
(Massimo Gramellini – corriere.it) – Nell’esporre la sua proposta di assegnare «lavori socialmente utili» agli studenti maneschi, il ministro Valditara ha affermato: «Evviva l’umiliazione, che è un fattore fondamentale per la crescita di un ragazzo e la costruzione della sua personalità». Più tardi ha chiesto scusa per l’uso di un termine forte come «umiliazione», ma il senso del suo pensiero è chiaro: prendi un bullo, mettilo a pulire i gabinetti della scuola sotto lo sguardo irridente dei suoi compagni e avrai forgiato un uomo.
Ha detto una cosa di destra, e trattandosi del ministro di un governo di destra, sarebbe ridicolo mostrarsene scandalizzati. Valditara ce l’aveva con l’eccessiva rilassatezza del sistema educativo, ma sarà lecito domandarsi se può esistere una via di mezzo tra lassismo e umiliazione, tra buonismo e spietatezza, tra un maestro o un genitore incapaci di imporsi e il sergente di Full Metal Jacket?
Quando intervistai un bullo redento, che adesso gira per le scuole a mettere in guardia i giovani contro il sé stesso del passato, mi spiegò che la sua bullaggine era sorta dal desiderio di incontrare un adulto che gli dicesse dei no. Lo aveva cercato invano, in famiglia e in classe, finché lo aveva trovato in un istitutore abbastanza severo da incutergli rispetto, ma anche abbastanza premuroso da perdere del tempo a guardarlo e ascoltarlo. Umiliare non educa, esattamente come blandire. L’unica cosa che educa, mi disse l’ex bullo, è sentirsi osservati.
Gramellini e gli altri pennivendoli come lui hanmo fatto di tutto per affossare il M5S e far vincere Meloni e C., ora versano le famose lacrime di coccodrillo se i destrorsi fanno e dicono cose che si vedono solo nelle caserme, luoghi dove vige la regola del più forte e della sottomissione e l’umiliazione del più debole.
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Ma perché , perché all’Istruzione mettono sempre i ministri peggiori??
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Per istruire male…
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Perché di migliori non ne abbiamo. E’ la condanna di questo paese i nostri migliori sono i peggiori.
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Del resto, da degli integralisti che ci si poteva attendere, se non l’occhio per occhiio? Tu bullizzi? Io ti bullizzo. Tu non ni bullizzi? Io ti bullizzo lo stesso, perché io sono il docente e tu il discente
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Ma perché lo lasciano scrivere?
Una banalitá e una scontatezza fuori dal comune.
L’inutilitá fatta uomo.
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