(ilfattoquotidiano.it) – “Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. Pronuncia queste parole Papa Francesco in occasione del Regina Caeli, con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Un riferimento inequivocabile alle dichiarazioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la giovane residente nella Città del Vaticano scomparsa il 22 giugno 1983 mentre tornava a casa dopo una lezione di musica. A Di Martedì, l’uomo ha infatti riferito le ‘voci’ sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che ‘la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi” e “non andava certo a benedire le casePietro Orlandi si è espresso così in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando intendere di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco“. Per i media vaticani, preferendo “inaspettatamente e sorprendentemente” opporre il segreto professionale, l’avvocata della famiglia Orlandi Laura Sgrò avrebbe deciso “di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata”. Una versione smentita, via Facebook, da Pietro Orlandi. “Ma sono impazziti, ma cos’è questo gioco sporco? – ha scritto sui social – Ma chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi, ma perché ? Altro che strumentalizzare le parole, qui in questo titolo c’è il peggio del peggio. Ma come, sono andato in primis a verbalizzare proprio per fare i nomi, tra gli altri, riguardo i famosi messaggi whatsapp affinché fossero convocati e interrogati e ora hanno il coraggio di dire che non ho fatto nomi?”.

Oltre alle dichiarazioni che riguardano Papa Giovanni Paolo IIBergoglio ha poi ricordato Ucraina e Sudan, rispettivamente travolte dalla guerra e dal conflitto tra esercito e paramilitari, chiedendo alle parti in causa la fine delle ostilità. “Penso anche ai nostri fratelli e sorelle che in Russia e in Ucraina oggi celebrano la Pasqua. Che il Signore gli stia vicino e li aiuti a fare per la pace”, ha detto, poi ha rivolto lo sguardo verso Khartoum. “Seguo con preoccupazione gli avvenimenti che si stanno verificando in Sudan; sono vicino al popolo sudanese già tanto provato e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia“. In stridente contrasto con il messaggio pasquale, ha poi aggiunto, “le guerre continuano e continuano a seminare morte. Addoloriamoci per queste atrocità e preghiamo per le loro vittime chiedendo a Dio che il mondo non debba più vivere lo sgomento delle morti violente per mano dell’uomo”.

Pietro Orlandi a FQMagazine: “Puntano i piedi come bambini per il pettegolezzo su Wojtyla. A che serve sapere chi me l’ha detto? Convocassero le 28 persone di cui abbiamo fatto i nomi…”

Pietro Orlandi a FQMagazine: “Puntano i piedi come bambini per il pettegolezzo su Wojtyla. A che serve sapere chi me l’ha detto? Convocassero le 28 persone di cui abbiamo fatto i nomi…”

“Chiedessero all’arcivescovo George Carey come mai scambiava lettere col Cardinale Ugo Poletti in riferimento a Emanuela. O chiedessero a quell’ex funzionario della gendarmeria che mi disse che appena saputa la notizia della sparizione di Emanuela andarono subito da quei cardinali che avevano il “vizietto”…”, le parole di Pietro Orlandi

(di Alessandra De Vita – ilfattoquotidiano.it) – “Avevo intravisto troppo frettolosamente dei buoni propositi nei confronti del promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e del suo gruppo, avevo fiducia in loro ma queste sue dichiarazioni nei confronti della Sgrò sono veramente imbarazzanti e oltremodo offensive”: così Pietro Orlandi a FqMagazine dopo gli attacchi da parte dell’emittente Vatican News nei confronti del suo avvocato Laura Sgrò con cui da anni cerca di far luce sul destino di sua sorella Emanuela. Dopo che entrambi sono stati convocati, in due momenti diversi, nel tribunale della Santa Sede, l’emittente ha fatto circolare – attraverso i social network – una articolo dal titolo: “Accuse a Wojtyla. Pietro Orlandi e Laura Sgrò si rifiutano di fare i nomi”.

“Sono molto dispiaciuto – continua Orlandi – perché con queste sue dichiarazioni sta facendo un torto al mandato di Francesco. Invece della verità sembra stiano cercando il modo di come incastrare l’avvocato”, afferma amareggiato Orlandi.
Dopo il primo incontro-fiume di otto ore, lo scorso martedì, di Pietro Orlandi con Diddi, la Sgrò è stata convocata ieri mattina dal promotore di giustizia del Vaticano. “Mi ha mostrato un’istanza che avevo presentato l’11 gennaio – spiega la Sgrò – in cui io e Pietro Orlandi chiedevamo un incontro per presentare le prove in nostro possesso e in cui chiedevo che Pietro Orlandi fosse ascoltato. Il giorno della sua convocazione, sono stata mandata fuori dalla stanza. Intanto Pietro stava depositando una memoria in cui ci sono i famosi screenshot, e i nomi delle 28 persone che secondo noi dovrebbero essere ascoltate. Per questo abbiamo scritto una memoria firmata da Pietro in cui ci sono tutti gli elementi in nostro possesso. Diddi l’ha letta ad alta voce, è stata timbrata e poi una copia è andata a me e l’altra è rimasta a lui”.

