Il Regno Unito non vuole sentire parlare della pace se non si traduce in «vittoria», ma così rischia di contribuire a trascinare il conflitto verso un orizzonte nucleare

(DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Lenin lo definiva l’imperialismo dei pezzenti. Perfetto. Sono coloro che non hanno i mezzi ma vorrebbero, quelli che fanno la voce grossa con slogan brodosi e di facile impegno ma hanno arsenali e borsellino vuoti, i bluffatori, i rospi della politica internazionale che si gonfiano per sembrare più grossi. Li riconoscete subito. Perché fanno chiasso con superlativi esuberanti e deliranti. Gli imperialisti veri, quelli di zecca, quelli con la Roba, sono silenziosi, colpiscono, occupano, distruggono. Putin per esempio. Come gli invadenti americani: lo potrebbero testimoniare popoli interi, a partire dai messicani nel 1846 quando i “gringos” appena sbocciati alla primavera del Destino Manifesto, li alleggerirono con una guerra di aggressione sporchissima di metà del territorio.
Nella orribile mischia ucraina, scontro tra imperi veri o verosimili, spuntano rospetti da un anno impegnati a gonfiarsi a dismisura. Purtroppo contribuendo scalino dopo scalino, tacca dopo tacca a far ascendere il conflitto verso orizzonti sempre più vasti e foschi. Perché gli imperialismi di riporto, di modesta pecunia, sono convinti che soltanto se la guerra si fa grossa, al riparo di una potenza vera, loro avranno spazio e diritto a ritagliarsi sciacalleschi bocconcini della vittoria.
Devo a Boris Johnson, primo ministro di Sua Maestà nella prima fase della guerra, una doverosa riparazione. Pensavo che il fervore bellicista, le sbandierate passeggiate da moschettiere a Kiev insieme all’amico Zelensky che hanno fatto scuola costringendo anche gli altri leader occidentali a imbarazzati pellegrinaggi nella aggredita Gerusalemme ucraina, fosse tutta opera sua. Non era la doverosa, obbligatoria scelta dell’aggredito di fronte alla prepotenza dell’aggressore. La infarinava con qualcosa di più, officiava patriarcalmente sulla successiva resa dei conti, sulla vendetta. Se qualcuno nella Nato esitava il micro Churchill dell’era del tweet inveiva, fulminava la pavidità degli indecisi, faceva saltar fuori come un prestigiatore da un sacco senza fondo munizioni bombe cannoni, era sulle barricate della Terza guerra mondiale che per lui aveva un solo difetto, di non esser ancora dichiarata, esplicita, combattuta sul campo. Perfino gli americani arrancavano dietro la linea rossa, un po’ zizzagante, di difendere l’Ucraina e non oltre; ma al Numero Dieci già eran pronti a caricare di nuovo a Balaclava, a marciare su Mosca e chissà fin dove.
Ho pensato fosse solo il bluff di uno sgangherato Falstaff bellicista che non aveva epurato dalla biblioteca i libri di Kipling profumati con il redditizio fardello dell’uomo britannico. Infatti gli stessi inglesi lo hanno licenziato bruscamente, sepolto da un cumulo di bugie e incompetenza.
E invece mi sbagliavo. Due primi ministri dopo, Londra guida sempre l’avanguardia della guerra contro la Russia a tutti i costi, con tutti i mezzi, in ogni luogo, non hanno affatto smarrito il lessico di Boris. Munizioni contraerea missili obici anticarro siluri carrarmati istruttori: non basta? No! É il momento dei proiettili insaporiti all’uranio, per nuocer di più e lasciar tracce velenose e su tutti, buoni e cattivi. Gli europei stanno entrando in guerra camminando all’indietro, rinculando, ripetendo ad ogni passetto in più verso la catastrofe dell’impegno diretto sul campo la giaculatoria dell’esser pacifisti, di non veder l’ora di imboccare il boulevard della pace. Come se questi due estremi non fossero degli opposti che si elidono, e l’una uccide l’altra. Facendo finta di non sapere che la pace su questa via è possibile solo se si chiama resa senza condizioni del nemico. E quella bisogna ottenerla, accettando di pagare un prezzo diretto e non solo versando cambiali agli altri.
Il Regno Unito no: della pace non vuol sentir parlare, coniuga la parola solo se si traduce con vittoria. Sono sempre un passo avanti, gli inglesi, incitano, eccitano, soffiano e quando la brace sembra meno vispa trovano i modo per ravvivarla provocando e aumentando la posta. Come accade gettando sul campo i proiettili all’uranio.
