(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Siccome abbiamo letto sui social (dove Italia Viva è al 41%) che il discorso di Renzi in occasione dell’informativa di Piantedosi al Senato sulla strage di Cutro è stato “bellissimo”, “notevole”, “nobile” (certo, dopo la conferenza stampa di Piantedosi anche uno come Renzi sembra Martin Luther King), siamo andati a sentirlo. L’incipit è un classico dell’oratoria renziana: lo stratagemma della preterizione per ripicca, che consiste nell’affermare di voler omettere argomenti che invece si vuole usare (ad esempio, quando il padre di Di Maio venne indagato, Renzi si vantò di non essere giustizialista, assimilando la detenzione di calcinacci e carriole incustoditi alla corruzione e al traffico di influenze). Oggi passa all’incasso con Meloni: “Dopo la strage di aprile 2015 nel Canale di Sicilia, l’on. Meloni chiese che io venissi indagato per strage di Stato; è un atto di sciacallaggio o no, questo?”. Lo statista incompreso coglie l’occasione per un regolamento di conti; infatti su Twitter precisa: “Non chiedo che Meloni sia indagata: mi basta che si scusi”; non importa appurare se costoro siano responsabili di strage, importa che chiedano scusa a lui. Poi rimprovera a Piantedosi il “tono baldanzoso” davanti a “72 morti” e alle “bare piccoline”; 3 anni fa sbraitava in Senato: “Noi non siamo dalla parte del Coronavirus quando diciamo di riaprire, onoriamo quei morti! La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare, ci direbbe di riaprire”. Oggi pensa ai migranti: “Donne e uomini che vengono via dall’Afghanistan! Siamo venuti via lasciando a giovani donne che avevano conosciuto la libertà l’obbligo di restare chiuse dentro un burqa”.

A Renzi sta a cuore chi scappa da regimi dispotici, specie le donne (ma nel 2017 scrisse: “Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio”). Un senatore che prende soldi dall’Arabia Saudita – tra i più grandi violatori di diritti umani nel mondo, che arresta le donne che vogliono guidare e chiedono libertà (come Salma Al-Shabab, condannata a 34 anni per un tweet), che secondo Amnesty International importa schiavi africani per costruire il sogno megalomane del “Rinascimento arabo” della famiglia reale (Renzi disse al principe di “invidiare il costo del lavoro” di Riad) impedendogli di fuggire e sequestrandogli i passaporti – e in patria si spaccia per un difensore degli oppressi, è un sepolcro imbiancato e un pessimo retore, i cui argomenti non valgono niente.