Il premier Giorgia Meloni fa come Maria Antonietta, e al popolo che chiede pane offre in cambio delle brioche.

(Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it) – Visto che la Manovra scontenta tutti, a cominciare dagli elettori di destra che s’erano bevuti le promesse di flat tax e aumenti di stipendi e pensioni regolarmente non pervenuti, la Meloni fa come Maria Antonietta, e al popolo che chiede pane offre in cambio delle brioche: rotoli da cinquemila euro da poter spendere in contanti (per chi ce l’ha!), pagamenti senza l’obbligo del pos (per fare qualche soldo in nero) e – nuova ciliegina sulla torta – sconti di pena per i corrotti, bavagli ai giornalisti, meno intercettazioni e strumenti di indagine per i magistrati.
Tutte battaglie storiche del Paese peggiore, che ai cittadini per bene non portano niente. Anzi, fanno tornare l’Italia indietro di decenni, e buttano via i miliardi del Pnrr, che in gran parte dovremo pure restituire, insieme a un’occasione irripetibile per fare le riforme necessarie ad ammodernare il Paese.
I tribunali, si dirà, non funzionano e i magistrati hanno perso di credibilità con i loro giochi di correnti e di potere, ma la vendetta di partiti zeppi di inquisiti e con vecchi conti da regolare non rafforzerà la Giustizia, bensì la renderà ancora più fragile, mentre la politica perderà pure quell’ultimo barlume di dignità che le restava.
Invece di dare più mezzi ai giudici e certezza delle pene, si strizza l’occhio ai colletti bianchi e agli amici di partito che hanno sbagliato, possibilmente riabilitandoli riscrivendo la Legge Severino. Poi però non meravigliamoci se in Europa invece di darci i prossimi soldi ci chiameranno Repubblica delle banane.
Non ho notizia di luculliani pasti forniti dai governi precedenti, data la continua crescita della povertà…
(Tranquilli, il Reddito di Cittadinanza resterà: per mantenere le promesse elettorali, però , gli si cambierà nome…)
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Diceva Sciascia che la Sicilia è irredimibile. Si sbagliava: tutta Italia è irredimibile e anche gran parte degli italiani.
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Siamo già da tempo una repubblica delle banane e le banane ce le mettono nel c….
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L’UNICA SALVEZZA CHE ABBIAMO- Viviana Vivarelli.
Il mondo va molto male ed è facile sentirsi disillusi o disperati. Togliere la speranza alle moltitudini è stato il delitto pèiù grande del neoliberismo.
L’unica salvezza che ci resta non è in protettive case surrettizie, il partito, la corporazione, la setta, la mafia… ma nell’abbracciare il nostro destino in modo attivo. Riconoscere il nostro compito sociale e non più rimandarlo.
“La pace è frutto di lotta, non del sonno”, dice Isha.
E Jung scriveva:
“L’unica possibilità di salvezza sta nel paziente lavoro di educazione dell’individuo. Il potere dei demoni è enorme e i moderni mezzi di suggestione sono al loro servizio… Il Cristianesimo riuscì a mantenersi integro con la persuasione da persona a persona. Ecco, questa è la strada che anche noi dobbiamo percorrere se vogliamo sconfiggere i demoni. Io so che essi esistono così come so che esiste Buchenwald. È il mio destino essere preso per matto, soprattutto da coloro che sono posseduti dai demoni… Niente è più esaltante che cercare di capire. Allora ci rendiamo conto che la vita è grandiosa e bellissima e che non sempre la stupidità e l’ottusità trionfano… In questa epoca infausta l’unica speranza è l’attività interiore dell’individuo”.
Un potere senza conoscenza non è nulla, un potere senza etica è la rovina del mondo.
