Ennesima gaffe. I consiglieri Rai scrivono all’Ad: noi all’oscuro di tutto. L’Italia chiamò, Sanremo rispose. Per placare gli animi e sedare le polemiche belliche non c’era nulla di meglio che quel “pezzo tuttora in voga”, ovvero […]

(DI SILVIA TRUZZI – Il Fatto Quotidiano) – L’Italia chiamò, Sanremo rispose. Per placare gli animi e sedare le polemiche belliche non c’era nulla di meglio che quel “pezzo tuttora in voga”, ovvero Il canto degli italiani, altrimenti noto come Fratelli d’Italia che ispirò nel 1847 l’incolpevole patriota Goffredo Mameli e svariati decenni dopo pure Giorgia Meloni.

Tout se tient nei gelidi pressi dell’Ariston, dove va in scena una pacificazione nazional-popolare all’insegna dell’usato sicuro: canta Gianni Morandi, co-conduttore delle cinque serate, che già aveva eseguito l’Inno il 2 giugno scorso all’Arena di Verona (e di Gianmarco Mazzi); poi arriva Roberto Benigni, habitué dei festival targati Lucio Presta (oltre a essere l’agente di Amadeus e Morandi, è anche il suo) in meritorio omaggio ai 75 anni della Costituzione. Benigni aveva già raccontato su RaiUno i principi fondamentali della Carta nel 2012, durante lo speciale La più bella del mondo, ma Sanremo aveva anche celebrato il Canto degli Italiani nel 2011, e indovinate chi era il conduttore? Gianni Morandi. Allora l’Italia unita compiva 150 anni ed era stato invitato il presidente Giorgio Napolitano, che però aveva declinato. Quest’anno no: il capo dello Stato Sergio Mattarella è all’Ariston, ed è una prima volta davvero storica. È stato Presta (o tempora, o mores) a invitare il Presidente: lo spiega in conferenza stampa il direttore Stefano Coletta. E se il video messaggio del presidente ucraino si è attirato mille critiche da fuori, l’arrivo del capo dello Stato ha scatenato le ire dei consiglieri di amministrazione Rai che hanno saputo dell’illustre presenza dalla conferenza stampa. Ieri pomeriggio hanno scritto una lettera infuocata all’ad Fuortes e alla presidente Marinella Soldi: l’invito alla più alta carica dello Stato non è cosa che possa essere gestita o Prestata ad altri. L’arrivo di Mattarella mette così in soggezione lo staff festivaliero che Amadeus si è scritto l’annuncio e quando in sala stampa parla Giovanni Grasso, portavoce del Quirinale, Amadeus, Morandi e Ferragni si alzano in piedi come se accanto a loro ci fosse Mattarella. I tre, interrogati su quale sia l’articolo della Carta a cui sono più legati, non sanno rispondere (a parte Morandi che lapidariamente cita il primo e più famoso). Benigni sceglie l’articolo 21, sulla libertà di manifestazione del pensiero (“Ci ha liberati dall’obbligo di aver paura. Durante il Fascismo non si sarebbe potuto fare nemmeno Sanremo, si cantava sempre la stessa canzone”). Prima aveva citato l’articolo 11, l’Italia ripudia la guerra: “Come sarebbe il mondo se tutti i Paesi avessero questo principio? Nessuna Nazione sarebbe invasa”.

È una serata di debutti illustri: il presidente (che se ne va subito, alla fine del monologo di Benigni) in platea, ma anche la regina dei social sul palco. Prima di scendere le scale mostra una scritta sulla stola Dior: pensati libera. Lei invece è “Solare”, “super professionale”, “tanto brava”: l’affettuoso patronage con cui Amadeus e Morandi accolgono Chiara Ferragni è certamente con le migliori intenzioni, ma pur sempre patronage. Chiara per sè preferisce l’aggettivo “spontanea”: “Amadeus mi aveva già chiesto di esserci ma non mi sentivo pronta. Quest’anno ho pensato che fosse il momento giusto. Tutti mi hanno detto: divertiti, goditela, sii spontanea. E spero di riuscire ad essere spontanea”. Il monologo se l’è scritto da sola, ci tiene a precisare: il Fatto va in edicola prima della sua performance, che dovrebbe parlare della sua esperienza di influencer, di imprenditrice, ma anche dell’empowerment femminile (che, sia detto a beneficio dei due colleghi, è il contrario del loro bonario patronage). A chi le chiede se non teme che i suoi i figli possano un giorno chiederle conto dell’ostensione sui social, mamma Chiara risponde: “Ognuno ritiene di fare il meglio per i propri figli. Non permetto a nessuno di giudicarmi come genitore. Se riterranno, lo faranno loro quando cresceranno”. Toni garbati, ma fermissimi: altro che “ragazza solare”.