
(Massimo Gramellini – corriere.it) – All’assessore Achammer che in Alto Adige vuole abolire i voti sotto il 4 perché li ritiene un’umiliazione senza costrutto, il ministro Valditara replica che bisogna pur smetterla di far crescere i ragazzi nell’ovatta. Si ripropone lo schema di sempre: modernisti contro tradizionalisti, iperprotettivi contro raddrizzatori, don Milani contro il sergente di Full Metal Jacket. Da antica vittima di un prof di latino che premiava le mie lacunose traduzioni di Tacito con un creativo «dal 2 e 1/2 al 3–», sarei portato a parteggiare per il facilitatore altoatesino, ma è l’oggetto del contendere a lasciare perplessi: quest’idea astratta e un po’ da burocrati che ogni regola debba essere calata su tutti allo stesso modo.
Detto che i giudizi sono forse più esaustivi dei voti, un «2» può devastare uno studente sgobbone e insicuro, così come riportare utilmente sulla terra uno sbruffone e fancazzista. Non è il voto in sé a fare la differenza, ma la personalità e la biografia di chi lo riceve. E poiché quelle non può conoscerle che l’insegnante, è alla sua sensibilità ed esperienza che va affidata l’applicazione della norma. Perciò la riforma scolastica che servirebbe è l’unica che non è stata mai fatta: quella che garantisca ai docenti più preparazione, più soldi e più prestigio per svolgere al meglio la loro delicata missione, che non consiste nel rifilare lo stesso votaccio a chiunque stecchi Tacito, ma nel riconoscere chi da quel piccolo choc emotivo può trarre uno stimolo a migliorarsi.
Voti? Ma se siamo pieni di ” giudizi”… ( E mica puoi scrivere che secondo te il pargolo non ci arriva…” È dotato ma non si applica a sufficienza”. E tutti contenti.
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Come al solito si evita il centro del problema per non irritare.
Il voto è un numero ed in quanto tale traduce nella forma più semplice, comprensibile e facilmente leggibile e confrontabile quello che sai su un determinato argomento. Non è per nulla un dramma anche perché il più delle volte arriva dopo compiti in classe adeguatamente preparabili o interrogazioni altrettanto adeguatamente preparabili e tenute di fronte ad un insegnante che ti conosce non solo per quello che gli racconti a proposito di diritto, stori, matematica, ecc. Quindi, sa come sei.
E in ogni caso non è un voto sulla persona, anche se avere una sfilza di 4 ed essere normo dotati induce a pensare che non ci si impegna mentre la stessa sfilza di 4 a qualcuno visibilmente affaticato dal capire è solo la certificazione che forse è meglio cambiare materie e, quindi, scuola (se parliamo di scuola superiore).
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” Affaticato” è un eufemismo, immagino…
Ci sono ragazzi che a scuola proprio non sanno e non vogliono andare: non fa per loro. Come lavoratori poi – anche autonomi- saranno molto bravi, e lo faranno volentieri.
Non siamo tutti uguali, ma la nostra scuola fa finta di si: e succede che i ” bravi”, gli interessati, segnano il passo, e gli altri perdono tempo, sviluppando un odio per tutto ciò che ricorda loro la scuola, che durerà nel tempo.
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