Per salvare il mondo, occorrono nuovi miti fondati sull’obbligo morale, ma l’etica non può essere una propaganda artificiale appiccicata a un discorso di potere, non può consistere in una retorica fasulla strumentale a una carriera, né possono esistere valori là dove i nomi diventano meri suoni che coprono la morte. L’insoddisfazione dell’uomo nasce dal sentire che la vita interiore gli viene negata, che la libertà di pensare e agire gli viene stroncata, che ogni informazione gli viene distorta, che ogni sicurezza progressivamente viene menomata, e lui non sa più chi è e cosa vuole e sempre più diventa un numero insignificante in un luogo anonimo dove il potere è nelle mani di pochi che non comunicano, concionano, e non governano, sottomettono.
Gli amministratori della cosa pubblica ormai sono ciechi. Non si può avanzare guidati da ciechi. L’apologo del vecchio imperatore cieco di Kurosawa che conduce gli altri all’abisso è oggi ancora più attuale.
Questa perdita di senso personale e collettivo che i nuovi miti economici o militari inducono pesantemente, questa disumanizzazione indotta dalla politica o dalla pseudo-cultura è una forte regressione sul piano dei valori dell’umanità, è il ritorno a una società passiva di sudditi, un alveare impresentabile e improponibile dopo il vivace progresso dei diritti e dei doveri dell’uomo e del cittadino connesso al risorgere della democrazia che avevano contrassegnato i primi anni del dopoguerra, i tempi di Pertini, di Berlinguer, di Giolitti, di De Gasperi…
Oggi siamo nella caduta degli ideali, nell’era degli uomini ‘storti’.
La nuova ideologia mercantile è anche peggio dei miti estremi della destra o della sinistra, perché almeno Comunismo e Nazismo creavano delle identificazioni forti, mentre l’uomo-cellula è comunque proiettato all’effimero proprio in quanto è disumanizzato e non trova alcuna grandezza in un consumismo sempre più scarso e deteriore, che la recessione militarizzata rende improbabile.
In luogo dell’alienazione marxista del lavoratore proletario abbiamo una nuova alienazione che colpisce l’uomo in quanto consumatore passivo non solo di merci ma di idee. È questo degrado dell’io operato dal sistema che isterilisce il processo della coscienza personale.
Avviene allora una discrasia tra tre gruppi: quelli che, poco emancipati, soccombono alle imposizioni ideologiche del sistema e vi si adeguano, arrivando a difenderlo per crassa ignoranza o per piccoli o grandi vantaggi personali; quelli che il mercato lo dominano ma ne sono essi stessi preda, in quanto continuano ad allontanarsi dal proprio Sé per adorare un vitello d’oro; e infine quelli che lottano per non diventare succubi e non accettano di usare gli altri né di prostituire se stessi, non accettano di essere divorati.
Il problema è costruire una trama nobile, durevole nel tempo e di portata collettiva. E non va nemmeno bene che il mito sia solo adattamento sociale perché conservare la società attuale significa solo decretare la propria morte.
Sognare un nuovo mondo porta per forza ad essere rivoluzionari, ma il progresso non può essere che rivoluzione, significa liberarsi dal plagio collettivo delle mode e dei consumi, dell’abitudine e del plagio dei media, non avere più un cervello colonizzato e aspirare alla propria individualità.
Il senso del processo di individuazione di cui parla Jung è anche questo: operare una liberazione personale che sia anche liberazione collettiva.
Ma chi tenta di fare questo il sistema lo oscura.
Per fortuna la storia ci mostra che, quando una società cade in squilibri degenerativi, sorgono fisiologicamente gli anticorpi. Buddha, Gandhi, Madre Teresa, Papa Giovanni, Mandela, Martin Luther King, Gino Strada, padre Alex Zanotelli, Don Milani, José Mujica, Gianroberto Casaleggio… hanno sovvertito la società del loro tempo aprendola a nuovi impulsi.
Buddha emancipò la mente dalla sudditanza agli dei e liberò dalla costrizione del desiderio. Gandhi eliminò le caste iniziando una liberazione politica non violenta. Madre Teresa annullò se stessa per il servizio ai morenti e ai parìa. Papa Giovanni uscì dall’isolamento pregiudiziale del Cattolicesimo per riaprire il dialogo tra le fedi e democratizzare una struttura assolutistica.
