Dopo l’Intesa, gli animalisti si spaccano in 2. Forse i suoi nuovi alleati socialdemocratici potranno ricordargli “il destino cinico e baro” di cui si lamentò già Giuseppe Saragat, padre nobile del Psdi, dopo l’assai sfortunata tornata elettorale del 1953 […]

(DI MARCO PALOMBI – Il Fatto Quotidiano) – Forse i suoi nuovi alleati socialdemocratici potranno ricordargli “il destino cinico e baro” di cui si lamentò già Giuseppe Saragat, padre nobile del Psdi, dopo l’assai sfortunata tornata elettorale del 1953. Ci riferiamo a Luigi Di Maio, fondatore e si presume leader di Impegno Civico, in questi giorni impegnato a stringere accordi elettorali con partiti, associazioni, condomini, bocciofile e ogni soggetto si muova, anche poco, nella composita realtà italiana.

Sabato sera, infatti, il ministro degli Esteri – già alleato con Bruno Tabacci, che gli ha portato in dote un simbolo che non necessita di raccolta firme – ha annunciato “l’accordo programmatico” con gli eredi del Sole Nascente: sviluppo sostenibile, diritti civili, giustizia sociale e contrasto al cambiamento climatico nel quadro della transizione ecologica, questi i sorprendenti punti su cui si è trovata la convergenza tra Di Maio, Tabacci e Mario Calì, che è il presidente del Psdi. Cioè, in realtà Calì è il presidente di uno dei tre Psdi che al momento si dichiarano in vita.

Oltre al Psdi di Impegno Civico infatti ce n’è un altro che ha per segretario l’ex ministro Carlo Vizzini, che nel nuovo millennio portò la speranza di un mondo migliore in Parlamento tra le file di Forza Italia. E poi c’è il Partito dei Sociademocratici, che giusto sabato ha depositato il suo simbolo al Viminale. Poi c’è il Psdi di Calì che sta con Di Maio: in mancanza di voti, promette il presidente, “il Psdi porta in dote allo schieramento progressista un patrimonio ideale, progettuale ed umano di assoluto ed evidente valore”. L’ex leader 5 Stelle ne è compiaciuto: “L’imperativo adesso è unire le forze per fornire precise soluzioni sui temi, le esigenze e le istanze che hanno a cuore i cittadini in questo momento storico”. Sacrosanto.

Il problema è che a questo incessante lavoro diurno di cucitura del povero Di Maio ne corrisponde uno altrettanto incessante di scucitura di quello che ora il nostro può ben definire, come i suoi nuovi alleati, destino cinico e baro. Impegno Civico mica è solo socialdemocratica, ma pure animalista, è fatto noto. Di qui – e sempre per fornire “precise soluzioni” ai cittadini – l’alleanza col Partito animalista italiano, forte dei 150mila voti abbondanti raccattati alle Europee del 2019. Il ministro degli Esteri, a questo fine, s’è accordato col presidente Cristiano Ceriello, solo che ieri s’è scoperto che quello non s’era accordato precedentemente col resto del partito, che ora registra dimissioni in massa.

Con una lettera agli iscritti e un comunicato stampa alla vigilia di Ferragosto s’è dimesso mezzo gruppo dirigente, in particolare quello che fa capo all’associazione Italia animalista, braccio dell’omonimo partito nato per fare da raccordo con le realtà territoriali: pare che abbiano saputo solo via WhatsApp che Ceriello, “per puri interessi personali”, li ha esclusi “alleandosi con gruppi a noi sconosciuti e non facendoci neanche essere presenti ad alcun incontro”. Piccolezze che non possono disturbare il cammino del civicamente impegnato, democratico di centro, animalista, socialdemocratico e chissà cos’altro Di Maio: è il momento dell’unità, in una sola poltrona.