“Se sarò eletto al Senato mi ritroverò con B.? Vorrà dire che mi avvarrò a piene mani dell’immunità parlamentare…”. “Difendere la Costituzione”. Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, nelle vesti di candidato con il M5S, ieri sul palco della festa del Fatto, intervistato da Gianni Barbacetto […]

(DI VALERIA PACELLI – ilfattoquotidiano.it) – “Difendere la Costituzione”. Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, nelle vesti di candidato con il M5S, ieri sul palco della festa del Fatto, intervistato da Gianni Barbacetto e Giuseppe Pipitone, lo ha ripetuto più volte: la Carta deve “diventare la linea Maginot” e dunque è necessario difenderla per “dare un senso a tutti quelli che si sono fatti ammazzare per questa Costituzione, dai partigiani a Falcone e Borsellino”. “L’agenda Scarpinato” sarà quindi “smontare quello che hanno già fatto”, a cominciare – dice – dalla riforma Cartabia, che secondo il magistrato “si è data da fare: ha confezionato una serie di norme che altro non sono che i presupposti per ristabilire l’egemonia della politica sulla magistratura”. Come per esempio quella che prevede la possibilità per il Parlamento di stabilire una priorità nella trattazione dei processi: “Decideranno quali processi si fanno e quali no. E secondo voi, tra i processi da trattare con priorità ci metteranno quelli per abuso d’ufficio o quelli che riguardano i reati dei colletti bianchi? Di fronte a questo ditemi voi se me ne dovevo restare a casa!”. E ancora: l’impegno dell’ex procuratore generale, qualora dovesse essere eletto, sarà “fare leggi che velocizzano realmente i processi”. E poi provare a eliminare il jobs act: “Io non lo voglio”, ha ripetuto tra gli applausi del pubblico. E dunque se sarà in Senato e si ritroverà con Berlusconi? “Vorrà dire che mi avvarrò a piene mani dell’immunità parlamentare…”.

Per l’ex toga la situazione che stiamo vivendo è “drammatica: non avrei mai immaginato di vedere una normalizzazione del fascismo. Siamo in un periodo storico in cui in Sicilia i candidati vengono scelti da personaggi come Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno, e Cuffaro, condannato per favoreggiamento. Tornano personaggi espressione della borghesia paramafiosa. E ora han candidato Schifani…”. Su Giorgia Meloni non usa mezzi termini: “Bisogna essere coerenti. Non si può dire di onorare Paolo Borsellino e poi avallare politiche che sono proprio quelle contro le quali Borsellino combatteva. Meloni si decida: o Nordio, ex magistrato che ha detto apertamente che non gli piace la Costituzione, o Borsellino. Non si possono scegliere tutti e due insieme”.

Per Scarpinato oggi “si sta arrivando al punto di legittimare la cultura dell’omertà” e in cui “essere poveri è diventata una colpa”. “Vogliono togliere un tozzo di pane anche ai poveri”, e il riferimento è al reddito di cittadinanza. E questo perché “c’è una classe dirigente che ha come un unico denominatore quello di non sopportare la Costituzione”. Una classe dirigente che punta solo all’impunità: “Ma voi volete che il mondo della corruzione, dell’alta mafia, dell’abuso d’ufficio permettano un processo rapido ed efficiente? Quella che c’è in Italia è un’inefficienza programmata”, in cui “c’è un garantismo a corrente alternata: garantisti quando si tratta della classe dirigente, ma senza pietà quando si tratta degli ultimi”. E la prova “è la composizione delle carceri: l’Italia non sarà mai un Paese civile finché anche i colletti bianchi non saranno ospiti” degli istituti penitenziari.

Proprio sulla classe dirigente Scarpinato torna più volte: “Hanno paura di una minoranza della magistratura”, quella che considera la legge uguale per tutti. Nel corso dell’intervista, Scarpinato ha riassunto la storia delle stragi e dei delitti politici, da Portella della Ginestra del 1947 a Piazza Fontana, dall’omicidio Moro a quello di Piersanti Mattarella, fino alle bombe del 1992-’93: “Tutte con un comune denominatore: i depistaggi”. “Non possiamo sapere la verità, – ha aggiunto – perché ci sono apparati dello Stato che l’hanno occultata e deviata, fino a proteggere i latitanti”.