C’è chi si candida per salvare il mondo, chi per salvare se stesso, chi per fare l’ago della bilancia. Un’ambizione legittima, per carità, soprattutto se si è alla guida di partitini pesi welter che, in mancanza di meglio, si collocano al centro […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – C’è chi si candida per salvare il mondo, chi per salvare se stesso, chi per fare l’ago della bilancia. Un’ambizione legittima, per carità, soprattutto se si è alla guida di partitini pesi welter che, in mancanza di meglio, si collocano al centro dello schieramento in attesa di soppesare le offerte più vantaggiose. A cominciare da Calenda&Renzi, leader di stazza che teorizzano la loro funzione di ago (ma la bilancia non se la passerebbe troppo bene). Nel caso dal 25 settembre non uscisse una maggioranza solida e definita. E, nel caso Azione e Italia Viva prendessero parecchi più voti rispetto alla loro attuale, malinconica sommatoria. Più strategica la rendita di posizione di nonno Silvio, che ogni giorno ci dispensa le sue vispe pilloline e a cui basterebbe anche solo un 6/7 per cento per essere l’ago del centrodestra e dell’intero Parlamento. Lo vedremo, anche se nel campo del centrosinistra chi non si è ancora rassegnato a vivere l’incubo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi si aggrappa all’arzillo vecchietto sperando che al momento opportuno decida di “sfilarsi” (Carlo De Benedetti).

Inutile dire che l’altroieri la mesta compagnia dei probabili perdenti è stata attraversata da un brivido di eccitazione nel leggere titoli come: “Strappo di Berlusconi con gli alleati: ‘Io garante di un governo europeista”’. Parole di miele per il Pd e gli adoratori dell’agenda Draghi: “Fuori dall’esecutivo se i nostri partner non fossero d’accordo sulla linea europeista e atlantica”. Caspita! Dichiarazioni diffuse mentre, a Strasburgo, Lega e FdI votavano contro la risoluzione che condanna l’Ungheria di Orbán (“Non è più una democrazia, minaccia i nostri valori”). In queste poche righe non ci occuperemo di ciò che potrebbe essere: anche se il centrodestra marcia disunito verso la meta poi il successo, si sa, cementa tutto. Da modesti passanti quali siamo, ci limitiamo a osservare come cambiano le cose. Un mondo capovolto che la “Jena” de La Stampa ha così perfidamente reso: “Disperazione a sinistra: ‘Forse ci salverà il compagno Berlusconi’”.