Il loro mito era forte perché non era egocentrato ma sociale e universale. Come dice Isha: “Nobiltà del senso altruista. Nobiltà del lavoro per una causa impersonale. Nobiltà dell’incorruttibilità”.
Il pioniere, il santo, l’innovatore sono portatori di valori forti, che vanno controcorrente proprio perché sono altamente collettivi, e, quanto più un mito è benefico al mondo e non fa solo gli interessi del suo portatore, tanto più esso è valido.
L’uomo che sovrasta la propria cultura e le sue immagini trainanti (religiose, filosofiche, economiche, sociali…) compie un balzo evolutivo, esprime la possibilità di contattare la grande matrice psichica universale, per riscoprire ciò che è collegabile all’intera umanità.
I grandi rivoluzionari spirituali non sono mai stati figli passivi del loro tempo, ma lo hanno superato e sovvertito , hanno guarito culture malate e decadenti con idee-guida evolutive.
Il loro afflato non sta solo nell’ispirazione ma nell’universalità. Essi furono non narcisi accentratori di potere ma tramiti di assoluto.
Ci sono periodi in cui la società è tanto degradata da produrre leader di basso profilo, volti all’ego e alla materia, ma proprio allora si sente più radicalmente il bisogno di individualità diverse e sconvolgenti.
Quanto più l’Ego avanza, tanto più i bisogni collettivi rivendicano la loro necessità. Ed è allora che risuonano più alti gli ideali universali.
Ricordiamo che il tempo del Cristo venne nella crisi dell’Impero romano, con imperatori impostori e corrotti e sette e esoterismi incontrollati.
Oggi abbiamo bisogno di ordine e di speranza. Ma un sistema di ordine può essere involutivo, anche un cimitero è un sistema di ordine, anche un lager, anche la Borsa o il mercato globalizzato. Abbiamo bisogno di miti ma il mito del mondo moderno è un mito degradato.
Jung dice che qualunque mito è un tentativo di dare ordine, lo è anche il delirio di uno schizofrenico o il programa di un politico megalomane, ma questi non sono collettivi né salvici.
Ideologia e Mito non sono evolutivi e progressivi di per sé.
Il Marxismo o il Nazismo o il Fascismo provarono nei fatti la loro natura di schemi deteriori, volti alla distruzione e alla negazione dell’uomo. In contrapposizione, l’attivismo del volontariato, dell’ecologia, dell’ambientalismo, del pacifismo, della democrazia diretta… sono una nuova forma ideale che può trasformare l’esistenza e illuminarla. Ma, per i sistemi di potere reazionari essi appaiono sovversivi perché contestano l’ordine costituito.
Oggi anche il pacifismo è un’anomalia, che minaccia il potere e i suoi interessi. Essere pacifisti è diventato anormale al punto che si oscura persino il Papa che parla di pace e Zelensk mette al bando persino la propria religione.
Ma cosa è normale? Non esiste la normalità e anzi la massificazione è proprio il massimo dell’alienazione e della disumanità.
Ormai da troppo tempo la democrazia, anche quella rappresentativa, è morta. O forse non è nemmeno mai nata, visto che i bellissimi diritti e valori della Costituzione in 70 anni non sono MAI stati attuati ed essa non ha mai avuto tanti attentati come adesso.
Ma, per quanto la nostra Costituzione resti sempre una delle più belle del mondo, questa sorta di usurpatori coatti tenta di renderla flessibile, una Costituzione prêt-à-porter, pronta ad essere variata secondo le misure (o gli interessi ‘particulari’) dei governanti di turno o dei loro padroni finanziari per la piccola speculazione furbesca di casa nostra o per la grande speculazione assassina della finanza internazionale.
“SIAMO CARNE DA MACELLO”.
Siamo in mano a dei macellai. Ma questi macellai per nostra disgrazia trovano ancora consenso. Ed è questa la disgrazia maggiore.
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Non mi dirai che hai scritto davvero questo commento in risposta a quest’articolo.
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Amici che hanno sbagliato?
Delinquenti!!!
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