Obiettivo. Il M5S punta almeno al 10 per cento, che vale 40 eletti. L’ipotesi del cognome del leader nel simbolo. Dieci per cento, che tradotto in seggi dovrebbe dare 40, cioè una trentina di deputati e dieci, undici senatori. È la soglia da oltrepassare alle Politiche per i Cinque Stelle, la differenza […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Dieci per cento, che tradotto in seggi dovrebbe dare 40, cioè una trentina di deputati e dieci, undici senatori. È la soglia da oltrepassare alle Politiche per i Cinque Stelle, la differenza tra il vivere e il morire politicamente. “E non sarà certo semplice raggiungerla, in certe Regioni dovremo fare miracolo”, sussurra un big che studia simulazioni e calcoli. In un lunedì in cui l’afa sembra aver spento Roma, a togliere il fiato a tanti 5Stelle provvedono anche le ennesime indiscrezioni sull’ennesimo muro di Beppe Grillo sui due mandati. “Grillo non vuole alcuna deroga, neppure candidature in Regione o in Europa per chi ha fatto due mandati in Parlamento”, sostiene l’AdnKronos. E visto il suo video di sabato, in cui il Garante aveva blindato la regola perché “è la nostra luce nella tenebra, un antibiotico”, non si fatica a crederlo. Così il muro di Grillo resta la prima rogna per Giuseppe Conte, che ieri non era nella sede di Roma (pare fosse in Puglia, in vacanza). “Giuseppe deve ottenere almeno 3 o 4 deroghe, tornerà alla carica” assicurano.

Chiederà, ancora, un lasciapassare almeno per big come Roberto Fico, Paola Taverna e Vito Crimi: forse in un incontro con il Garante, da qui a breve. Difficilissimo per l’ex premier rinunciare a Taverna, che sta lavorando alla campagna elettorale, e a Fico, presidente della Camera. “Però il rischio è che i prossimi dieci giorni siano tutti incentrati sullo scontro sui due mandati” è il timore dei 5Stelle. Non solo: “Le eventuali deroghe andrebbero votate dagli iscritti, e chi assicura che direbbero sì?”. Così sospirano nel M5S, dove pure sono convinti che il no del Pd all’alleanza con il Movimento “possa aprirci praterie, anche perché i dem vogliono imbarcare di tutto, da Calenda a Brunetta fino a Di Maio”. È il possibile filo rosso narrativo, quello del Movimento come alternativa all’ammucchiata tra i dem e partiti vari come al centrodestra. Soli contro tutti, in una campagna da incentrare su Conte e sui nove punti, quelli del documento consegnato a Mario Draghi.

Dal Reddito di cittadinanza al salario minimo, fino al superbonus e al no a nuove trivellazioni, l’avvocato vuole rilanciare i temi dell’agenda sociale del Movimento, da contrapporre all’agenda Draghi che dovrebbe essere il punto di riferimento dei dem e dei loro alleati. Così non sono casuali i contatti tra M5S e Sinistra Italiana. Perché ormai Conte deve guardare in quei dintorni, e infatti Luigi Di Maio prova a rinfacciarglielo: “Il partito di Conte è diventato di estrema sinistra”. Ma le interlocuzioni con il partito di Fratoianni avranno un chiaro esito non prima del fine settimana. Mentre nel Movimento c’è chi invoca un listone civico, da affiancare alla lista a 5Stelle. Dopodiché il centro di tutto è sempre l’avvocato, il cui cognome potrebbe essere inserito nel simbolo. “Sarebbe fondamentale, soprattutto per intercettare il voto degli anziani”, dicono. Ma anche su quello bisognerebbe trovare un accordo con Grillo. Nell’attesa, nel M5S immaginano le candidature. E della partita potrebbe essere anche l’ex portavoce di Conte a Palazzo Chigi, Rocco Casalino, che ieri ha provato a smentire: “Leggo ricostruzioni su presunte candidature del M5S e anche il mio nome viene tirato in ballo, ma nulla è stato ancora deciso, quindi sono ricostruzioni inventate”. Di sicuro, al Nord, Conte si affiderà a Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, che sa come parlare a imprese e media borghesia.

Una risorsa nel Settentrione dove il Movimento rischia di non toccare palla. Poi c’è sempre la carta Alessandro Di Battista. L’ex deputato, ora in Russia, non chiude la porta a una ricandidatura. Ma nei colloqui privati ha ribadito che non è disposto a rientrare solo per fare il portatore di voti. Di Battista vorrebbe avere voce in capitolo, imporre temi. Circostanza che fa dire a un alto ufficiale: “Alessandro e Giuseppe sono incompatibili”. Ma l’avvocato non ha deciso, sul punto. Anche se ha notato la diffidenza di molti parlamentari. Un’altra nuvola, sopra i 5Stelle.