La prima preoccupazione di Matteo Salvini, neo ministro delle Infrastrutture, è stata quella di promuovere un incontro con i cosiddetti governatori per dar l’avvio alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta di un obiettivo che il centrodestra persegue pervicacemente […]

(DI ANTONIO ESPOSITO – Il Fatto Quotidiano) – La prima preoccupazione di Matteo Salvini, neo ministro delle Infrastrutture, è stata quella di promuovere un incontro con i cosiddetti governatori per dar l’avvio alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta di un obiettivo che il centrodestra persegue pervicacemente dai primi anni 2000, che venne all’epoca fortunatamente bloccato e oggi riproposto da Salvini con la paradossale previsione che esso “velocizza il collegamento non solo tra Sicilia e Calabria ma tra Italia, Europa e resto del mondo… non collega Reggio Calabria-Messina ma Palermo-Berlino (!!!)”, promettendo, inoltre, la creazione di 100.000 nuovi posti di lavoro (!!!).

Qualsiasi persona di buon senso dovrebbe essere contraria alla realizzazione dell’opera sia perché essa dà luogo a un devastante impatto ambientale, distruggendo uno dei paesaggi più incantevoli e di incomparabile bellezza del nostro Paese, sia perché, interessando l’opera le due Regioni maggiormente occupate dal crimine organizzato, essa determinerà, con assoluta certezza, l’intervento della ’ndrangheta e Cosa Nostra per accaparrarsi, con metodo mafioso, i lucrosi subappalti. Forse, prima di decidere, sarebbe opportuno che i politici leggessero gli atti dell’indagine condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dalla Dda relativa a una associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo e alla gestione degli appalti pubblici relativi ai lavori di rifacimento-ammodernamento dell’autostrada A3 Reggio Calabria per i tratti compresi tra gli svincoli di Mileto e Gioia Tauro. Le indagini in questione – che portarono alla emissione di numerose ordinanze di custodia cautelare (confermate dal Tribunale del riesame e dalla II sezione penale della corte di Cassazione) – hanno consentito di conoscere il completo assetto delle gerarchie criminali locali e di ricostruire l’attività e l’organizzazione dei sodalizi criminosi operanti nelle varie zone dei lavori di realizzazione dei tratti calabresi dell’autostrada A3. Risultò, infatti, che la suddivisione dei tratti era stata già compiutamente decisa e concordata durante i diversi incontri tra le varie famiglie mafiose (Mancuso, Pesce, Piromalli, Alvaro, Tripodi, Laurenti e De Stefano) in contrada Bosco di Rosarno, durante i quali si erano decise le spartizioni territoriali dei lotti. Dall’accordo spartitorio si era poi passati alla fase esecutiva per ottenere, mediante violenze, intimidazioni, incendi ai cantieri, collusioni, ecc., il subappalto dei lotti (oltre il pizzo).

È importante, inoltre, ricordare che già l’appalto dei lavori del ponte sullo Stretto era stato oggetto nel 2005 di mire della mafia italo-canadese (famiglie mafiose Cultrera-Caruana e cosca Vito Rizzuto) che operavano per ottenere il controllo e la gestione di attività connesse all’acquisizione di appalti di opere pubbliche anche attraverso turbative d’asta, e alcuni dei loro esponenti furono arrestati con conferma delle relative ordinanze di custodia cautelare da parte della II sezione della corte di Cassazione.

Tale circostanza, quanto mai significativa, nonché l’aver accertato come gli accordi tra le cosche competenti per territorio riguardassero l’intera rete autostradale ricadente in Calabria, compiutamente pianificati tra le varie famiglie mafiose, dovrebbero far riflettere i nostri governanti sui rischi di analoghi accordi di spartizione territoriale dei vari lotti per il costruendo ponte sullo Stretto ricadente in parte in territorio calabrese in parte in territorio siciliano, con il rischio anche di faide tra le opposte fazioni criminali, ovvero di saldatura tra le due associazioni criminali. Ma sembra che tali “piccoli” inconvenienti non preoccupino il ministro Salvini.