“Usa e Ue chiedono agli alleati di rinunciare alle loro difese per un Paese che non è nella Nato e nell’Unione”. I Leopard 2 possono avere un valore, ma sono soprattutto “simbolici”. L’invio dei carri armati tedeschi agli ucraini “rappresenterebbe […]

(DI MICHELA A.G. IACCARINO – Il Fatto Quotidiano) – I Leopard 2 possono avere un valore, ma sono soprattutto “simbolici”. L’invio dei carri armati tedeschi agli ucraini “rappresenterebbe la rinuncia della Germania a qualsiasi autonomia di giudizio sul conflitto in corso”. Per il generale Marco Bertolini, già leader del Comando operativo del vertice interforze e della Brigata Folgore, “Ue e Usa chiedono agli Stati di rinunciare a parte delle loro difese e sovranità militare, a favore di una realtà che merita tutto il nostro supporto, ma non è membro Ue o Nato”. E aggiunge: “Ci stiamo rassegnando all’entrata in una guerra che con noi non c’entra niente, per questioni di carattere territoriale fra due Paesi europei estranei sia alla Nato che all’Unione europea. Poi però ci siamo voluti invischiare, abbiamo voluto puntare tutto sulla prosecuzione di questa guerra e temo che se non ci sarà qualche illuminazione nei confronti di chi dirige questa operazione spaventosa, ci troveremo con le mani legate”.

Il dispiegamento sul campo dei Leopard cambierebbe in maniera risolutiva il conflitto?

I Leopard sono carri modernissimi, ma non potrebbero cambiare la situazione radicalmente. O meglio: per farlo, ce ne vorrebbero delle quantità enormi. Si tratta di armi estremamente costose e in tutti i Paesi, Italia compresa, gli arsenali stanno affrontando le conseguenze di carenze e risorse limitate, in particolare nella componente corazzata e di artiglieria.

Nonostante i ripetuti rifiuti, Kiev però non cessa i suoi appelli al cancelliere tedesco per ottenere i Leopard.

Credo però che il compito di un capo di Stato sia tutelare gli interessi del Paese che guida, poi agire nell’interesse collettivo, europeo. La Germania ha già pagato il conflitto più degli altri membri dell’Unione, ha rinunciato a risorse energetiche fondamentali, come il Nord Stream, che le hanno consentito di essere la locomotiva d’Europa, con una sua autonomia nella difesa. Inoltre, sulla mappa, Berlino si trova proprio al centro dell’Ue e rischia più di tutti, per questo teme un’escalation ulteriore e l’allargamento della guerra.

I primi a inviare i loro carri pesanti Challenger 2 all’Ucraina sono stati i britannici. Gli Usa invece non hanno fornito gli Abrams.

Il Regno Unito è legato da sempre a filo triplo con gli Usa: condividono obiettivi strategici, sono alleati di ferro, ma gli americani vogliono mantenere un potere risolutivo convenzionale sul campo – oltre a quello nucleare – e poi affrontano anche loro la diminuzione delle risorse militari.

‘La Crimea è ucraina e Kiev ha diritto a riprendersela’: quattro giorni fa il Pentagono ha reso noto che il direttore della Cia William Burns ha incontrato il presidente Zelensky e ha promesso supporto per la riconquista della penisola annessa dai russi nel 2014.

Ribadire proprio in questo momento che aiuteranno a riprendere la Crimea vuol dire dare agli alleati ucraini un’iniezione di fiducia, ma soprattutto gli americani hanno voluto far capire agli europei: guardate, la guerra non finirà con la riconquista dei territori nel Donbass. La Crimea è da sempre uno dei motivi dell’intero conflitto: obiettivo strategico Usa è fare in modo che i russi non abbiano la loro flotta nel Mar Nero.

A Soledar i soldati di Wagner, insieme all’esercito russo, hanno prevalso.

I russi hanno ripreso un nodo strategico per il controllo delle strade verso Bakhmut e Seversk, a rischio c’è la seconda linea difensiva ucraina. Su entrambi i lati le perdite sono paurose e la situazione può cambiare da un momento all’altro per problematiche logistiche e di motivazione dei soldati, ma se dopo la ritirata da Kherson la controffensiva la guidavano gli ucraini, ora sono i russi ad avere l’iniziativa tattica.