IL VERTICE DEI SOCIALISTI – Presente pure la leader Pd L’intervento di Stoltenberg, n. 1 dell’Alleanza Atlantica: “Bisogna aumentare la produzione delle armi: aiutare Kiev per sempre”

(DI WANDA MARRA – ilfattoquotidiano.it) – C’era il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a ribadire che il sostegno militare a Kiev dovrà andare avanti sia ora che a lungo termine. C’era la premier finlandese, Sanna Marin, che a Zelensky ha appena promesso l’invio di caccia. E poi Pedro Sanchez, il premier spagnolo più riformista che di sinistra (quello che Matteo Renzi ogni tanto sfoggiava come biglietto da visita in camicia bianca, come la sua), tanto da aver condotto in patria una battaglia contro l’aumento del salario minimo. E il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pronto a vigilare sul rigore europeo, a opporsi alla revisione del Patto di Stabilità, chiunque glielo chieda.
Si è trovata davanti questi compagni di viaggio, Elly Schlein, alla sua prima uscita a Bruxelles. Una visita ben costruita, in modo da arrivare nella Capitale belga prima della premier Giorgia Meloni, attesa per il Consiglio europeo. La segretaria del Pd sa perfettamente che l’Europa è centrale anche per la riuscita della sua azione politica. E dunque ha cercato la scena per imporre la sua agenda, per differenziarsi dalla premier, per cercare di costruire reti e convergenze.
Ma la sua è una sfida tutt’altro che facile: il momento clou della sua trasferta era il vertice del Pse. E si è trovata davanti un consesso di certo interessato alla sua leadership, ma ancor di più rassicurato dal fatto che non abbia avuto alcuna ambiguità rispetto alla posizione sull’Ucraina. L’Italia è centrale per il gruppo socialista, rimasto praticamente senza i francesi e funestato dal Qatargate. Ma se abbia voglia di trasformarsi è tutto da vedere.
La segretaria dem ha cercato di far passare le sue parole d’ordine. Sui migranti, ha denunciato la mancanza di risultati ottenuti in Europa dall’esecutivo e ha alzato l’asticella: “Dobbiamo estendere la direttiva sulla protezione temporanea non solo agli ucraini, ma a tutti”. A partire dagli afghani.
Sulle auto e sull’efficientamento energetico degli edifici ha detto chiaro e tondo che il governo sbaglia, esprimendo “pieno sostegno” alla Commissione europea sul Green deal e il Fit for 55, ma chiedendo che “ci siano ulteriori risorse per accompagnare la società e le imprese” nel percorso di transizione. Poi, nei numerosi bilaterali, ha provato soprattutto a stabilire punti di convergenza, a partire dal lavoro, a cominciare a disegnare un’Europa sociale.
Consapevole del consesso nel quale si trovava, ha cercato di battere sui punti di contatto. Con Sanchez, in particolare, ci ha tenuto a sottolineare come nel suo programma si sia ispirata alla riforma spagnola (che limita per legge i contratti a termini), con la Marin ha parlato del congedo paritario, che in Italia non c’è, ma in Finlandia sì. Schlein è stata introdotta dall’ex premier svedese, Stefan Löfven, che ha sottolineato la sua “grande responsabilità” nel prendere la guida del Pd e la “grande opportunità” per il Pse di avere una leadership come la sua. Dichiarazioni accolte con un applauso, che ha accompagnato l’inizio del discorso della segretaria. Un intervento in cui lei ha parlato di migranti e di Green deal anche in relazione ai posti di lavoro, ma ha anche ribadito la linea sull’Ucraina (pieno sostegno a Kiev, anche con l’invio di armi, ma importanza del ruolo diplomatico dell’Europa). I leader socialisti hanno apprezzato sia la misura che i toni (e l’inglese perfetto). Se anche la segretaria dem intende interpretare il suo mandato politico come una novità, che sia di rottura rispetto al Socialismo europeo vigente, ieri è entrata abbastanza in punta di piedi.
“Ha parlato di Green deal in relazione all’aumento dei posti di lavoro. Insomma, non ha fatto la Greta”, raccontava uno dei presenti al vertice.
