Nella storia non si sono mai registrati tanti eventi estremi come nel 2022. Ma restiamo indifferenti, senza adottare contromisure sempre più urgenti

(MARIO TOZZI – lastampa.it) – Visti da loro stessi, i sapiens sono una specie intelligente e collaborativa, che ha costruito le piramidi e governato l’atomo un attimo dopo aver dismesso i panni dello scimmione. Inoltre abbiamo lasciato indietro tutti i viventi non umani proiettandoci addirittura verso gli spazi siderali proibiti a qualsiasi altro. Abbiamo vinto quasi tutti i limiti naturali nella convinzione che il progresso si identificasse proprio con il superamento di quei confini. E lo abbiamo fatto con un’attrezzatura tecnologica extracorporea che non ha paragoni e cresce di anno in anno, diventando più insostituibile e più scintillante che mai. Nessuna crepa in questa ricostruzione, se vogliamo continuare a essere superficiali e ignoranti. Ma guardiamo, per esempio, l’anno appena trascorso: riusciamo a coltivare la stessa visione di sempre?

È difficile ricordare, anche esaminando con attenzione i dati scientifici, un anno più tremendo del 2022 per quello che riguarda l’ambiente e i sapiens. È però più difficile ancora immaginare che potremmo, invece, ricordarlo come uno dei migliori nel prossimo futuro, cosa che accadrà se non verranno presi, come non vengono presi, provvedimenti seri e draconiani. E non si tratta di una previsione pessimista, ma di una disamina argomentata e informata.

Qualsiasi parametro ambientale vogliamo prendere in considerazione, sotto qualsiasi profilo e latitudine, ha mostrato quest’anno i suoi limiti, che sono poi i limiti dello sviluppo di un’umanità che non si rassegna a cercare un’armonia più proficua dello sterile dominio che si illude di imporre al mondo naturale. Da un punto di vista climatico varrà la pena di ricordare che le temperature atmosferiche e marine ragguinte nel 2022 sono le più calde da quando le si misura. E che tutto ciò dipende incontrovertibilmente dalle nostre attività produttive: bruciando combustibili fossili, noi sapiens generiamo anidride carbonica che non avrebbe preso parte ai cicli naturali (sarebbe rimasta sotterrata), avendola ormai portata a circa 420 ppm (parti per milione), un livello mai raggiunto in precedenza. Agli ignoranti e a quelli in malafede sarà bene ricordare che fino al 1950 la CO2 non aveva mai superato le 300 ppm, perché non ci siano dubbi che è colpa nostra. Nessun provvedimento serio è stato preso in alcuna Cop o conferenza o summit per provare a mitigare il cambiamento climatico, solo timidi sussurri quando ci sarebbe voluta la voce grossa.

Peggio ancora vanno le cose per quello che riguarda la ricchezza della vita, la biodiversità. Nella Cop15 tematica in Canada appena conclusa ci si è accordati sulla protezione del 30% della biodiversità del pianeta: una misura che è meglio di zero, ma che è ancora largamente insufficiente. In pratica, nessuno sulla Terra si preoccupa degli altri viventi, piante comprese, nell’illusione di poter essere sufficienti a sé stessi, un clamoroso errore di prospettiva: nessun sapiens potrebbe vivere su un pianeta di sole specie addomesticate. E così pure ci si illude che distruggere ecosistemi sia irrilevante per i sapiens stessi, ignorando che i servizi che gratutitamente ci fornisce la natura vanno dall’aria pulita allo stocaggio della CO2, dal cibo alle medicine allo svago e al divertimento. Il tasso di estinzione dei viventi è addirittura oggi maggiore di quanto non fosse già alto prima delle passate cinque grandi estinzioni di massa che hanno costellato la storia della vita sulla Terra, ma noi ci illudiamo che la biodiversità non ci interessi, esattamente come non si sono preoccupati della perdita di qualche vite, apparentemente irrilevante, quei passeggeri di aerei che sono poi precipitati, ritenendo poco importante una singola vite, proprio come noi riteniamo insiginificante una specie di insetto o pianta. Ma l’estinzione di una specie richiama sempre l’estinizione di un’altra, e così via fino alla catastrofe.

Gli incendi del 2022 sono stati colossali e hanno interessato anche le steppe siberiane, oltre ad aver arroventato il Mediterraneo. Il cambiamento climatico ne ha permesso un più rapido innesco e una più estesa propagazione, raggiungendo livelli compatibili con una era del fuoco che è di fatto iniziata. Del fuoco e del gran secco, visto lo stato di crisi delle falde acquifere sotterranee, dei fiumi e dei laghi del pianeta Terra, in preda a una siccità che raramente si è vista in passato, nonostante le precipitazioni rovinose autunnali che non rimpingueranno le falde esauste. E viste le ondate di calore che hanno ucciso decine di migliaia di persone, per non dire degli strascichi di una pandemia che è stata determinata dalle nostre scellerate sclete ambientali e di convivenza. Deforestando abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora dei patogeni, ma ci raccontiamo che sarà stata colpa di qualche cattivo che ha ignegnerizzato un virus in laboratorio.

Ma quello che colpisce di più è la clamorosa noncuranza e indifferenza dei sapiens di fronte al degrado ambientale e agli eventi naturali trasformati in catastrofi per colpa nostra, sempre pronti come siamo ad attribuire la colpa agli dei, al destino cinico e baro, al caso. Come gli abitanti di quella famosa isola mediterranea che, colpiti a morte dalle colate di fango, se la prendono con chi fa loro notare il degrado ambientale e l’abusivismo edilizio, invece che con la loro ingordigia e avidità. Ecco chi siamo: davvero uomini dell’età della pietra, (da un punto di vista mentale ed emotivo), lanciati a folle velocità sulla corsia di sorpasso (grazie alla nostra tecnologia). Osservando la sola religione dell’accumulo come se non ci fosse un domani. Che, continuando così, non sarà certo migliore.