Centristi ex 5S. Simbolo prezioso, Bruno Tabacci ha concesso il proprio simbolo a Luigi Di Maio. Fino a qualche settimana fa, se la immaginavano diversa. Beppe Sala a fare da frontman, una schiera di sindaci in lista, il generosissimo Gianfranco Librandi a pagare la campagna […]

(DI LORENZO GIARELLI – ilfattoquotidiano.it) – Fino a qualche settimana fa, se la immaginavano diversa. Beppe Sala a fare da frontman, una schiera di sindaci in lista, il generosissimo Gianfranco Librandi a pagare la campagna per tutti. E invece la presentazione dei candidati di Impegno Civico in Lombardia si esaurisce nella malinconia di una sala per pochi intimi all’Hotel Bianca Maria Palace di Milano: presenze al minimo, quasi tutte in ritardo, e il gran cerimoniere Bruno Tabacci che a metà conferenza saluta tutti per imprecisati impegni pregressi.

È lo specchio di quello che poteva essere e non è stato, anche se il partito – nato dalla fusione di Centro democratico e di Insieme per il futuro, ovvero gli ex 5Stelle che hanno seguito Luigi Di Maio – vanta leader e leaderini, sottosegretari e ministri, senatori e deputati. Ancora per poco, perché nessuno ha la certezza di essere rieletto. Nemmeno Tabacci, che a Milano se la vedrà all’uninominale con il forzista Andrea Mandelli, ma forse già ragiona sul piano b, le Regionali del 2023. E neppure Di Maio, a rischio sconfitta a Napoli.

La presentazione dei candidati è fissata per le 15 in un lussuoso albergo del centro. Problema: lo sciopero dei mezzi paralizza Milano e le strade sono intasate. E così si aspetta invano fino alle 3 e mezza. L’unico puntualissimo è Tabacci, impeccabile in giacca e cravatta, con la segretaria di Centro democratico, Margherita Rebuffoni. Poi arriva Manlio Di Stefano e poco più tardi ecco le senatrici Simona Nocerino e Cinzia Leone: si può iniziare. È il momento della foto di gruppo, al cui annuncio di colpo si svuotano tutte le sedie della sala, lasciando intendere che tra la trentina di presenti non ci siano molti curiosi.

Il primo intervento è di Di Stefano e Tabacci, stanchissimo, non trattiene gli sbadigli. Il vecchio leader riprende vigore solo al pensiero della crisi di governo: “Conte ha innescato la crisi perché non voleva mandare le armi all’Ucraina. Ha costretto Di Maio alla scissione”. Di Stefano indica l’obiettivo: “Superare la soglia di sbarramento del 3 per cento”. A taccuino chiuso, molti dei candidati non negano sia fantascienza: “Abbiamo avuto troppo poco tempo per organizzarci”. Il non detto è comune: “Avremmo avuto molte più possibilità se fossimo rimasti dove eravamo”. Cioè nei 5Stelle.

Ma intanto Tabacci guarda l’orologio: s’è fatto tardi. E così, con una mezzora d’anticipo, senza troppi complimenti si alza, prende la ventiquattrore e molla i presenti: “Ciao, ciao! Io purtroppo c’ho altre due cose”. Lunga e impervia è la strada che da Milano si snoda verso la settima legislatura.