(Bartolomeo Prinzivalli) – Su quanto accaduto due giorni fa al Senato ho letto di tutto, per la maggior parte sonore fesserie, così mi sento costretto ad aggiungerci la mia, tanto per fornire un punto di vista differente. Alcuni, fra giornalisti e politici di lungo corso, hanno fortemente criticato la scelta delle opposizioni di votare scheda bianca invece che un proprio candidato di bandiera in modo da scongiurare la possibilità di franchi tiratori; ecco, uno può anche credere di trovarsi davanti ad un branco di ingenui imbecilli sprovveduti (e talvolta determinate dichiarazioni ne hanno confermato l’opinione), però ritengo ci sia un limite anche alla credulità popolare, a meno che non ci si rivolga a gente incapace di intendere e volere. Per chi come la Cristoforetti fosse appena tornato sul pianeta dopo un viaggio spaziale infinitamente più lungo di quello compiuto dalla nostra astronauta, vorrei ribadire un concetto: là dentro si conoscono tutti, o quasi, hanno rapporti personali ed amicali che vanno dai cinque ai trent’anni; sono stati alleati, hanno condiviso giornate intere in commissioni, pranzi e cene alla bouvette, missioni in trasferta, si stimano personalmente e frequentano nel privato. In pratica sono in contatto continuo e conoscono gli umori della coalizione “avversaria” dai diretti interessati, quindi per loro, tutti loro, i malumori nel centrodestra non erano una sorpresa. Ciò che è accaduto non è una coincidenza o il frutto della macchinazione di pochi infiltrati o geni del male, ma una manovra architettata proprio con quell’intento. Infatti alla Camera, dove la nuova maggioranza non è così risicata e la scheda bianca non sarebbe servita a nulla, non si è ripetuto il copione e ciascuna forza politica ha mostrato agli spettatori compattezza al proprio interno, tranquillizzandoli.

Chiaramente si tratta di strategia politica lecita, consentita dal regolamento, però, indipendentemente dalla provenienza della ventina scarsa di cecchini su cui le varie forze si accusano vicendevolmente, la responsabilità appartiene a tutti i presenti in aula, compartecipi in egual misura. Le varie dichiarazioni ed il rimpallo delle colpe non sono altro che menzogne da dare in pasto ai tifosi, ormai ritenuti alla stregua di quelli convinti che il wrestling sia reale.

L’unica vittima è paradossalmente Berlusconi, giocato e ridicolizzato da una manovra di quelle in cui in passato era maestro indiscusso, troppo stanco e fiaccato per poter continuare a condurre le danze ma altrettanto orgoglioso da non ammettere di essere ormai sulla via del tramonto, supportato nell’ultimo punto solo dalla corte di miracolati che sperano nella sua immortalità per non finire nell’oblio prima di riciclarsi, ammesso che qualcun altro li accolga. Un manipolatore manipolato.

E piantiamola col fatto di considerare volontarie le immagini fotografate degli appunti poco lusinghieri sulla Meloni; stiamo parlando di un anziano capace di smarrirsi dentro una cabina fino a perdere l’equilibrio, uno che appariva nelle trasmissioni in campagna elettorale solo grazie a domande inviate ai giornalisti con risposte pre registrate, lette attraverso un gobbo e chissà quante volte ripetute prima di ottenere un filmato accettabile, uno che si concede solo a brevi dichiarazioni e mai a conferenze stampa dirette, uno che oggi in un faccia a faccia con Santoro e Travaglio verrebbe demolito fino alla pietà degli interroganti. Che ci credano le remore attaccate al vecchio squalo (i caimani non hanno parassiti) è istinto di sopravvivenza, che se ne vogliano convincere gli altri rasenta la circonvenzione d’incapace.

Verrebbe da scrivere “svegliaaaa!!!”, ma qui pare ancora notte fonda…