Il governo ne parla da mesi e adesso lo ha inserito in un disegno di legge, ma di sostanza ce n’è poca

(ilpost.it) – Mercoledì sera il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge con una serie di misure che avrebbero come obiettivo «la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy». Tra queste ce n’è una di cui si è già discusso a più riprese negli ultimi mesi, soprattutto perché molto pubblicizzata dal governo, fin da prima del suo insediamento: introdurre un cosiddetto “liceo del Made in Italy”. Viene chiamato così anche nei comunicati ufficiali del governo, che con questa iniziativa dice genericamente di voler «promuovere le conoscenze e le abilità connesse all’eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana».
Il disegno di legge è la prima occasione in cui questa proposta assume qualche concretezza, anche se siamo ancora in una fase preliminare. Il testo dovrà essere approvato dalle due camere e potrebbero volerci mesi, ma nel frattempo la sua prima versione è circolata tra politici, funzionari e giornalisti. Alcuni giornali e siti specializzati ne hanno diffuso qualche dettaglio che permette almeno di capire le intenzioni del governo oltre gli annunci.
L’enfasi con cui è stata presentata in varie occasioni la proposta e il nome che le è stato dato potrebbero far pensare a un nuovo tipo di istituto; in realtà non dovrebbe nascere un nuovo indirizzo liceale al pari di quelli già esistenti, come il classico e lo scientifico, ma ci sarà più che altro una modifica all’indirizzo già esistente delle Scienze umane con “opzione economico sociale”. Nella pratica sarà aggiunta qualche materia al corso di studi attuale, e solo per gli ultimi tre anni, mentre nei primi due non sono previste modifiche. Nella prima bozza del disegno di legge si parla di “economia e gestione delle imprese del Made in Italy”, “modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare”, “Made in Italy e mercati internazionali”. Nel disegno di legge il governo prevede di far partire il corso di studi così modificato dall’anno scolastico 2024/2025.

Il disegno di legge prevede anche l’istituzione di una Fondazione denominata “imprese e competenze”, che dovrebbe avere il compito di promuovere la collaborazione tra le aziende e il cosiddetto liceo del Made in Italy, con l’obiettivo di favorire l’inserimento nel lavoro degli studenti che escono da quel corso di studi.
Le altre principali misure previste dalla legge, tutte sullo stesso tema, prevedono la creazione di un fondo nazionale da un miliardo di euro per investimenti sul Made in Italy, il rifinanziamento di alcuni incentivi per l’imprenditoria e l’istituzione di una giornata nazionale del Made in Italy da celebrare ogni anno il 15 aprile, nell’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci.
Sarà l ennesima pu..xx fatta in Italia ( si deve parlare italiano !!!) Sti cxx !
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Il Liceo è il corso di studi di gran lunga più frequentato di questi nostri tempi. La potenza sta tutta nella parola: Liceo.
Dalla disgraziatissima superiforma Gentile e la “superrazzista” divisione del Sapere in classico e tecnico ( il primo a formare classe dirigente, il secondo meri tecnici…), indicava un destino: l’ immancabile successo “sociale” del maturando.
Le parole evocano emozioni, e nella scuola “di tutti” quale genitore non vorrebbe per il proprio figlio un destino … dirigenziale?
E vai col Liceo, quindi, che nel corso degli anni ha generato infinite variazioni: ormai c’è un Liceo per ogni scibile umano. Ma permane la “differenza” con gli Istituti tecnici ( vade retro: scuole per… poveri!) corsi di studio più che mai necessari al giorno d’ oggi e certamente più congrui di un Liceo Classico ( scelto per lo più da chi “va male in Matematica”…) per proseguire in facoltà scientifiche.
Quindi saltiamo il fosso: ogni Scuola Superiore chiamiamola Liceo: faremo tutti contenti.
O no? Come distinguere, poi, il nostro pargolo dagli “altri”?
Eh, sì, perchè con l’ infinito declinarsi dei Licei per ora si manteneva pur sempre la disgraziata divisione gentiliana (fascista, ricordiamolo) che piace tanto anche a “sinistra”. Quel “nome” che faceva status. Non sia mai che un “vile” Alberghiero se ne appropri, vero?
Insomma, il gentiliano retaggio fascista (eh, sì, quello è proprio fascista) che ormai resta solo nel nome, piace alla gente che piace. Una divisione sociale anelata da tanti e difesa ad oltranza. Ormai una parola vuota, questo nostro “Liceo”, ma è l’ emozione che conta: la speranza di trasformare un somaro un purosangue. Vincente. Basta il nome, tanto promuovono tutti…
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Carolina
sei fortissima !!!!!!
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Rosa Grazia Carbone
Pienamente d’accordo. Tanti, tanti anni fa, per ragioni di salute, ho dovuto lasciare il liceo . Per due anni ho studiato privatamente francese, poi per avere un diploma ho.fatto altrri due anni di un istituto tecnico e mi sono diplomata con la media dell’ otto. Volevo andare all’ università ma , con il mio diploma, potevo solo fare lingue,dopo esame di ammissione , a Napoli o Venezia. Su 180 posti solo 120 sono passati ed io sono stata la dodicesima. Tutto bene, dunque ? No , perché avrei voluto fare chimica ed intraprendere una carriera di ricercatrice ma, dato il mio “misero ” titolo di studio, non ho potuto farlo .
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Viviana Vivarelli
Rosa Grazia Carbone Le incongruenze intorno alla scuola sono sempre state folli, a causa di Ministri stupidi e incompetenti. A me è capitato il contrario. Ho fatto il liceo scientifico a partire dal 1955, per imposizione di mio padre che voleva che facessi per forza Matematica. Dopo un anno alla facoltà di Matematica e Fisica, dopo tre esami fatti, è risultato chiaramente che ero negata sia per la Matematica che per la Fisica, ma non potevo passare a una facoltà umanistica, perché la legge me lo vietava e ho dovuto ripegare su Scienze Politiche, che mi dava la facoltà di insegnare Filosofia, Pedagogia e Psicologia. Ma dopo poco il Ministro ha cambiato idea e queste materie non potevo più insegnarle e ho dovuto prendere l’abilitazione per l’insegnamento di Diritto e Economia. Ma non sarebbe stato più semplice equiparare tutti i corsi di studi quinquennali dopo le medie e permettere a tutti l’accesso a tutte le facoltà universitarie? Ora persiste non solo l’esame di ammissione per facoltà come medicina mentre abbiamo grande necessità di medici, chirughi e specialisti della sanità, ma l’attuale Ministro perde il suo tempo nel “Liceo made in Italy”, nell’obbligatorietà di vocaboli solo italiani e nella gogna dei bulli come sistema pedagogico. Non faccio altri commenti per non incorrere nel reato di vilipendio di autorità.
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