(Massimo Gramellini – corriere.it) – All’assessore Achammer che in Alto Adige vuole abolire i voti sotto il 4 perché li ritiene un’umiliazione senza costrutto, il ministro Valditara replica che bisogna pur smetterla di far crescere i ragazzi nell’ovatta. Si ripropone lo schema di sempre: modernisti contro tradizionalistiiperprotettivi contro raddrizzatori, don Milani contro il sergente di Full Metal Jacket. Da antica vittima di un prof di latino che premiava le mie lacunose traduzioni di Tacito con un creativo «dal 2 e 1/2 al 3–», sarei portato a parteggiare per il facilitatore altoatesino, ma è l’oggetto del contendere a lasciare perplessi: quest’idea astratta e un po’ da burocrati che ogni regola debba essere calata su tutti allo stesso modo.

Detto che i giudizi sono forse più esaustivi dei voti, un «2» può devastare uno studente sgobbone e insicuro, così come riportare utilmente sulla terra uno sbruffone e fancazzista. Non è il voto in sé a fare la differenza, ma la personalità e la biografia di chi lo riceve. E poiché quelle non può conoscerle che l’insegnante, è alla sua sensibilità ed esperienza che va affidata l’applicazione della norma. Perciò la riforma scolastica che servirebbe è l’unica che non è stata mai fatta: quella che garantisca ai docenti più preparazione, più soldi e più prestigio per svolgere al meglio la loro delicata missione, che non consiste nel rifilare lo stesso votaccio a chiunque stecchi Tacito, ma nel riconoscere chi da quel piccolo choc emotivo può trarre uno stimolo migliorarsi.