(Massimo Gramellini – corriere.it) – Se il Levitico, il libro di Ezechiele e la Lettera di Paolo ai Romani sono tornati di stringente attualità, il merito è del senatore italofraterno Lucio Malan, che a Un giorno da pecora ha ricordato come le Scritture considerino l’omosessualità «un abominio».

Non è la prima volta che un politico di destra interpreta la Bibbia in modo originale. A Lorenzo Fontana, presidente della Camera, si deve la sorprendente rielaborazione del precetto evangelico «Ama il prossimo tuo», laddove per «prossimo» non va intesa l’umanità intera, come erroneamente pensavano i santi e i missionari, ma soltanto quella più a portata di citofono, e comunque mai oltre Lampedusa.

Al biblista Malan si potrebbe obiettare che san Paolo trova sì indecorosi gli uomini che vanno con altri uomini, ma anche quelli che portano i capelli lunghi, e quindi persino il ciuffo del senatore sarebbe a rischio di peccato mortale. Quanto all’abominio con cui Ezechiele marchia gli abitanti di Sodoma, non si riferisce ai loro gusti sessuali, ma al rifiuto di «sostenere la mano dei poveri e dei bisognosi»: più che ai fautori del modello unico di famiglia sembrerebbe fornire una pezza d’appoggio a quelli del Reddito di cittadinanza.

Resta il passo del Levitico, è vero. E poco importa se i teologi discutono da sempre se un testo sacro vada interpretato in senso letterale, specie su argomenti mutevoli come il costume: negli ultimi due-tremila anni l’ex berlusconiano Malan può avere cambiato partito, ma non posizione.