci sono dentro), ma degli argini dei fiumi e delle casse di espansione.
Dove abito io il torrente ( non me lo ha detto mio cugino, sto a 100 metri) era ingombro di alberi caduti e detriti di ogni genere. Le casse di espansione, a poche centinaia di metri sono in “costruzione” da una decina di anni, ormai, ma…soprpresa: non si sono allagate perchè mancava ancora la connessione col torrente: lavori fermi per soldi finiti.
Vado spesso a parenti a Faenza. L’ autunno scorso, sono andata in bici fino alla Diga di Errano, una piccola chiusa sul Lamone a 4 o 5 Km dal centro città. Un disastro. pochissima acqua, sia sopra che sotto e con dentro di tutto: sopra alberi fermi galleggianti sul ciglio, rami, sportine… sotto idem, ramaglie, alberi semidivelti in bilico sull’ acqua, una cassetta della frutta… Tra l’ altro la chiusa è sempre stata percorribile anche in auto: il passaggio era invece impedito e i cartelli non erano certo stati appena messi ( non andavo da un po): un degrado assoluto.
Abbiamo proprio detto: “Qui se viene la fiumana…”
Cerchi di capire e non mi fraintenda: certamente quello che è successo non è stata certo colpa dell’ incuria, ma l’ incuria certamente c’era, assai visibile. E certamente non ha fatto bene.
Quanto alle scelte, ci sono certamente stati molti errori. Chiamiamoli così. Anche se la scelta di “salvare Ravenna” ( che ha il portocanale fin quasi in città: uno sbocco naturale all’ acqua che sarebbe defluita in fretta) ha reso una palude maleodorante e pericolosa per settimane i piccoli paesi ed i (grandi) campi ed allevamenti della zona. Che sono ancora sott’ acqua: e tutti gli animali morti che ci sono stati…
Ma la ZTL di Ravenna si è salvata. Il Sindaco sarà certamente rieletto: chissenefrega di Fornace Zarattini e dei tanti luoghi del contado in cui nessuno è intervenuto per giorni. Nonostante la propaganda in TV.
Altri “errori” ci sono stati, ma tutto va silenziato: il solito storytelling della popolazione dignitosa, laboriosa, meravigliosa, che anzichè disperarsi canta Romagna Mia ha invaso i media e taciuto qualsivoglia ritardo o inadempienza. Gli intervistati vengono scelti fior da fiore e ci è voluto il Prefetto per scoraggiare gli “angeli del fango” molti dei quali in trasferta turistica ( per non parlare degli sciacalli travestiti da eroi). La popolazione, già… incazzata ( ma quelli non li abbiamo visti) va blandita e silenziata, con parole e promesse. Ad ogni tragedia è così.
In disgrazie così grandi c’è di tutto, ma occorre sempre dare una vernice di “Romagnariparte” non sia mai che si cominci a dire che lì, nel regno incontrastabile di Bonaccini, non si… “lavora bene”
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La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi..
Anche i giornalisti indipendenti dovrebbero approfondire di più prima di riportare le notizie per non autoassolverci e non prendere sul serio il problema che nei prossimi lustri, se non interveniamo draaticamente prima con la forte riduzione delle emissioni, rischia di renderci il pianeta molto ostile
https://www.climalteranti.it/2023/06/03/alcune-gravi-limitazioni-nello-studio-del-world-weather-attribution-sullemilia-romagna/
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