(Giuseppe Di Maio) – Se ci compiacessimo della similitudine tra guerra ed elezioni, la comunicazione di Letta ai compagni di partito, più che una lettera dal fronte di un generale in ritirata ai suoi colonnelli, assomiglia a quella di un paziente nell’ospedale da campo sopravvissuto miracolosamente allo scoppio di una granata. “Abbiamo perso. Ne usciamo con un risultato insufficiente, ma ne usciamo vivi”. Così dice il segretario del PD all’inizio del suo vaneggiamento. E sarà forse per la sua frequentazione francese, che quanto dice fa il pari col famoso biglietto di Francesco I: “Tutto è perduto fuorché l’onore”, alla madre Luisa di Savoia la sera della disfatta di Pavia.

Poi — “Pur avendo subito la concorrenza di chi ci ha preso di mira con inusitata asprezza” — continua Enrico. Ma perdinci, che faccia tosta! Come se non fosse stato lui a negare ogni alleanza che gli avrebbe permesso di mitigare la sconfitta, come se non fosse lui a escludere da tutti i media il suo nemico giurato, come se fosse un altro a inciuciare con la Meloni accordandosi sulla polarizzazione dello scontro, e chissà chi a chiedere il voto utile consigliando l’elettorato di non votare il suo antagonista. E parla di asprezza?

“Si sono manifestati evidenti i limiti della nostra proposta ed è emersa una mancanza molto grave di capacità espansiva nella società italiana”. Ah sì, qui Enrico ci hai beccato. Il popolo italiano ancora deve capire che cazzo dite. Ancora non sa se siete un partito di destra o di sinistra, se v’interessate delle sorte degli umili o degli abbienti, se vi sono cari i temi sociali o solo le vostre onnipresenti questioni civili, se veramente v’interessa il Welfare o solo gli stipendi dei dirigenti e dei boiardi di Stato, etc. Ecco, sarà forse per questo che la vostra proposta non è espansiva: perché siete un doppione della destra e del centro conservatore.

E se le questioni da risolvere per te sono “l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione”, allora sei proprio fuori. Sono 30 anni che a sinistra si cambia nome, simbolo, profilo e alleanze, e sono 30 anni che perdete, e con voi tanta parte del popolo italiano. Ecco perché siete stati sostituiti, ecco perché la sinistra è stata rifondata senza chiamarsi sinistra. A voi non resterà né simbolo, né nome (il prossimo potrebbe anche essere “partito de noialtri”, in quanto al simbolo fatevi consigliare da Staino), né programma. Che poi è esattamente come ora.

Oppure potreste fare per il popolo italiano l’unica mossa in suo favore, a favore della sinistra, se si deve ancora chiamare così. E, proprio come Cromwell ai politici corrotti, “In nome di Dio, andatevene”, dissolvetevi, liberateci dalla “ditta” e dall’ingombro delle vostre giravolte. Liberateci dall’agenda Draghi; prendete un block notes, e scriveteci di non ricomporvi più.