Berlusconi ha attribuito a Zelensky una grande responsabilità nello scoppio della guerra senza alcuna critica per Putin. Kiev ha replicato con veemenza. Molti pensano che si tratti di un duello retorico, ma dietro c’è ben altro […]

(di Alessandro Orsini – Il Fatto Quotidiano) – Berlusconi ha attribuito a Zelensky una grande responsabilità nello scoppio della guerra senza alcuna critica per Putin. Kiev ha replicato con veemenza. Molti pensano che si tratti di un duello retorico, ma dietro c’è ben altro.

Per comprendere la genesi delle dichiarazioni di Berlusconi, occorre assumere il suo punto di vista e capire di quali informazioni disponga. Dopo la caduta di Soledar e lo sfondamento a Bakhmut, Berlusconi ha realizzato che la Russia è diventata sovrastante. Putin ha almeno 320 mila soldati in Ucraina e circa 150 mila nei campi di addestramento. La Russia è talmente sovrastante che i migliori analisti americani non sono in grado di prevedere le sue mosse giacché le attribuiscono la possibilità di effettuare molteplici manovre. Un primo scenario è che i russi avanzino da nord e da sud con un attacco a tenaglia, o pincer movement, in modo da intrappolare i soldati ucraini in Donbass. Il secondo è che i russi aprano un altro fronte costringendo gli ucraini a investire truppe in una nuova direzione. Il nuovo fronte partirebbe dal territorio russo e procederebbe verso Kharkiv. Il terzo scenario è che la Russia investa la gran parte delle proprie forze per conquistare il Donbass e Zaporizhzhia. Il quarto è che marci nuovamente su Kiev. Il dramma è che ognuna di queste manovre può presentarsi in combinazione con le altre. Putin ha anche firmato un decreto per portare i soldati russi a un milione e mezzo entro il 2026.

Berlusconi non avrebbe criticato Zelensky così ruvidamente se l’Ucraina fosse stata in procinto di trionfare, ma un simile scenario lo induce a far sentire la sua voce. Se l’Ucraina precipitasse, Berlusconi sarebbe l’unico leader della maggioranza ad avere invitato Biden a sospendere le forniture militari per imporre a Zelensky di trattare.

In politica internazionale, Berlusconi è più astuto ed esperto di quanto non si creda. Ha ambito alla carica di presidente della Repubblica e a quella di presidente del Senato e non rinuncia a giocare un ruolo di primo piano nel futuro. A ciò bisogna aggiungere che la maggioranza degli italiani è contraria al sesto invio di armi. Con l’aggravarsi del conflitto, quasi tutti hanno capito che l’invio di armi, unito al disprezzo assoluto per la diplomazia, allontana la pace anziché avvicinarla. Chi vuole la pace non elabora una strategia basata esclusivamente sulla guerra. Biden ha investito una quantità spaventosa di miliardi nella guerra in Ucraina e niente più di questo.

Più la pace si allontana, più Berlusconi cerca di entrare in sintonia con gli italiani che si sentono raggirati dalla promessa della pace per mezzo della guerra. Salvini parlerebbe forse come Berlusconi, ma non può. Per il ruolo che ricopre, deve limitarsi a dichiarare di non gradire Zelensky a Sanremo. Superare la Lega anche di un solo punto percentuale sarebbe un successo per Berlusconi: un successo alla sua portata, se l’Ucraina precipitasse.

Tuttavia la strategia comunicativa di Berlusconi ha tre punti deboli. Il primo è che, come ha notato giustamente Stefania Craxi, Forza Italia vota per l’invio di armi; il secondo è che la maggioranza degli italiani vuole la pace, ma è schierata con l’Ucraina. Il fatto che Berlusconi non abbia condannato Putin gioca a suo sfavore. Il terzo punto debole è che la Russia non avrà vita facile in Ucraina e potrebbe subire sconfitte brucianti. Putin è sovrastante, ma Zelensky è nella condizione di uccidere molti suoi soldati.