
(LUCIO CARACCIOLO – lastampa.it) – Il ponte sullo Stretto di Messina va fatto perché è una priorità strategica per l’Italia. Per questo motivo probabilmente non sarà mai fatto. In questi giorni il dibattito sull’infrastruttura destinata a collegare la penisola alla nostra isola principale è riesploso, suscitato dalle enfatiche dichiarazioni del ministro Matteo Salvini circa la disponibilità comunitaria a finanziare la prima fase dell’opera. Annuncio raffreddato dalla commissaria europea ai Trasporti, la romena Adina Valean. La quale ci ha ricordato che per finanziare il progetto serve un progetto. Ora il governo Meloni intende riattivare l’ultimo progetto, assai discusso e certamente da rivedere. Del ponte i governi nostrani discutono almeno da quando nel 1876 il ministro Giuseppe Zanardelli stabilì: «Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al Continente!».
Dotte dissertazioni ne hanno sceverato ogni possibile variante. Senza che prevalesse definitivamente un partito o l’altro, se non quello della disputa continua. I duellanti si misurano sugli aspetti geofisici, strutturali, architettonici, economici, simbolici eccetera. Su tutto salvo che sul valore o disvalore strategico dell’opera. Insomma: è o non è il ponte di interesse nazionale? Ovvero, ci conviene o meno connettere il territorio italiano per quanto possibile? La domanda dovrebbe contenere la risposta. Non così da noi.
La ragione è semplice: non abbiamo una strategia. Ogni paese che si rispetti dovrebbe mirare, per la sicurezza propria, a stabilizzare le aree di frontiera e a collegare le periferie al nucleo centrale. Da almeno trent’anni – ovvero dalla contemporanea fine della guerra fredda e della Prima Repubblica, quando una strategia c’era eccome – ci affanniamo in direzione ostinatamente opposta e contraria. Destabilizziamo le frontiere e disconnettiamo il paese. Le disintegrazioni della Jugoslavia e della Libia, cui abbiamo attivamente partecipato, ne sono monumentali esempi. L’indifferenza al rapporto fra penisola e isole maggiori, oltre che alle aree più interne e scollegate dello Stivale, ne rappresenta l’altra faccia. Restituire la Sicilia all’Italia e l’Italia alla Sicilia sarebbe segno di consapevolezza geopolitica.
Lo Stretto di Sicilia è uno degli spazi più rilevanti al mondo. Non molto meno dello Stretto di Taiwan. Nel triangolo della competizione fra Stati Uniti, Cina e Russia il controllo di questo braccio di mare al centro del Mediterraneo è essenziale. Perché negli ultimi decenni il mare nostro è assurto a Medioceano: connettore fra Oceano Atlantico, marchio dell’Occidente euroamericano, e Indo-Pacifico, epicentro dello scontro sino-americano per il controllo delle rotte marittime, l’altro nome del potere globale. Oppure dobbiamo considerare turistica la visita di Xi Jinping in Sicilia, nel 2019? E casuale la scelta americana di incardinare il Muos – uno dei quattro pilastri del massimo sistema di comunicazioni e intelligence Usa nel mondo – a Niscemi, senza dimenticare le strutture di Sigonella e Pantelleria? I turchi e i russi della Wagner si sono acquartierati sul lato africano dello Stretto – Tripolitania e Cirenaica – per spirito di avventura? I cavi sottomarini transcontinentali della Rete, possibile bersaglio di guerra, corrono solo per caso nelle acque sicule?
L’ultima volta che l’Italia è stata invasa lo sbarco è avvenuto in Sicilia. Di lì americani e inglesi hanno puntato al cuore d’Europa. Per fortuna i conquistatori sono stati anche liberatori. Con quello sbarco sono state poste le premesse della Repubblica Italiana. Oggi la principale rotta migratoria passa per quello Stretto e per le isole italiane che ne marcano i passaggi. I progetti cinesi di via della seta marittima, come qualsiasi commercio transoceanico, considerano essenziale il transito tra Sicilia e Nordafrica. Lo stesso vale per il progetto turco di Patria Blu, che mira a evolvere la potenza anatolica in impero medioceanico. Contro il quale uno dei nostri principali alleati, la Francia, è da tempo mobilitato, mentre noi facemmo finta fosse caduta la linea quando da Tripoli un governetto da Roma insediato ci chiese di essere protetto. Sicché disperato si rivolse ai turchi, dalle linee attive.
