La pace censurata. Silenzio mainstream. Se in tutti i punti c’è stata una partecipazione simile a quella che ho trovato io, è un fatto molto, molto significativo. A Padova è venuta davvero tantissima gente […]

(DI TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) – Massimo Cacciari, alla staffetta per la pace di domenica hanno partecipato 50mila persone, secondo gli organizzatori. È un numero di cui essere soddisfatti?

Se in tutti i punti c’è stata una partecipazione simile a quella che ho trovato io, è un fatto molto, molto significativo. A Padova è venuta davvero tantissima gente a firmare per i referendum (contro l’invio di armi in Ucraina, ndr). Persone curiose, interessate, che avevano voglia di discutere e capire. Il rischio di queste manifestazioni è che restino momenti isolati, se non hanno una loro continuità e non si prevedono altre iniziative di incontro e approfondimento. Ora è responsabilità di chi ha organizzato la staffetta e i referendum portare avanti questi discorsi.

Per l’informazione, con rarissime eccezioni, la staffetta non è esistita.

Questo non mi stupisce affatto. Ormai grande stampa e grande televisione sono i luoghi del pensiero unico perfettamente omologato. Vale su tutte le questioni: economiche, finanziarie, internazionali. La domanda che mi interessa, invece, è come si possa ricostruire un’idea differente, un’opposizione non partitica fondata su consapevolezza e visione critica. Non pretendo un movimento che coincida necessariamente con quello che penso io, ma che sia capace almeno di non obbedire alla voce del padrone.

A proposito di eccezioni: su La7, a L’aria che tira, è andato in onda un servizio sulle manifestazioni pacifiste e – immediatamente dopo – un altro su un raduno di filo-putiniani.

Fa parte della propaganda. È stato chiaro da subito: stampa e tv sono completamente schierate, hanno impedito fin dalla prima ora qualsiasi forma di discussione sulle cause della guerra. Chiunque ci provi, sta con Putin. È un sistema ridicolo, un modo di ragionare barbaro. Tutto si appiattisce al più miserabile dei giochi: amico contro nemico. Almeno lo dicessero, senza ipocrisia: siamo in guerra e in guerra si fa propaganda. Però c’è anche un dato di realtà: mi sembra che buona parte della popolazione italiana abbia un approccio non ideologico, né propagandistico su questi temi. E sia capace di dubitare delle notizie che ci vengono offerte dal sistema dell’informazione.

Crede che da questi gruppi di persone, che non sono rappresentate dal sistema informativo o dall’offerta politica, possa nascere un movimento o un partito?

È molto prematuro. Come dicevo, bisogna lavorare. C’è questo promettente pulviscolo di associazioni, enti, piccole realtà disperse. Bisogna cercare di raccoglierle, metterle insieme intorno a obiettivi comuni, che sono prima di tutto morali, etici. A quel punto, credo che i politici se ne accorgeranno. Dietro un movimento ci sono tante persone in carne ed ossa. Voti. Spero che il messaggio arrivi almeno a una parte del Pd e ai Cinque Stelle, visto che sono costretti a convivere: su cosa possono trovare un minimo comune denominatore, se non sulle questioni sociali ed economiche e su qualche forma di pacifismo? Se questa realtà prende forma e si muove, Pd e Cinque Stelle non possono ignorarla, sarebbe suicida.

Fuortes s’è dimesso e Meloni si appresta a occupare quel che resta della Rai.

Cambia poco: di porcherie alla Rai ne abbiamo viste durante la prima, la seconda, la terza Repubblica. La Rai va semplicemente privatizzata. Altro che le autostrade o l’industria, come è stato fatto in passato, a volte sciaguratamente: si privatizzi la Rai, subito. Ma che servizio pubblico è? Di cosa stiamo parlando? Ogni volta che cambia il governo, comincia una nuova lottizzazione.

Da osservatore dei tg Rai, le domando: cosa c’era che non piaceva a Meloni? Cosa potrà ottenere più di quello che già ha?

Non ne ho idea. Come si fa? Una volta c’erano tre telegiornali. Lottizzati, d’accordo, ma avevano una loro caratteristica, una peculiarità; non dicevano tutti le stesse cose. Ora dicono esattamente le stesse cose. Hanno la medesima linea totalmente filogovernativa. Perché dobbiamo avere tre tg? Perché dobbiamo pagare ’sta roba? Fossi Zelensky, mi incazzerei: con i soldi del canone si potrebbero comprare altre munizioni, carri armati, attrezzature militari. Fossi in lui, direi: chiudete questa baracca e mandatemi qualche cannone in più.