Sorpreso dalla guerra in Ucraina, il governo Draghi è corso in Africa alla ricerca di gas alternativo a quello russo. Il Mozambico, che il presidente Mattarella ha appena visitato, è tra i Paesi preferiti. La fretta è comprensibile, ma bisogna stare attenti. I partiti italiani rischiano di commettere […]

(DI ALESSANDRO ORSINI – Il Fatto Quotidiano) – Sorpreso dalla guerra in Ucraina, il governo Draghi è corso in Africa alla ricerca di gas alternativo a quello russo. Il Mozambico, che il presidente Mattarella ha appena visitato, è tra i Paesi preferiti. La fretta è comprensibile, ma bisogna stare attenti. I partiti italiani rischiano di commettere in Mozambico l’errore già commesso in Donbass: l’errore di trascurare una serie di fatti assai importanti che potrebbero cogliere nuovamente l’Italia di sorpresa.

In primo luogo, il Mozambico è una dittatura, o “regime autoritario” per gli amici, che si è rifiutata di condannare l’invasione della Russia con cui ha ottimi rapporti. Quando, il 2 marzo scorso, l’assemblea generale dell’Onu ha condannato l’aggressione di Putin, il Mozambico si è astenuto. Il presidente Filipe Nyusi, durante la sua visita al parlamento del Ghana, il 25 maggio scorso, ha dichiarato che il suo Paese è “neutrale”, ma non è affatto tale. Se la guerra in Ucraina si internazionalizzasse, il Mozambico starebbe quasi certamente dalla parte della Russia, salvo svolte eccezionali. Per Nyusi, Putin conta molto e Zelensky niente: la distanza con Draghi non potrebbe essere più grande. L’Italia, non potendo comprare il gas da Putin, lo compra da un suo amico.

La visita di Mattarella mostra che il legame con il Mozambico, peraltro storico, è anche politico. Allora è bene sapere che la dittatura in Mozambico è alle prese con una grave insurrezione jihadista scoppiata nel 2017. L’epicentro della rivolta è nell’area più importante per l’Italia: la regione di Cabo Delgado, al confine settentrionale con la Tanzania, dove si trova la gran parte delle risorse del Paese: oro, gas, rubini, grafite, legname, ma anche acque assai pescose. Siccome il governo centrale è troppo debole, il presidente del Mozambico ha dovuto richiedere prima l’intervento di una compagnia privata dal Sud Africa e poi del Ruanda, che ha messo in fuga i jihadisti. Questi, anziché sparire, si sono trasferiti in due aree limitrofe e continuano a raccogliere seguaci. Quando, nel marzo 2021, i jihadisti hanno massacrato i civili nella città di Palma, l’esercito del Mozambico ha protetto lo stabilimento della Total e il suo personale immediatamente rimpatriato in Francia. In quell’occasione, i mozambichiani sono stati abbandonati dal governo: un fatto denunciato anche dal New York Times in un servizio del 26 maggio 2021 corredato da video.

Nella sua recente visita in Ghana, il presidente del Mozambico ha dichiarato che i gruppi jihadisti hanno causato la morte di oltre 2000 persone e centinaia di migliaia di rifugiati, molti dei quali sono finiti in Malawi. L’insurrezione è scoppiata più per motivi economici che ideologici. Cabo Delgado è uno dei grandi paradossi africani: la regione è ricca di risorse, ma la popolazione è poverissima e, soprattutto, è analfabeta, il che le rende difficile affrancarsi poiché gli uomini privi di cultura sono più fattori di conservazione che agenti di cambiamento. I dati dicono che il 67% della popolazione di Cabo Delgado è analfabeta, ma alcuni osservatori ritengono che il tasso reale si aggiri intorno al 90%. La Total ha fatto un investimento enorme a Cabo Delgado: circa 20 miliardi di dollari per estrarre gas a profusione. La cifra è impressionante se si pensa che il Pil del Mozambico è stato di 16 miliardi di dollari nel 2021. Il Mozambico è l’ottavo Paese più povero del mondo e Cabo Delgado è la sua provincia più povera. Questo aiuta a comprendere il successo del messaggio jihadista, molto simile al messaggio socialista. Al Shabaab – questo è il nome dell’organizzazione ribelle che ha giurato fedeltà all’Isis – promette di essere pronta a distribuire le ricchezze del Mozambico in modo equo.

Il messaggio ha facile successo anche perché il governo del Mozambico è corrottissimo come tutta la sua macchina statale. Uno dei fatti più tragici di questa insurrezione è che i jihadisti distruggono i villaggi, ma poi è lo stesso esercito del Mozambico a impossessarsi dei beni delle vittime, spesso costrette a ricomprare i propri averi dai predatori in uniforme nazionale. Un altro fatto da segnalare a Draghi è il trucco dei posti di blocco militari. Non di rado, le strade del Mozambico pullulano di posti di blocco a pochi chilometri l’uno dall’altro che i militari utilizzano per estorcere soldi ai viandanti. Prima di legarsi troppo al Mozambico, è bene che l’Italia stabilisca a quali condizioni il legame potrebbe spezzarsi. Non ha voluto fissare questo criterio con la Russia nonostante la situazione in Donbass sia stata tesissima per anni. Anzi, più la situazione in Donbass precipitava, più l’Italia chiedeva di ritirare le sanzioni contro la Russia per l’invasione della Crimea del 2014. Speriamo che, nel 2022, la classe dirigente italiana abbia imparato la lezione. Fingere che una dittatura non sia tale può riservare brutte sorprese.