Il tempo è poco, pochissimo, i soldi anche meno e poi Giorgia Meloni non ha intenzione di rovinare la sua luna di miele coi mercati e con Bruxelles: il rendimento dei Btp italiani, nonostante i rialzi dei tassi della Bce, è stabilmente sotto il 4% e anche lo spread […]

(DI MARCO PALOMBI – Il Fatto Quotidiano) – Il tempo è poco, pochissimo, i soldi anche meno e poi Giorgia Meloni non ha intenzione di rovinare la sua luna di miele coi mercati e con Bruxelles: il rendimento dei Btp italiani, nonostante i rialzi dei tassi della Bce, è stabilmente sotto il 4% e anche lo spread coi Bund s’è ridotto. Insomma, la manovra che arriverà lunedì in Consiglio dei ministri dovrà essere quella spartana disegnata dalla stessa premier nel suo discorso programmatico in Parlamento: due terzi delle risorse per prorogare (di tre mesi) i provvedimenti contro l’inflazione e quanto al resto il poco che si può. Anche sull’eventuale condono e sulla voluntary disclosure, pur non comportando spese, la scelta dovrebbe essere rinviata al 2023: questo è stato detto nel confronto tra l’esecutivo e i capigruppo di maggioranza tenuto ieri sera a Palazzo Chigi, seguito a quello di giovedì a via XX settembre tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la Ragioneria generale dello Stato, ostile all’idea che l’ennesima finestra per far rientrare capitali detenuti illegalmente all’estero potesse essere usata in manovra come copertura di altri provvedimenti.

La legge di Bilancio, nei suoi grandi numeri, è già stata definita nella “Nadef”: varrà circa 32 miliardi, 20 e più dei quali di maggior deficit rispetto a quello previsto (ma garantendone comunque il calo anno su anno), esattamente i soldi che andranno a confermare per il 2023 il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori (3,5 miliardi) e ad allungare un po’ gli sconti su bollette e carburanti (quello per la benzina potrebbe essere tagliato, diminuendo al contempo l’Iva su pane e latte). Una strategia, va ricordato, che funzionerà solo se caro-energia e inflazione inizieranno a diminuire già nei prossimi mesi.

Il resto dei fondi, com’è noto, se ne andrà per alzare la soglia della flat tax alle partite Iva (da 65 mila a 85 mila euro l’anno), mantenere una qualche forma di flessibilità per i pensionamenti (ape social, opzione donna e una qualche “quota”) e dare un po’ di guazza alle mille richieste in arrivo dai ministeri (il raddoppio dell’assegno unico per gemelli e famiglie numerose è il più gettonato, ma non mancano marchette estemporanee tipo i 100 milioni per il bonus tv). Questo sperando che la riscrittura della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche (che passerà dal 25 al 33%) sia migliore di quella di Draghi che, ad oggi, ha incassato il 40% del previsto.

Robetta di difficile vendita al Paese – a non parlare dell’elettorato di riferimento – in questo momento e infatti è sulla “pace fiscale” che si sono concentrati in molti, una formula abbastanza vaga da essere allargata quasi a piacere. A tal punto che è potuta circolare, come proveniente da una riunione presieduta dal viceministro Maurizio Leo (FdI), persino la proposta di un condono penale, subito smentita però da Giorgetti. Più concreta, invece, l’ipotesi di riaprire per l’ennesima volta, la quarta in pochi anni, la possibilità di far rientrare – pagando poco – i capitali detenuti illegalmente all’estero, la voluntary disclosure appunto. Erede dello “scudo” di Giulio Tremonti, nella forma attuale è un’eredità renziana, ma ormai ha dato quel che poteva: perché porti soldi bisogna estendere l’ombrello penale a reati da criminalità organizzata. Come detto, sembra però che anche la voluntary disclosure resterà fuori dal ddl Bilancio: i burocrati del Tesoro hanno consigliato un provvedimento ad hoc, quindi nel 2023.

Nel capitolo “pace fiscale”, insomma, dovrebbe rimanere solo quella originaria: di fatto un condono sulle cartelle fino a mille euro e uno sconto corposo per quelle fino a 3 mila. In manovra poi, dopo il “consiglio” del Colle, troverà spazio anche l’innalzamento a 5mila euro della soglia per i pagamenti in contanti tolta dal dl Aiuti 4. Il decreto, peraltro, è stato firmato solo ieri sera da Sergio Mattarella: tra le parti modificate all’ultimo ci sarebbe quella sui crediti del Superbonus al 110% su cui insiste Forza Italia. Ovviamente Meloni ieri sera ha confermato la stretta sul reddito di cittadinanza per i cosiddetti “occupabili” (sussidio per soli 6 mesi): uno scalpo politico, certo, ma non è da lì che troverà i soldi per restare in piedi.