La nettezza usata a Bruxelles su Kiev, poi, fa da contraltare alla scelta di disertare l’Aula in occasione della discussione non solo sul Consiglio Ue, ma pure sull’invio di aiuti militari all’Ucraina. Perché per Schlein la guerra resta un problema, sul piano interno. Peraltro, ieri il Pse ha approvato una risoluzione in cui ribadisce la posizione che ha sempre tenuto: supporto all’Ucraina, da tutti i punti di vista, compreso quello militare (esplicitamente specificato). Tutti d’accordo, senza alcun dubbio. D’altra parte Stoltenberg è intervenuto per dire che il sostegno a Kiev comporterà l’aumento della produzione di armi e munizioni, il coinvolgimento dell’industria e l’avanzamento degli sforzi di approvvigionamento congiunto. Mentre ha sottolineato che si aspetta che gli alleati della Nato concordino un nuovo impegno di investimento nella difesa al vertice di Vilnius di luglio, con il 2% del Pil come minimo da investire nella difesa.
Ieri comunque Schlein ha incontrato tutti. Scholz, ma soprattutto il Commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, con il quale ha parlato di Pnnr. E il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, al quale ha garantito che in Italia spiegherà l’importanza della conversione ecologica. Nel discorso tenuto al Pse ha voluto mettere l’accento sui migranti. Ma nei commenti alle sue parole, quelle sui migranti sono le meno citate. E lo stesso Sanchez negli anni ha avuto posizioni ben più tiepide dell’Italia nel chiedere la riforma del Regolamento di Dublino. Proprio le elezioni in Spagna di fine del 2023 saranno una cartina al tornasole per capire se il progressismo riuscirà a fermare il sovranismo.
Schlein, ieri, alla domanda diretta della stampa in merito alla richiesta della Nato di fare del 2% del Pil per le spese militari una base dalla quale partire, non ha risposto. Così come ha rimandato a successiva valutazione una scelta sulla ratifica del Ceta, il trattato di libero scambio Ue-Canada, al quale il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha aperto. L’incognita, insomma, è la stessa che riguarda la politica italiana: Schlein riuscirà a imprimere un cambio di marcia al Pse o sarà costretta ad adeguarsi al “club”? La risposta è aperta.
“Schlein riuscirà a imprimere un cambio di marcia al Pse o sarà costretta ad adeguarsi al “club”? La risposta è aperta.” hahahahahahahahah a Wanda ti piace vincere FACILE.
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Di socialista, nel Pse, c’è solo la sgligla Pse. Per me, dovrebbe diventare Peseon: partito ex socialista e ormai neoliberista!
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La Schlein è tutta fuffa. Incartata bene.
Il PD è irrimediabilmente un Partito di Sistema. Con le varianti “colorate” dei diritti civili ma che non ha nulla a che fare col progetto sociale delle Sinistre di 30-40 anni fa.
Siamo privi di alternative, in quasi tutta Europa.
Il M5s è stato neutralizzato e nonostante la buona volontà di Conte a dargli un connotato “sociale” è un’ occasione perduta. Complice i tentennamenti a smascherare la truffa piddina, ora in versione Schlein.
Non c’è futuro degno.
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STARE ATTENTI, GENTE. ABBIAMO GIA’ DATO
Pubblicato 23/03/2023
DI GIANCARLO SELMI
Il giorno prima delle primarie del PD, era logico pensare che, stando ai proclami della Schlein, distribuiti equamente nella rosa dei venti, nel caso di una sua affermazione, avremmo assistito all’esodo di cacicchi, renziani, praticanti della religione neoliberista, ex democristiani d’assalto, baroni ed annesse baronie, amici degli amici, amministratori di comitati di affari, lobbisti, intrallazzatori, venditori di influenze, destrorsi convertiti ma non troppo, ecc. ecc. Un esodo di massa. Tutti alla ricerca di collocazioni opportune e coerenti con il loro sentire. Le destinazioni erano tante ed i responsabili delle destinazioni avevano le braccia aperte
Li abbiamo immaginati, in fila e con in mano il sacchetto contenente le loro cose, maledicendo la neosegretaria, il nuovo corso, le “sinistre” possibili determinazioni, i “sinistri” programmi.