Al netto di ogni altra considerazione, abbandonare la Sicilia e con essa il Sud in paurosa decrescita demografica a sé stessi e all’influenza di potenze non necessariamente benevole significa disfare l’Italia. Puntare sul ponte, sull’espansione dei porti siciliani (Augusta su tutti) e sull’alta velocità da Bolzano a Trapani, oltre che sulla più incisiva presenza della Marina e delle altre Forze armate nelle acque da cui dipende lo Stivale povero di materie prime e votato ai commerci esteri, è minimo sindacale per non perdere faccia e patria. Qualcuno dirà: ma è terra di mafie. Dunque non dovremmo far nulla perché le mafie sono dappertutto. Le grandi infrastrutture sono il segno che lo Stato c’è e la nazione pure. Rinunciarvi significa che l’uno e l’altra non hanno senso.
Completamente d’ accordo.
Ci sono le mafie nel business delle costruzioni da sempre e dovunque ( sice niente il Processo Aemilia, nella Regione da sempre in mano ai… Migliori?) il suolo edificabile da noi è scarso e ne vediamo le scellerate conseguenze. Ma palazzi, palazzoni e villette ( e non parlo di quelle abusive) crescono ovunque come funghi senza che alcuno si strappi le vesti.
Ma in tutta evidenza il Sud deve rimenere… Sud: i laureati che lo impoveriscono trasferendosi sono “comodi” altrove… E la mafia gestisce anche i traghetti: che guaio se la povertà al sud smettesse di fornire manovalanza…
Quindi… “c’è la mafia, signora mia, che ci vuoi fare…!”
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A parte l’innegabile valore simbolico dell’opera, ci sono grandi problemi ambientali e di sicurezza da considerare. Aspetto ancora una seria analisi costi-benefici che mi aiuti a capire.
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Allora dobbiamo unire anche la Sardegna alla Penisola?
Fisicamente, intendo.
Perché la continuità territoriale IN SENSO LATO non si è ancora vista, QUI da noi!
E parliamo di ponti VERI, quando non riescono neanche a costruire quelli “virtuali”!
Ma fatemi il piacere…
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Mamma mia che minestrone stavolta ha fatto il buon Caracciolo! Considerazioni principalmente geopolitiche messe nel pot pourri del socioantropologismo economico e quant’altro! Non si può, caro Lucio. Ovviamente non è questo il luogo per sviluppare fino in fondo la critica, basti una sola piccolissima considerazione in termini strategico-militari. Se sono vere tutte le sue preoccupazioni per una Sicilia scollegata dalla ..madrepatria, quanto ci metterebbe il “nemico” a far saltare un ponte sospeso (o sostenuto da piloni o pilastri) sul mare per chilometri? Quanto? Un minuto?, un secondo? Perfino l’ucraina ha colpito il ponte di Crimea..
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Mamma mia che minestrone stavolta ha fatto il buon Caracciolo! Considerazioni principalmente geopolitiche messe nel pot pourri del socioantropologismo economico e quant’altro! Non si può, caro Lucio. Ovviamente non è questo il luogo per sviluppare fino in fondo la critica, basti una sola piccolissima considerazione in termini strategico-militari. Se sono vere tutte le sue preoccupazioni per una Sicilia scollegata dalla ..madrepatria, quanto ci metterebbe il “nemico” a far saltare un ponte sospeso sul mare (o sostenuto da piloni o pilastri) mare per chilometri? Quanto? Un minuto?, un secondo? Perfino l’ucraina è riuscita ha colpito il ponte di Crimea..
