Ecco un breve elenco di domande oziose (molto gettonate nei talk) e di risposte, forse altrettanto inutili, da esibire nella lunga spiaggiata elettorale. Nell’aula del Senato, Mario Draghi ha sbagliato discorso e toni? Si continua a ripetere […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Ecco un breve elenco di domande oziose (molto gettonate nei talk) e di risposte, forse altrettanto inutili, da esibire nella lunga spiaggiata elettorale. Nell’aula del Senato, Mario Draghi ha sbagliato discorso e toni? Si continua a ripetere che se il premier fosse stato più “morbido”, Lega e 5Stelle gli avrebbero concesso la fiducia.

Ma chi nasce tondo non muore quadrato, proverbio che nel caso della manifesta altezzosità draghesca andrebbe recitato al contrario. Lo sanno anche i muri di Palazzo Chigi che da tempo ne aveva piene le scatole di certe facce ministeriali e che, abituato da tutta la vita a dare ordini, gli erano venute a noia le mediazioni sfiancanti e i frullati di parole. Voleva andarsene già a dicembre quando con la concreta prospettiva del Quirinale disse, con l’abituale modestia, che il più era fatto e che altri avrebbero potuto completare il suo lavoro. Ora, va bene tutto, ma strillare sulle prime pagine: “Vergogna” (La Stampa), oppure “L’Italia tradita” (Repubblica), come se il Draghicidio fosse tutta colpa dei cattivoni Conte e Salvini, appare un tantino oltre la realtà delle cose. Draghi la cicuta se l’è versata e bevuta volentieri da solo, e possiamo anche capire perché. Dopo il caos del Senato, il cosiddetto campo largo caldeggiato da Enrico Letta è finito per sempre? “Adesso pensiamo a noi”, replica il segretario del Pd se molestato sull’asse con il M5S. È del tutto evidente che in campagna elettorale ciascuno tira l’acqua al proprio mulino e che i democratici cercheranno di mietere il grano nel campo ristretto dei grillini. E viceversa. Poi, alla luce dei risultati elettorali, se lo svantaggio dal centrodestra risultasse colmabile Letta e Conte fingerebbero di andare d’amore e d’accordo. Si chiama campo lungo e significa fare i conti con i numeri e non con i castelli in aria. In caso di affermazione del centrodestra, siamo proprio sicuri che Silvio Berlusconi spianerà a Giorgia Meloni la strada per Palazzo Chigi? Vuoi vedere che l’ex Cavaliere preferirà piuttosto fare da sponda al cosiddetto Grande Centro di Renzi, Calenda, Toti e dunque al Pd? È una pia illusione. L’uscita precipitosa di Gelmini, Brunetta e Cangini è un si salvi chi può dei moderati ex berlusconiani consapevoli del progressivo assorbimento di Forza Italia da parte della Lega di Salvini. Presto annunceranno le liste comuni per bilanciare il peso di Fratelli d’Italia e meglio spartirsi dopo il cucuzzaro di governo. Quanto a nonno Silvio, in occasione delle feste patronali verrà estratto dal sarcofago e mostrato ai fedeli.