Avvocato, quindi a cosa si riferisce Vatican News? Cosa avrebbe omesso?
“A una mia personale audizione come persona informata sui fatti, incompatibile con il mio ruolo di avvocato della famiglia Orlandi e della nostra ricerca di Emanuela. Appena terminato l’incontro, ieri, le agenzie hanno cominciato a chiamarmi per l’articolo di Vatican NewsIo mi sarei rifiutata di fare i nomi delle persone che hanno rivolto pesanti accuse a Wojtyla. Ma ad essere ascoltato doveva essere soltanto Pietro, come avevo già scritto loro. Per quanto riguarda il mio ruolo di avvocato, violare il segreto professionale significa alterare la propria credibilità, perdere libertà di azioni, compromettere le proprie indagini. Mi impedirebbe di svolgere liberamente il mio lavoro. Attaccare il segreto professionale significa attaccare la libertà e la ricerca della verità. Infine, sia chiaro che Pietro non ha mai attaccato Sua Santità Giovanni Paolo II, ha solo chiesto degli approfondimenti”, conclude la Sgrò.

A rivolgere le pesanti accuse a Wojtyla era stato, qualche anno fa, Marcello Neroni, ex membro della banda della Magliana, oggi ultraottantenne, nell’audio diffuso dal giornalista Alessandro Ambrosini sul suo blog Notte CriminaleL’audio senza censura è stato fatto ascoltare da Pietro Orlandi al promotore, l’11 aprile.
“Convocassero Marcello Neroni – spiega Orlandi – perché è lui che fece dichiarazioni pesanti su Wojtyla, non io. Lo convocassero per capire perché le ha dette, oppure chiedessero all’arcivescovo George Carey come mai scambiava lettere col Cardinale Ugo Poletti in riferimento a Emanuela. O chiedessero a quell’ex funzionario della gendarmeria che mi disse che appena saputa la notizia della sparizione di Emanuela andarono subito da quei cardinali che avevano il “vizietto” con le ragazzine per sapere se avevano responsabilità su Emanuela. Gli ho detto chi è, lo convocassero affinché possa dire i nomi di quei cardinali perché non è normale che il “vizietto” nel 1983 fosse accettato tranquillamente da tutti, gendarmeria compresa. Convocassero le 28 persone di cui abbiamo fatto i nomi. Nella memoria, molto dettagliata, abbiamo spiegato accanto ad ogni nome perché sarebbe importante ascoltarli. E invece loro come i bambini capricciosi puntano i piedi perché non sanno chi ha messo in giro il “pettegolezzo” sulle uscite serali di Wojtyla e considerano questo fatto una battuta d’arresto delle indagini.

A quale pettegolezzo si riferisce?
“La loro più grande preoccupazione è sapere chi mi ha raccontato delle passeggiate serali fuori le mura del Papa, come mi è scappato di dire qualche giorno fa a La7, da Floris. Mezzo Vaticano me lo diceva e chi me l’ha detto direttamente non è più tra noi, a che serve sapere quel nome? Era una bravissima persona di totale attendibilità ma purtroppo non c’è più. Lo capirebbe anche un bambino che questo è solo un pretesto. Se ci fosse veramente volontà di fare chiarezza cominciassero a convocare le due persone vicine a Papa Francesco che si scambiavano messaggi, su telefoni riservati della Santa sede, riguardo a Emanuela e le cose di cui erano a conoscenza, che parlavano di tombaroli e di un passaggio legato a mia sorella nel cimitero teutonico. Oppure cominciassero ad ascoltare chi promise al magistrato Giancarlo Capaldo i resti di Emanuela in cambio della rimozione del corpo del boss Enrico De Pedis dalla basilica di Sant’Apollinare. No, loro preferiscono sapere chi metteva in giro il gossip su Wojtyla. Ora dichiarano che loro avevano messo tutta la disponibilità e che noi ora ci tiriamo indietro. Peccato, ero convinto della serietà e onestà di questa inchiesta, mi auguro si rendano conto che stanno sbagliando e che sono partiti col piede sbagliato”.

Cosa farà dopo quest’attacco?
“Raggiungerò lo stesso l’unico obbiettivo che mi interessa, dare giustizia ad Emanuela e la verità uscirà tutta, senza sconti a nessuno. Oggi ripensavo alle parole del Vangelo: “Beati coloro che hanno fame e sete di Giustizia, perché saranno saziati”. Chi ha la presunzione di rappresentare Gesù Cristo in terra dovrebbe nutrirsi ogni giorno delle parole e degli insegnamenti di colui che pretende di rappresentare. Dovrebbero cercare verità e giustizia e invece hanno mandato sia me che l’avvocato Sgrò sul banco degli imputati, si sono già dimenticati di Emanuela”.