(Giancarlo Selmi) – Nei cablo rivelati da Assange con la sua WikiLeaks, con riferimento alla politica interna italiana, la diplomazia americana parla, senza mezzi termini, di un PD vera e propria operazione politica nata ed utile allo scopo di contenere la sinistra italiana.

Se fosse così, e tutto lascia supporre che lo sia veramente, le infiltrazioni dentro il Pds prima, nei Ds poi, da parte degli orfani della DC e del costituito Partito Popolare, della Margherita e affini, dei Gentiloni, Rutelli, Letta, Franceschini, del foruncolo rignanese, Mattarella ed alla fine, per non farsi mancare nulla, pure di Casini, obbedivano a quel progetto politico. La colonizzazione si completò con la costituzione del PD, seguendo quella malintesa “vocazione maggioritaria” tanto cara al liquidatore finale della tradizione della sinistra italiana, che risponde al nome di Veltroni.

Curioso poi, che lo stesso Veltroni sia stato successivamente “rottamato”, dal più feroce dei neodemocristiani di destra imbarcati, l’ineffabile innominabile toscano, alias il “bomba”, quello a cui venne delegata la “soluzione finale”.

Non è una coincidenza il fatto che il PD, incluso lo stesso Veltroni, sia stato da sempre, il più filoamericano dei partiti italiani. Non è peregrino supporre che il PD rappresenti la “longa manu” in Italia, delle amministrazioni americane, esclusa la parentesi trumpiana.

Non è sicuramente un partito progressista, non è un partito di sinistra. Occupa abusivamente uno spazio politico che non gli appartiene, aiutato dalla dabbenaggine della gente autenticamente di sinistra, che si ostina a votarlo. Ha svolto egregiamente il suo ruolo, quello richiamato dai cablo rivelati da WikiLeaks.

In questi giorni Letta, nel corso delle riunioni del partito, ha richiamato la necessità di una linea politica che rilanciasse i temi sociali. Vogliono continuare, quindi, a prendere per i fondelli gli elettori, proponendosi, in maniera del tutto equivoca, come progressisti.

Non si capisce come possano coniugare la presenza, nelle loro alleanze già di fatto definite, nel campo santo di imminente costituzione, di Renzi, Calenda, Brunetta, Gelmini, Toti e perfino dell’ultimo Di Maio (quello che “il salario minimo farebbe pagare troppe tasse agli imprenditori), con il concetto di “sinistra”. Come possano parlare di temi sociali insieme all’autore del Job’s Act, insieme ai più strenui oppositori del RdC, insieme agli autori della frase “neoliberismo ungimi tutto”. Come possano parlare di temi sociali loro stessi, i vari Marcucci, Letta, Serracchiani, Gentiloni, Lotti e compagnia cantante.

A noi il compito di sputtanarli. A noi il compito di farlo bene.