(Massimo Gramellini – corriere.it) – Il mestiere del leader di sinistra non dev’essere facile. Se entri in un negozio di lusso per comprare un pensierino a tua moglie, come è successo a Bersani qualche tempo fa, ti ritrovi iscritto d’ufficio al club dei capitalisti.

Se poi sei il capo dei cinquestelle e ozieggi a Cortina in un hotel omonimo, vieni costretto a giustificarti neanche ti fossi pagato la vacanza taglieggiando i percettori del reddito di cittadinanza. In queste ore l’avvocato d’affari Giuseppe Conte starà rimpiangendo di non avere scalato un partito di destra o almeno di centro: adesso potrebbe farsi fotografare senza problemi mentre brinda al nuovo anno in un resort esotico dentro una piscina a forma di tetta. Meglio ancora, potrebbe andare a Cortina parlando male di quelli di sinistra che vanno a Cortina. Soprattutto potrebbe finalmente tirare fuori la Jaguar che ha nascosto in garage per paura di passare per ipocrita o per emulo della signora Soumahoro, il cui problema però — sia detto a scanso di equivoci piuttosto diffusi — non era lo sfoggio di abiti di lusso, ma il fondato sospetto che se li fosse procurati con i soldi destinati ai migranti.

Chi invece è già ricco di suo e si batte per migliorare le condizioni di chi è più povero viene guardato storto fin dai tempi dei Gracchi. Per risultare credibile, Conte avrebbe dovuto passare il Capodanno in un ostello a scattarsi selfie con Casalino, e anche questo spiega perché il leader di sinistra è uno di quei lavori che in Italia non vuole più fare nessuno.