Invece…
Invece nulla. Sono tutti lì, felici e più comodi di prima.
Il “nuovo corso” e la “svolta a sinistra”, appaiono più una ristrutturazione del corso Vittorio Emanuele di vattelapesca, con l’inversione del senso di marcia.
Insomma l’aria nuova della Schlein ha lo stesso odore della vecchia e le somiglia terribilmente. E l’operazione più che una rivoluzione, pare un sontuoso restyling. O, vedendo la composizione della nuova segreteria dove, fra i “rampolli”, siede la leccese Capone, tutto meno che lontana da Renzi &co., tutto meno che nuova, somiglia moltissimo ad un gattopardismo neppure celato.
Le mediatiche svolte sul salario unico, il cui effetto è assicurato dall’appoggio dei giornalacci fiancheggiatori, sono un amo al quale è difficile abboccare, visto l’entusiasmo dell’ex ministro del lavoro Orlando, fiero protagonista delle barricate contro l’iniziativa che fu originariamente del Movimento 5 Stelle. Visto che non si fece quando furono al governo.
Cambi veri? Beh, qualcuno c’è stato. La Schlein pacifista si è allineata alla linea bellicista dell’apparentemente de cuius (politicamente) Letta. La Schlein anti-renziana, fiera protagonista del movimento “occupy PD”, si astiene sulla proposta di legge la cui approvazione avrebbe impedito al sosia di mr. Bean di ricevere soldi da sauditi, emiri e sceicchi
Nei territori neanche a parlarne, è cambiato nulla. Comitato di affari erano e comitato di affari continuano ad essere. I dirigenti? Sempre gli stessi. Impossibile, allo stato attuale, immaginare alleanze con quella gente, salvo rare e difficilmente individuabili eccezioni.
Chi volesse votare questo partito, o volesse tracciare percorsi di alleanza, sappia che, prima di farlo, dovrà approfondire ed analizzare. Non solo i temi ed i programmi ma, ancora di più, i dirigenti chiamati ad attuarli. Perché, a prescindere dai repentini ed annunciati cambi di opinione, chi nasce tondo non muore quadrato. Perché non bisogna dimenticare che, sul tema dei diritti sociali, il PD ha fatto più danni di quelli che avrebbe prodotto la peggiore delle destre.
Stare attenti, gente. Abbiamo già dato.
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La mia solita domanda è: Giuseppe Conte e soci hanno capito con chi e cosa hanno a che fare?
A rimorchio vengono poi tante altre questioni, e la principale, a mio modo di vedere, risiede nella dimensione che i dirigenti 5* hanno in mente per il movimento.
Credo si sentano tutti complementari. Solo questo spiega la lentezza esasperante mente dannosa che hanno impresso alla linea.
Un movimento in avanzato stato di democristianizzazione.
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Il movimento, nel suo momento migliore, ha preso un voto su 3 tra i votanti. Veramente troppo poco per parlare di uscire dalle coalizioni, a meno che non venga il miracolo per cui è la coalizione a cacciare il PD (non succederà mai).
Quindi, o l’elettorato del movimento accetta di fare una rivoluzione culturale dentro la coalizione del PD e fare in modo di convincere o il PD vincerà.
L’aumento di consenso del PD nel post voto delle primarie dimostra chiaramente che il PD non si può battere senza coalizione; o ci stai dentro come ci sta dentro Conte o farai opposizione in eterno col 33%.
Di Battista e compagni lo devono accettare. Fin’ora hanno indicato agli elettori una strada impossibile da percorrere.
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@vincenzo valentino
Giusto.
Il messaggio del pd è il seguente: la alleanza/coalizione si fa alle nostre condizioni.
Cosa comporti accettare la visione di politica, società, europa e mondo del pd sono un po’ stanchino di ripeterlo. Ma in ogni caso sono realtà ben visibili, credo. Quindi, che dici, bisogna adeguarsi? Altrimenti vincono le destre? 🤦🏻♂️
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Il 51% per governare/legiferare non lo avrà MAI nessun partito singolo.