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Una piccola delusione, un simile Caracciolo:possibile che punti sul ponte e glissi sul resto? Che me ne faccio del ponte, se da Mazara del Vallo e Messina ci impiego due giorbi? Da Siracusa a Messina, da Trapani a Catania, da Palermo a Messina? Mi pare un discorso da geostratega de noantri:livello culturale capitone.
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Fin da quando si cominciò a parlare di un collegamento fisso (ponte o galleria – Caracciolo dice dal 1876) i contrari per principio ci raccontanpo che prima dell’eventuale ponte bisognerebbe realizzare tante altre opere importanti in Sicilia e Calabria e portano ad esempio i tempi biblici occorrenti per spostarsi da un punto all’altro della Sicilia o della Calabria. Dal 1876 ad oggi quante opere avrebbero potuto fare i contrari al potente? O non le realizzano perché poi non avrebbero argomenti per contrastare i sostenitori del ponte?
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Sig. Strabiliato, forse le sfugge un piccolo particolare: al governo sono sempre stati coloro che si sono sempre detti favorevoli al ponte. Lei non crede che, ci fosse stata una pur minima possibilità di costruirlo, non l’avrebbero costruito? Berlusconi, in un ventennio, ha avuto con la lega diversi periodi di stare al governo. Aveva pure avviato delle opere propedeutiche, con relativo dispendio di denaro pubblico. Altra cosa non meno importante: sempre al governo c’è stata per un settantennio la DC con alla fine il pentapartito. L’idea del ponte c’era. Ma delle infrastrutture complementari non si è mai vista traccia né in Calabria o in Sicilia. Dunque non confonda, chi ritiene una cattedrale nel deserto il ponte sullo stretto, ossia una follia dispendiosa a favore delle mafie, con chi al governo c’è sempre stato: sempre ha nominato il ponte, ma solo per farsene una bandiera e regalare pacchi di soldi pubblici al proprio elettorato di riferimento, ovvero consorterie varie.
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Che bello leggere Caracciolo che vola alto e se ne fotte delle solite repliche sulle infrastrutture che non ci sono (vero) sulla zona sismica ( vero) e sulla mafia (vero). Io non so neanche se il ponte si deve fare, pagato da chi, forse si forse no. Ma Caracciolo mi ha sorpreso col suo anticonformismo.
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Ci fosse un argomento che tu sappia motivare con osservazioni minimamente intelligenti.
Uno. Anche per sbaglio.
Anticonformista uno che scrive per La StampAgnelli. Figurarsi.
Ah!
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Non
Si
Può
Fare.
Dal punto di vista geologico, ambientale, fondale, correnti… al momento la tecnologia non lo consente. Tutto qui.
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Tutti tuttologi.
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Chissà se l’editore della Stampa può avere interessi nella realizzazione del ponte.
E’ il problema degli editori impuri. Che ti suscitano subito pensieri impuri.
Di sicuro non gestisce i traghetti.
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Parole e paroloni. Ha messo dentro anche Cina e USA. Mi sa che stanotte ha dormito poco. Non sta in piedi, casca prima di essere finito. Ritornate ogni tanto a supplicare il Ponte, ed anche la TAV. E poi, troppi miliardi, scherziamo ? Non ci sono denari per il RDC, il caro bollette, la scuola, inflazione galoppante che morde pesantemente i salari e le pensioni. Signor Caracciolo abbiamo pure una sanità pubblica in odore di default.
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Pacato, colto,schierato, ma certamente meno di tanti altri soloni televisivi,
Caracciolo troverebbe risvolti geopolitici anche nella traversata desertica verso Damasco di Paolo di Tarso.
Se da piccolo ti strafoghi di Nutella è probabile diventare diabetico
Se da piccolo giochi solo a Risiko è probabile diventare “Caracciolo”
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Dopo aver letto tutte le cazzate scritte dagli intervenuti sull’argomento ponte, mi sono convinto che nessuno sappia dove di trovano lo stretto di Messina o che al massimo l’avranno visto su qualche carta geografica.
