La polemica “Conte a Cortina” è una delle massime espressioni di deficienza, ipocrisia e decadenza umane. Non ha alcun senso, è stupida ed è pure totalmente pretestuosa. La cosa – va da sé – vale a prescindere dal protagonista della vicenda: stavolta è Conte, ma […]

(di Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano) – La polemica “Conte a Cortina” è una delle massime espressioni di deficienza, ipocrisia e decadenza umane. Non ha alcun senso, è stupida ed è pure totalmente pretestuosa. La cosa – va da sé – vale a prescindere dal protagonista della vicenda: stavolta è Conte, ma potrebbero essere Bonaccini, Letta, Schlein, Fratoianni, Bersani, Speranza o qualsiasi esponente di centrosinistra. Per quanto avvilente e ancor più imbecille, la polemica è però lungi dall’essere inedita. Da sempre la destra, ma pure la parte più talebana della sinistra (e oggi pure del grillismo più duropurista), pretende che quelli di sinistra (e derivati) vivano come tanti piccoli San Francesco. Accadeva anche nei Settanta, quando mandrie di nutrie diversamente intelligenti contestavano i cantautori perché “osavano” chiedere lauti cachet per esibirsi e pretendevano pure di farsi pagare il biglietto. De André fu contestato, Gaber fu fischiato, Bennato fu vilipeso. E De Gregori fu addirittura processato sul palco, con tanto di pistola esibita dal manipolo di criminali (travestiti da “contestatori”). Anche Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi, Beppe Grillo, Maurizio Crozza – e molti altri ancora, compresi alcuni nomi di questo giornale – non dovrebbero pretendere denaro, o peggio ancora ambire a una vita agiata, perché tale pretesa sarebbe incoerente (eh?) rispetto al loro (nostro) antiberlusconismo eccetera. E c’è pure qualche giuggiolone che crede davvero a ’ste belinate!

Ovviamente, a pretendere che Conte faccia vacanze in stamberghe bombardate e senza riscaldamento, sono gli stessi fenomeni che demoliscono il reddito di cittadinanza, agevolano gli evasori, colpiscono i poveri e/o votano gente che spende milioni di soldi (magari pubblici) non solo quando è in vacanza, ma pure quando lavora (spesso illegalmente). È tutto meraviglioso, e non stupisce che a fare puerili interrogazioni parlamentari su questa non-vicenda sia il peggio del peggio della politica italiana, ovvero quel che resta del tremebondo morbo renziano. La realtà è assai semplice: ancor più in vacanza, Conte e la sua compagna possono spendere i loro soldi come vogliono. Conte è benestante e lo era già prima di fare politica (che casomai gli ha garantito entrate minori): perché mai dovrebbe rinunciare alle vacanze che desidera? Sulla base di quale assioma deviato? Ha speso troppo a Cortina? E chi se ne frega: sono soldi suoi (guadagnati lecitamente, a differenza di altri). Se poi è incoerente (?) vivere da ricchi e al contempo avere a cuore i poveri, allora anche De André – giusto per dirne uno – non poteva cantare e amare gli ultimi poiché (meritatamente) ricchissimo. Ci rendiamo anche solo vagamente conto di quanto la polemica del “cuore a sinistra e portafoglio a destra” sia vile, e di come il concetto di “vacanza proibita” suoni rivoltante? Che poi… “proibita”. Cosa vuol dire? Per dire: sarebbe proibito se la Meloni facesse le vacanze a casa Cervi, ma magari – se lo facesse sul serio – ne uscirebbe pure arricchita (moralmente). Per Salvini sarebbe proibito tornare in vacanza al Papeete, a meno che il suo masochismo non sia ormai fuori controllo (e il dubbio ad ascoltarlo viene). Per Fratoianni sarebbe proibito andare a Predappio, per La Russa a Sant’Anna di Stazzema. Per Sallusti sarebbe proibito andare in vacanza a un corso di deontologia professionale, per Renzi sarebbe proibito andare in Arabia Saudita (ah no, ho sbagliato esempio: lui non solo a Ryad ci va, ma lo pagano pure. E ormai non si scandalizza quasi più nessuno). Siamo alla frutta e all’ammazzacaffè: condoglianze morali, e neuronali, a tutti voi.