Nella domenica dei cattivi pensieri, il primo pessimo pensiero collega l’apocalittica minaccia del macellaio del Cremlino non al vento metaforico che gira per tutti, ma ai venti nucleari che non risparmiano nessuno. Se – non voglia il cielo – un ordigno tattico fosse sganciato dai russi, per esempio […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Quelli che usano il ricatto nucleare contro di noi sappiano che la rosa dei venti può girare”. Vladimir Putin.

Nella domenica dei cattivi pensieri, il primo pessimo pensiero collega l’apocalittica minaccia del macellaio del Cremlino non al vento metaforico che gira per tutti, ma ai venti nucleari che non risparmiano nessuno. Se – non voglia il cielo – un ordigno tattico fosse sganciato dai russi, per esempio sugli ucraini che combattono al confine col Donbass, spinta dalle correnti atmosferiche, la contaminazione, sotto forma di rosa assassina dei venti, potrebbe rapidamente stendere gli artigli sulle nostre città, sui nostri parchi, sulle nostre vite. Nessuno può sentirsi al sicuro, ha voluto dirci il criminale moscovita piantando un chiodo nelle nostre teste che lui martellerà a colpi di ricatto.

Nella domenica dei cattivi presagi, il meteo promette per i giorni a venire numerose altre bombe sparse sulla penisola. Gonfie d’acqua, pronte a devastare i luoghi dell’incuria e della malora. Ma pure a dissuadere gli elettori titubanti, oltre ai tanti che già si sentivano dissuasi sotto il sole.

Nella domenica dei cattivi sondaggi, proviamo a raccontarci la favola rassicurante che se il centrodestra vince (e sottolineo se) presto sarà squassato da furiose liti intestine tra i capataz che non si sopportano e che l’Europa non sopporta. E che alla fine tornerà Draghi, sarà tre volte Natale e anche i muti potranno parlare. Perché solo in un fantasy piuttosto spinto potrebbe accadere che una donna, che più di destra non si può – e per giunta la prima donna della storia patria alla guida del governo – dopo aver conquistato la vetta del potere nella più incredibile rimonta elettorale (e rivalsa storica dalla caduta del fascismo) decida, oplà, di mandare tutto in vacca, perché i suoi alleati non gli vanno a genio. Visto che solo in una ipotesi del quarto o quinto tipo potrebbe accadere che un comiziante padano ormai spiantato e un vecchio pomicione in caduta libera, entrambi con le mani nella marmellata e sui prossimi cinque anni di governo, si mettano di buzzo buono per litigare con la fata turchina (o nerina, fate voi) che li ha miracolati. È il sogno accarezzato dagli aghi della bilancia terzopolista e dalla rassegna stampa padronale: che sotto il governo delle destre l’Italia vada a catafascio, in bancarotta, a schifio, isolata dall’Europa che decide e attraversata da moti di rivolta. È la domenica sospesa del tanto peggio tanto meglio. Aspettando che spiova.