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Puntare sul ponte…,oltre che sulla più incisiva presenza della Marina e delle altre Forze armate… è minimo sindacale per non perdere faccia e patria.”
Ormai questi personaggi che si identificano, non si capisce bene perché, con la sinistra italica, l’orizzonte politico è la guerra e, quindi, ragionano in prospettiva di essa.
Ma se serve agli americani per i loro interessi geopolitici, sto ponte, se li paghino loro almeno …
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“Puntare sul ponte…,oltre che sulla più incisiva presenza della Marina e delle altre Forze armate… è minimo sindacale per non perdere faccia e patria.”
Ormai per questi personaggi che si identificano, non si capisce bene perché, con la sinistra italica, l’orizzonte politico sono le guerre e, quindi, ragionano in prospettiva di esse.
Ma se serve agli americani per i loro interessi geopolitici, sto ponte, se li paghino loro almeno …
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Purtroppo anche per quanto riguarda il ponte, come per tutto il resto, ormai, ci si divide tra Destra e Sinistra. Gli Ingegneri interpellati dalla Destra sono tutti scemi, quelli di Sinistra tutti dei fenomeni.
In Italia non si fa mai nulla perchè per ogni cosa, chi guadagna facendo e chi non facendo, la butta in politichese. E tutto si blocca.
Si è capito ( anche dalla polemica sul Reddito) che il Sud deve rimanere Sud, e la splendida Sicilia (praticamente in mano all’ esercito US, come ci racconta bene Caracciolo), è particolarmente “interessante” per motivi militari e geopolitici::
https://www.blogsicilia.it/palermo/guerra-ucraina-basi-nato-sicilia-rischi/692952/
Ricordiamo inoltre che, mentre la necessità di creare una narrazione nazionale che ci risollevasse un pochino, nel dopoguerra, dalla merda del fascismo e del conflitto in cui ci eravamo cacciati, enfatizzava i meriti ( che certamente ci sono stati) della guarra partigiana, opportunamente dimenticava i “meriti”, soprattutto in Sicilia, della Mafia che aveva attivamente lavorato con gli Alleati facilitando la sicurezza dello sbarco e della penetrazione nello stivale.
Non escluderei quindi che la NATO o gli US abbiano, per molti motivi (e soprattutto in questi tempi: visto dove si trova la Sicilia?) interesse a mantenere l’ isolamento dal Continente di quei luoghi.
E’ tutto molto più complicato di quello che sembra, ma come al solito la propaganda semplifica: Sinistra buona e Destra cattiva.
E il nostro Paese rimane al palo, mentre i cittadini si azzuffano attorno all’ osso…
Che ci sia la volontà di mantenere, non solo la Sicilia ma tutto il Sud, in condizione di perenne necessità, mi pare ormai evidente. Anche dalla martellante e vergognosa propaganda sui… “divanisti”…
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Avete rotto la minchia.
Fate sto cazzo di ponte e non rompete più i coglioni.
(Tu… vai a prendere la cariola)
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Mah se la Sicilia avesse delle infrastrutture adeguate ,quali strade e ferrovie moderne ed efficienti ,allora si potrebbe pure ragionare sulla
eventualità della costruzione di un ponte ,valutando il rapporto tra costi e benefici ma fino a quando una volta superato il ponte ti trovi davanti un deserto ,non credo sia possibile neanche un dibattito
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Se si spendesse, per il Meridione, la metà di quanto si spende nell’ “accoglienza” ( propaganda buonista compresa) i problemi dell’ Italia (anche di presunta denatalità) sarebbero risolti.
Ma evidentemente conviene mantenere il Terzo Mondo da noi e “accogliere” il Terzo Mondo estero.
Magari i cittadini Meridionali, spesso formati, laureati…, pretendono di essere pagati adeguatamente, invece gli schiavi…
Quindi si continua così. E i nostri se ne vanno all’ estero.