E comunque, anche se il M5S prendesse il 51%, sarebbe ricattato dall’interno da 4 gatti infiltrati o comprati che minaccerebbero la caduta del governo. Quindi, per stare un po sicuri, dovrebbe prendere almeno un 75% di voti.
Se ci aggiungiamo che molto probabilmente ci sono brogli elettorali, ne consegue che il M5S non potrà MAI governare da solo.
Stare all’opposizione invece è il lavoro più semplice del mondo: puoi farti bello promettendo mari e monti, e in più ti danno un sacco di soldi.
Purtroppo in Italia molti scambiano il voto elettorale per un matrimonio, dove si cerca il puro più puro come coniuge perchè è sbagliato accontentarsi del meno peggio. E’ soprattutto il mondo della controinformazione ad aver plasmato questo assurdo concetto del “io non voto il meno peggio”. Assurdo perchè, vuoi o non vuoi, ora siamo tutti “sposati” con la Meloni, e la devono sopportare anche coloro che non vanno a votare.
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a giansenio e non solo
I modelli praticati finora di governabilità sono stati due :
–contratto di governo con la Lega per attuare parti non omogenei dei due programmi.
–alleanza programmatica col Pd su punti elaborati insieme ma a livello inferiore rispetto alle aspettative dell’elettorato più bisognoso.
Quale il più conveniente per gli interessi delle classi popolari?? Questa è la domanda a cui dover rispondere.
Capisco che è una domanda capestro : o sopravvivi con pranzo e cena con portate modeste OPPURE con un solo pasto al giorno ma sontuoso.
Sempre meglio, si dirà, di stare a digiuno all’opposizione. In verità vi dico – diceva quel tale – il nostro mondo deve essere ALTRO di quello miserabile che viviamo.
Dal punto di vista della prospettiva politica, il primo modello consente ai 5* di coltivare autonome posizioni di chiarezza cristallina : abbiamo attuato mezzo programma ma se poi ci votate ancora (e di più) attueremo l’altra metà programma che stiamo perfezionando.
L’alleanza col Pd consente invece un matrimonio con sesso ma senza amore (Venditti docet). Con la Lega ognuno dormiva nel suo letto e trombava con chi voleva. Cioè poteva coltivare i sentimenti più sublimi senza alcuna intromissione esterna. La chiamano visione progettuale di società, quella che nutre la mente dei militanti, sostenitori, elettori per un sol dell’avvenire.
Sono stato spiegato?? (cit.)
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@ Gae
Quali sono le basi valoriali di partenza, e quindi comuni, tra M5* e pd?
O vale tutto?
Allora, teoricamente, neanche forza Italia si può escludere da un possibile accordo elettorale. O qualsiasi altro partito.
Il pd si è perfino astenuto sui gettoni percepiti da un eletto in paesi esteri.
Solo con dosi massicce di LSD si possono vedere margini per una possibile intesa futura col pd. Durante la pausa elettorale volano botte da orbi e poi, al fischio della sirena, fanno pace e si mettono a discutere amabilmente di temi?
Come il cartone di Ralph e Sam.
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vincenzo valentino, scendendo a patti col diavolo vedi che rivoluzione culturale. Gli astensionisti scalpitano alla sola idea di supportare l’inciucio del secolo.
Il compromesso può avvenire solo tra scatole vuote; la rivoluzione culturale la realizza chi ha una concezione del mondo e non la mette in discussione per niente e nessuno.
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Si adeguerà ai bombaroli senza indugio alcuno facendo felici i capibastone di casa pd.
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“Schlein, ieri, alla domanda diretta della stampa in merito alla richiesta della Nato di fare del 2% del Pil per le spese militari una base dalla quale partire, non ha risposto. ” ovvero piccolo Serracchiani crescono…
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Ma insomma, tutti a lamentarsi della segretaria pdina perché essendo ammeri-kana fa gli interessi degli ammeri-kana,
Ma a parte frantoiani elencatemi un leader di partito o mv che si voglia che non sia super atlantista ed europeista,
Mi sembra di assistere al classico banchetto con le tre campanelle, 1 operatore e vari assistenti che approvano o contestano solo per attirare i polli.