Un tempo operavano in proprio, dalle guerre dell’oppio alla strage degli zulu alla più domestica Irlanda. Facevano scuola di imperialismo: nel 1952 in Malesia, messi alle strette dalla guerriglia comunista, irrorarono le selve con l’acido. Gli americano vi trassero proficua ispirazione per ammansire con i defolianti i Vietcong. L’ultima impresa imperiale autonoma fu Suez, 1956. Un figuraccia, una umiliazione per di più proprio per mano americana che voleva sfilare all’Impero agonizzante il vicino oriente. In quel momento i politici inglesi compresero che il mondo era diventato troppo grande per un made in England lillipuziano, decrepito e fatiscente e hanno scelto le meste attrattive della subordinazione istituzionale e sistemica agli americani. Sì. erano loro ad aver bisogno degli americani per contare ancora qualcosa nel groviglio polimorfo del mondo nuovo e non il contrario. Tutti i premier inglesi, laburisti e conservatori, hanno fatto a gara a chi era il maggiordomo più efficiente e laborioso di Washington. Erano passati nel palazzo imperialista dal piano nobile alla soffitta della servitù. Poco male, l’importante era restare nel palazzo, raccogliere mance e briciole dalla potenza dei nuovi padroni di casa. Come fu per il micro revival coloniale delle Falkland regalato da Reagan alla Thatcher con pecore e ottusi golpisti argentini. L’unico primo ministro che cercò davvero un’altra via fu il conservatore Heath, un volenteroso europeista che sperava in una sponda per non doversi appollaiare sempre sulla spalle del presidente americano di turno. Parentesi senza seguito. La perfezione ancillare fu raggiunta con Blair, inventore della formula dell’imperialismo postmoderno, diceva lui, informale e filantropico. Una bugia come quelle, assai formali, che pronunciò per appoggiare l’invasione americana dell’Iraq. Nel 1997 l’ambasciatore inglese a Washington, appena nominato, ricevette queste istruzioni da Jonathan Powell capo gabinetto di Blair: «Attaccati al culo della Casa Bianca e resta lì». Blair parlava più pudicamente di «camminare spalla a spalla» con la democrazia americana. Son cambiati i governi, le guerre, le bugie. Gli inglesi sono sempre fermi lì.
“ Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ suoi primi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d’esser divorato.
Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro.
Aveva quindi assai di buon grado ubbidito ai parenti che lo vollero prete. […]Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere in quelli che non poteva scansare.
..il pover’uomo era riuscito a passare i sessant’anni senza gran burrasche…
Il coraggio, uno non se lo può dare”
Alessandro Manzoni
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Scusami ma ti sei dimenticato questo pezzo per il don abbondioChirico😉
“Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all’altro ch’egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte?”
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✅😁
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Scusa Carlgen,ma non sono completamente d’accordo con te.Giornalista prezzolato ok,ma il declino dell’impero è palese!
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Meglio così Serpe,più opinioni differenti ci sono,più sale la qualità della discussione nel forum
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Ma che risposta è!
Almeno un argomentazione alla tua tesi?
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Una sola però,non 10.
Domenico Chirico(giornalista ben pagato con oltre 30anni di carriera):
“Perché gli imperialismi di riporto, di modesta pecunia, sono convinti …bla bla bla”.
Carlgen (commentatore di infosannio,non salariato e con 38 di febbre):
Ad oggi gli Stati Uniti coprono circa il 19% del mercato dei servizi finanziari fruiti dai non residenti,
mentre la sola Gran Bretagna con i Territori d’Oltremare detiene circa il 25% del mercato globale. Se a questo ultimo dato aggiungiamo anche il valore delle ex colonie, divenute relativamente da poco indipendenti (ad esempio Hong Kong, Dubai, Barhein, Singapore, Cipro) la cifra raggiunge quasi il 40% del mercato finanziario globale per i non residenti: questo è il Secondo Impero Britannico, LA PIÙ GRANDE POTENZA FINANZIARIA DEL MONDO
https://www.ilmilitonoto.it/2020/08/trust-offshore-il-secondo-impero-
britannico/
Serpe …io fossi in te non mi fiderei di Carlgen
se vuoi fare il giornalista investigativo freelance “sullinternettuttoattaccato”puoi googleare “secondo impero britannico”
Se invece sei un complottista(🤭) ti consiglio il documentario “la tela del ragno:il secondo impero britannico”su YouTube
Addio per oggi
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@carlogen
👏👏👏👏👏👏👏
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@Alessandro
👍🏻👍🏻👍🏻🙏
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Per una volta apprezzo totalmente il pezzo di Quirico, stile compreso, molto adatto a dipingere i sussiegosi britannici.