Molto conveniente per gli sfruttatori, poco per il paese.
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Con questo articolo ho capito che Caracciolo non è solito venire in vacanza in Sicilia e parlare con noi siciliani, che, ogni giorno, abbiamo a che fare con strade principali disastrate, condotte idriche fatiscenti e ferrovie inesistenti in buona parte della regione.
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Gentile Giuseppe, una cosa non esclude l’altra. Anzi.
Magari con la scusa del ponte si farebbe anche qualche infrastruttura. Ora, senza ponte, non mi pare vada meglio.
Non è la prima volta che vengo nella splendida Sicilia, a mio parere la Regione più bella e varia d’Italia. Solo Taormina vale il viaggio, e Agrigento, e l’Etna… Ho cugini che hanno casa di vacanza a a Trecastagni ( lei sa dov’è).
Ma il traghetto è una ossessione; immagino per il trasporto merci : sono tanti quelli che vendono attraverso il Web che dichiarano di nun spedire nelle Isole italiane
Non è possibile che nel 2022, con le tecnologie che ci sono e con quello che si è fatto altrove, non si riesca a congiungere l’isola al continente. A mio parere “conviene” a molti l’isolamento, mafie comprese.
Che poi per costruire una grande opera siano in tanti a mangiarci e i tempi diventino biblici ( vedi MOSE ), quello sta a chi governa.
Io temo che ” convenga” tenere la Sicilia, ed il Meridiano tutto, in povertà. Come ho scritto sopra. Gli schiavi costano meno ed c’è il business d ed l’accoglienza.
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CON LA SCUSA DEL PONTE.
Carolina, ma che ti bevi prima di postare qualcosa?
Non so da te: da noaltri, ‘con la scusa delle: ROTONDE, SEMAFORI (rifioriti magicamente), PISTE CICLABILI’, l’unica cosa che hanno fatto è stata 1- distruggere file di alberi 2- spendere soldi a palate 3- le strade tutt’attorno sono PIENE DI TOPPE E DI BUCHE.
Quanto a Caracciolo:
”Per fortuna i conquistatori sono stati anche liberatori. Con quello sbarco sono state poste le premesse della Repubblica Italiana. ”
AAHAAHAHAHAHAHAHAHAHA.
La MAFIA tornò in Sicilia assieme agli USA.
Altro che ‘liberatori’.
Le premesse della Repvbblica italiana le abbiamo viste fin da PORTELLA DELLA GINESTRA.
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La mafia in Sicilia c’era già: non aveva alcun bisogno di “tornare”. Come ho scritto prima, ha dato una grossa mano agli US nel preparare lo sbarco e nel facilitare l’ ascesa nella Penisola.
In Sicilia, territorio più che mai strategico, ci sono le basi militari più sensibili (assieme al Veneto), degli Us e della NATO. Occorre quindi che l’ Isola rimanga…”defilata”?
Chissà…
Sento gli US culturalmente lontani, non mi sono sentita a mio agio da loro, ma non posso fare a meno di pensare che, per come eravamo messi (perso in maniera disastrosa una guerra procurata anche da noi stessi…), come dice Barbero ci è andata meglio che abbiano vinto gli uni e non gli altri. Insomma, meglio nell’ atlantismo che nel blocco di Varsavia.
Ovviamente nessuno fa alcunchè gratis, quindi a Yalta le tre potenze vincitrici si sono spartite il Mondo. L’ hanno “occupato” e cercano di tenerselo stretto (US) o di riconquistare , almeno in parte, quello che hanno perso (Russia). Con ogni mezzo.
Nessuno fa nulla per il “bene” degli altri, se non attraverso la propaganda per noi boccaloni: Chi è potente esercita la propria potenza: con la propaganda ma, se serve, anche con le armi.
E questo riguarda tutti, nessuno escluso: la Storia non è mai cambiatsa. Ovviamente chi “non può” si inventa pacifismi…
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