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Mikos Tarsis
Ucraina e uranio impoverito
Quel pazzo scatenato di Zelensky non vede l’ora di ricevere armi all’uranio impoverito da quella pazza scatenata chiamata NATO per sconfiggere i moderni carri armati e veicoli corazzati dei russi. Prima di essere costretto alla resa incondizionata, vuole lasciare un segno di sé. Si comporta come quegli animali che marcano il territorio per far vedere che sono passati di lì.
In realtà della sua nazione non gli importa nulla. Non gli importa che l’Ucraina sia uno dei più importanti Paesi produttori ed esportatori di cereali e semi oleosi, tra cui mais, grano, orzo, olio di semi di girasole ecc., e che con l’uso dell’uranio impoverito avrà un ambiente altamente inquinato per un tempo indefinito.
Il disastro di Chernobyl, che ha sconvolto duramente questo Paese e che ancora oggi fa sentire i suoi effetti, non gli basta. Vuole di più. Ormai è diventata una questione di orgoglio personale. Probabilmente si sta chiedendo: “perché se per la NATO perdere è assurdo, non deve esserlo anche per me?”.
Ecco perché la prossima controffensiva vuole che faccia il più male possibile, e l’uranio impoverito, in assenza di una esplicita guerra mondiale nucleare, è l’arma migliore. Con quella può colpire tutto il Donbass in mano ai russi, senza fare distinzioni tra civili e militari. Tanto sa benissimo che dopo il Regno Unito anche gli Stati Uniti e la Germania forniranno proiettili di questo genere, e alla fine ne avrà quanti ne vuole.
Se poi ci fossero anche delle armi batteriologiche sarebbe anche meglio. In fondo l’Ucraina è piena di biolaboratori americani. Se i russi vorranno tenersi una parte del Donbass, se lo terranno in condizioni disastrose, quasi inabitabili.
Non sa questo povero essere privo di alcuna moralità che i russi, appena vedranno d’essere colpiti da un solo proiettile del genere, smetteranno di fare differenza tra guerra convenzionale e guerra nucleare. Lo sanno già che i carri armati Leopard 2, così come i BMP Bradley e Marder e l’M1 Abrams, sono armati con proiettili perforanti sub-calibro con nucleo all’uranio. Sanno già che le particelle radioattive di uranio impoverito che vengono rilasciate nell’aria possono percorrere più di 40 km dopo ogni sparo e raggiungere facilmente le vie respiratorie, con un tempo di dimezzamento di 4.468e+9 anni, cioè circa 4.468.000.000 di anni. Poco meno il tempo che ha impiegato il nostro pianeta a formarsi. L’uranio impoverito è uno degli elementi più pesanti della Terra.
Ora devono solo decidere se far scomparire Kiev dalla faccia di questo disgraziato pianeta prima che possano usare armi così pericolose, o se attendere ancora che all’interno di quel governo di sciagurati o dello stato maggiore o di quel parlamento fatiscente vi sia qualcuno con un briciolo di senno che faccia sentire, chiara e forte, la sua voce.
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“I leader socialisti hanno apprezzato sia la misura che i toni (e l’inglese perfetto).”
Uno sceso da Marte si chiederebbe: ma perché in una UE dove non c’è più la Gran Bretagna la lingua ufficiale è ancora l’inglese?
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Ma Conte lo sa??
Dovete far pace con voi stessi.
Chi parla di pace, e non invio armi è fuori da ogni gioco di governo da qui all’eternità.
Siete pronti a restare all’opposizione per sempre??
Perché, dai discorsi che fate non si capisce.
Se siete pronti, allora siate opposizione fino in fondo.
Dimenticate i campi larghi e lunghi.
Dopo l’esperienza Draghi, Speranza, Pd, invio armi sì, invio armi no, invio sì, ma leggere, guerra sì, guerra no, guerra no con qualche bombardamento, cioè, Conte non serve, serve uno psichiatra.
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