Del resto gli americani sono la loro parte più criminale che si è “evoluta” al contrario, perdendo cultura, forma e superbia e guadagnando in ignoranza, grezzume, furbizia da 4 soldi, spacconeria… ma quanto all’estrema avidità di potere, il DNA è quello.
Il fumo negli occhi per me è un balsamo, a paragone.
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Non ho mai letto un così efficace e icastico sunto del declino e caduta dell’impero britannico, sconfitto e invaso dalle sue ex colonie in due guerre mondiali e ridotto ormai ad un ruolo servile.
Ruolo che tocca anche a noi, seppure con diverso atteggiamento, altrettanto servile ma forse ancor meno dignitoso.
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Giusto.
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Questo Chirico lo sto tenendo d’occhio da un po’… un articolo meglio dell’altro, ultimamente. Orsini, è lei?
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Questo articolo testimonia ancora di più c e in Ucraina le cose per la Nato-USa vanno malissimo…
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Qualcuno ha auspicato che il governo sia fortemente europeista e atlantista, non più tardi di 5 mesi fa.
Oggi si meraviglia se l’itagglia invia armi e addestri gli ucronazi
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Ora l’Europa e la Nato vogliono inviare armi in Africa per contrastare Cina e Russia.
Borrell: “Attrezzature letali a Niger e Somalia”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/22/europa-e-nato-la-corsa-per-gli-arsenali-e-le-armi-che-arriveranno-in-africa-al-centro-il-contrasto-a-russia-e-cina-e-limmigrazione/7105341/
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Tracia, 😳
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Da non dimenticare che tutti i nostri politici sono europeisti e atlantisti in totale sudditanza di borrel e von der leyer.
“Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha degli scheletri inquietanti nel guardaroba di famiglia.
Le sue radici politiche nella Germania nazista spiegano il folle programma bellico dell’Unione Europea nei confronti della Russia sotto la sua guida e la sua totale sottomissione all’obiettivo imperialista statunitense di sconfiggere Mosca.
L’autrice Evan Reif spiega come il suo padre politico Ernst Albrecht abbia riempito il suo governo regionale di nazisti non ricostruiti ed ex ufficiali della Wehrmacht quando era governatore della Bassa Sassonia negli anni ’80.
La famiglia di Ursula von der Leyen ha tratto gran parte della sua ricchezza industriale lavorando a stretto contatto con il Terzo Reich di Hitler. La sua famiglia aristocratica era anche sposata con piantatori di cotone proprietari di schiavi nel sud americano.
Quell’eredità di ricchezza ereditata non solo giovò all’istruzione d’élite di Ursula, ma anche alla sua precoce ascesa nella politica tedesca. È diventata ministro della Difesa tedesco dal 2013 al 2019 nonostante non avesse un background formale nell’esercito. Sotto la sua sorveglianza, l’esercito tedesco è stato massicciamente riarmato e anche lei è rimasta impantanata in scandali di corruzione.
Alla fine del 2019 è stata nominata Presidente della Commissione Europea, la massima carica politica dell’Unione Europea. Ciò è stato fatto senza il voto del parlamento tedesco, tale era la mancanza di fiducia nella sua ammissibilità.
Ha guidato la guerra per procura della NATO guidata dagli Stati Uniti in Ucraina contro la Russia con una retorica anti-russa notevolmente aggressiva. Il suo zelo nel perseguire l’ostilità nei confronti della Russia è coerente con l’ideologia nazista a cui si abbandonava suo padre.
Ursula von der Leyen ha mostrato un’incredibile “capacità” di “fallire verso l’alto”, come sottolinea ironicamente Evan Reif. L’unica spiegazione per tale indebita ascesa politica nonostante la sua incompetenza, plagio e corruzione, è l’aiuto di una potente rete: l’alleanza NATO transatlantica guidata dagli Stati Uniti e le sue agenzie di intelligence.”
Il risultato inquietante è che l’Europa viene condotta in una disastrosa guerra contro la Russia al servizio dell’imperialismo europeo-statunitense eufemisticamente chiamato “valori occidentali” da una persona che è un rampollo dell’eredità e della politica nazista e che non ha una mentalità democratica “
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