Per chi nutre sentimenti non esattamente amichevoli per i rituali della politica le notizie sulla composizione delle liste possono suscitare quell’intimo godimento conosciuto come schadenfreudein italiano la gioia provocata dalle disgrazie altrui. Sentimento sottilmente malvagio […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Per chi nutre sentimenti non esattamente amichevoli per i rituali della politica le notizie sulla composizione delle liste possono suscitare quell’intimo godimento conosciuto come schadenfreudein italiano la gioia provocata dalle disgrazie altrui. Sentimento sottilmente malvagio che non riguarda, ovviamente, raccomandati e paracadutati, insomma quel cerchio magico disposto a tutto di cui ogni leader fa un uso personale come guardia pretoriana in Parlamento. Mentre suscita dosi di mestizia cosmica l’arrabattarsi del candidato impossibile, uno sfigato della lista a cui non viene concesso neppure il nome in grassetto stampato sulla sabbia dei giornali, nella colonnina delle curiosità.

Il sadico cultore della materia si dedica piuttosto a quella fascia di predestinati della cancellazione e pur tuttavia ostinati persecutori di se stessi che, incuranti delle predizioni più nefaste, offrono lo stesso il capo alla ghigliottina del partito, salvo poi recriminare assai. Il pensiero corre subito, uno per tutti, a Luca Lotti la cui inclusione tra i prescelti del Pd veniva quotata meno dello scudetto al Monza. Ora, a parte il ruolo avuto nei traffici togati dell’hotel Champagne, che il sunnominato “Lampadina” (tra gli amici empolesi) facesse stabilmente parte della quinta colonna renziana presso il Nazareno rendeva inevitabile il suo destino. Che poi il gentiluomo di Rignano accusi (lui!) Enrico Letta di “rancore personale” nella scelta dei sommersi e dei salvati è un bonus in più per chi gode dello spettacolo. Menzionabile resta la pertinacia che guida, malgrado tutto, le ambizioni del candidato-massa prigioniero di un sogno che resta tale solo per lui e gli affetti più cari. Prigioniero forse della nostalgia canaglia quando, ancora, l’accesso alle Camere rappresentava l’apice di un cursus honorum e non una via lastricata di sgarbi e umiliazioni. Apprezzabile da questo punto di vista l’empito della senatrice Monica Cirinnà che accetta di battersi lo stesso in un collegio difficile e che reagisce allo “schiaffo” di Letta annunciando di voler “combattere come un gladiatore” (o gladiatrice?).