Via da Montecitorio, Bonelli colpito da un malore. Gli uscenti? “Non bisogna dare valore politico a prese di posizione personali. Chi ha lasciato aveva già da tempo simpatie per Renzi e Berlusconi”. L’armocromista? “Davvero assurdo […]

(DI WANDA MARRA – ilfattoquotidiano.it) – Gli uscenti? “Non bisogna dare valore politico a prese di posizione personali. Chi ha lasciato aveva già da tempo simpatie per Renzi e Berlusconi”. L’armocromista? “Davvero assurdo che abbia colpito solo la questione dei colori. Non penso sia un problema per il paese se mi affido a un’amica”. Dopo tre giorni di silenzio sull’addio di Enrico Borghi prima, e di Caterina Chinnici poi, e sul tormentone dell’intervista a Vogue e della sua “armocromista” (per giunta pagata) a margine di un’iniziativa elettorale a Sestri Levante, in Liguria, Elly Schlein alfine risponde. La giornata era stata di vera battaglia, con il Pd che a un certo punto abbandona in blocco i banchi di Montecitorio. “Non sono pronti e rischiano di minare la credibilità del Paese”, denuncia Schlein. L’atmosfera è tesissima, con Angelo Bonelli che si sente male dopo il suo intervento. Ma è Tommaso Foti (FdI), che innesca la miccia: quando attacca Debora Serracchiani (che aveva detto che il sottosegretario Delmastro doveva dimettersi per la sua assenza di giovedì in Aula) i deputati dem cominciano a uscire. “Peccato che alla fine l’unica che si è dimessa è stata lei”, dice Foti. “Fuori, Fuori!”, è il coro che si alza dai banchi di FdI con Nico Stumpo che si dirige verso di loro. Vola qualche spintone. “Gli ho solo detto che così non si fa”, minimizza lui più tardi. Ma tra i dem la parola “fascismo” rimbalza.

Ma tutto sommato il disastro politico del centrodestra mette un parziale silenziatore al tormentone-armocromista. Anche se le battute si sprecano, nelle chat e negli androni del Parlamento, per finire agli attacchi frontali. Quello della Lega (Vogue e martello) ma soprattutto quello dell’antagonista, Vincenzo De Luca: se l’onorevole Schlein “mi paga la metà di quello che spende, sarei in grado di suggerire un risultato cromatico anche migliore”. Affonda: “Noi che siamo modesti artigiani della politica e non veniamo neanche da famiglie facoltose, restiamo impegnati e interessati alla vita degli esseri umani in carne e ossa”. Torsione politica. Non a caso, tra le alzate di scudi in difesa della segretaria di ieri, c’è quella di Matteo Renzi, che posta la copertina di Vanity Fair che lo ritraeva ormai un decennio fa, in posa Justin Bieber. Perché in fondo lui lo sa bene che – tra camicia bianca, pantaloni lucidi a sigaretta e consulenze di sarti di alta moda, Ermanno Scervino in primis – usava il look per spostare il Pd a destra. E una segretaria che con l’armocromista lo trasforma in un partito arcobaleno e di sinistra, potrebbe infastidirlo meno ora che manovra al centro, soprattutto ai danni di Carlo Calenda. Da notare pure Chiara Gribaudo e Chiara Braga, che parlano di “trasparenza” per la decisione di rivelare la scelta.

Ieri il Pd si differenzia pure da M5S, non partecipando al voto per eleggere i magistrati della giustizia amministrativa: “Non si era mai visto che la maggioranza decidesse anche per l’opposizione” e non c’è “rispetto della parità di genere”. Non cita i 5S, che hanno deciso di far eleggere Alfonso Bonafede. Ma il capogruppo in Senato, Boccia, ribadisce: “Non siamo noi il partito del potere”. Oggi Schlein sarà a Ivrea, Conte ci è andato ieri. I due continuano a non incontrarsi.