Luca Zaia ordina, Roberto Calderoli obbedisce: il disegno di legge quadro sull’Autonomia differenziata è stato inviato a Palazzo Chigi (senza neanche farlo vedere alle Regioni) e potrà essere messo all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri da gennaio […]

(DI MARCO PALOMBI – Il Fatto Quotidiano) – Luca Zaia ordina, Roberto Calderoli obbedisce: il disegno di legge quadro sull’Autonomia differenziata è stato inviato a Palazzo Chigi (senza neanche farlo vedere alle Regioni) e potrà essere messo all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri da gennaio. La secessione dei ricchi, d’altronde, non è rinviabile: “Se il 2023 non fosse l’anno dell’autonomia sarebbe grave”, aveva detto mercoledì il presidente del Veneto, tanto più che “l’autonomia è la conditio sine qua non per la sopravvivenza della Lega come partito nazionale”. E il ministro per gli Affari regionali si è subito mosso e ieri ha annunciato l’invio del ddl a Palazzo Chigi, anche perché “con l’ok alla manovra c’è il via libera anche per la costituzione della cabina di regia per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)”. In pratica, si prova a cambiare di fatto la forma istituzionale della Repubblica per far svolgere senza troppi conflitti i congressi della Lega, mentre la sorella d’Italia Giorgia Meloni fischietta il suo amore per la “nazione”.

La cosa più inquietante di tutto il processo è che, per poter salvare il ceto politico leghista, bisogna che il regionalismo differenziato (regalo del centrosinistra della riforma del Titolo V) sia contrattato solo a livello di governo: in Parlamento e in conferenza Stato-Regioni si rischia di dover fare troppi compromessi per accontentare il Doge e il maldestro Fontana in cerca di voti in Lombardia. Basti dire che la legge quadro non è stata mostrata neanche alle Regioni e che dalla definizione dei Lep – fatto inaudito – sono state escluse le Camere. Di più, la bozza del ddl Calderoli prevede che, quando sarà, le singole intese sulla devoluzione di poteri e relativi fondi siano contrattate tra governo e giunte regionali, mentre al Parlamento toccherà alla fine solo approvarle (o respingerle) a maggioranza assoluta, senza poterle emendare. Non sia mai che qualche emendamento crei tensioni tra la Lega dei ministeri e la Lega delle Regioni…