Il presidente di Forza Italia dopo aver votato alle Regionali: “Non doveva attaccare il Donbass. Giudico molto negativamente il comportamento di questo signore”. Il Pd: “Sta con Putin. Meloni è d’accordo?”


(Stefano Baldolini – repubblica.it) – “Io parlare con Zelensky? Se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”. Lo ha detto Silvio Berlusconi dopo aver votato per le regionali lombarde a Milano.

“Per arrivare alla pace penserei che il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli ‘è a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Un piano Marshall 6-7-8-9mila miliardi di dollari, a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi’. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare ad un cessate il fuoco”. Così il presidente di Forza Italia.

La reazione del Pd non si fa attendere. “Giorgia Meloni è d’accordo con le parole inquietanti pronunciate da Berlusconi sulla guerra in Ucraina? – chiede la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi – Oggi di fatto si è schierato ufficialmente con la Russia di Putin. Con questi alleati di governo la premier non si lamenti di come viene trattata in Ue”. Per il senatore dem Enrico Borghi “le dichiarazioni pro-Putin e anti-Zelensky di Berlusconi sono motivo di clamorosa contraddizione dentro la maggioranza su un tema fondamentale come l’aiuto all’Ucraina. Sono posizioni che isolano l’Italia e indeboliscono il fronte occidentale”.

I precedenti

Berlusconi non è nuovo a dichiarazioni pro Putin, e a successive marce indietro. Proprio in occasione di un altro appuntamento elettorale, quello delle scorse Politiche del 25 settembre, il leader FI si era lasciato scappare delle parole quantomeno ambigue.

“Putin doveva solo sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky”, la sintesi di un suo intervento a Porta a Porta, che in un’escalation di polemiche è arrivata sino al presidente ucraino che a Repubblica incredulo dichiarò: “Davvero Berlusconi si fida di un assassino come Putin?”. Il Cavaliere provò a cavarsela sostenendo di aver fatto solo il cronista e di aver riportato il pensiero di altri.

Poi circa un mese dopo, in un’assemblea con i deputati forzisti alla vigilia delle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo esecutivo, tornò ad attaccare Kiev: “La guerra è colpa della resistenza ucraina”, venne riportato da un audio laPresse. Durissima fu allora la reazione di Giorgia Meloni. “Chi non condivide l’atlantismo è fuori dal governo”, intimò l’allora premier in pectore.