(Roberta Labonia) – Noi che non siamo esperti di finanza e scambi internazionali ma leggiamo e ci informiamo, abbiamo compreso quel tanto che ci basta per affermare che stiamo vivendo un profondo capovolgimento degli equilibri mondiali. E che noi europei non stiamo seduti dalla parte di chi vince.

Mentre l’Europa si sta ficcando in una delle più gravi recessioni economiche dall’ultimo dopoguerra, anche a causa delle sanzioni imposte, su regia USA, al regime di Vladimir Putin dopo la sua invasione dell’Ucraina (inciso: tragico epilogo di una guerra scoppiata nel lontano 2014 che l’Europa ha finto per lunghi anni di non vedere e gli USA, invece, hanno alimentato sotto banco…), c’è un’altra parte del mondo, ben più corposa, che sta lavorando in direzione opposta.

I paesi cosidetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che insieme sommano quasi il 30% del Pil mondiale e circa 3 miliardi di abitanti, stanno lavorando alla creazione di una nuova valuta comune, basata su un paniere di tutte le monete dei paesi coinvolti e metalli preziosi, da utilizzare al posto del dollaro negli scambi internazionali. Nel frattempo hanno deciso di scambiare fra loro in yen utilizzando il sistema di regolamento dei pagamenti cinese CIPS alternativo all’americano SWIFT inibito ai russi dai figli dello zio Sam.

Nessuno dei Paesi aderenti all’organismo internazionale sta applicando le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia la quale li ricambia vendendogli a prezzi di favore (in particolare ai giganti cinesi e indiani), gas, petrolio ed altre quisquillie. Il risultato è che l’auspicato default russo è ben lontano all’orizzonte. Ed ora è la più quotata stampa internazionale a prenderne atto salvo, ca va sans dire, “le grandi testate ” di casa nostra che scrivono sotto dettatura dei loro editori fedeli al regime americanocentrico.

I Brics sembrano, fra l’altro, destinati a crescere famiglia: è di questi giorni la notizia che l’Iran e l’Argentina hanno richiesto di entrare nel club. I confini in espansione di questo nuovo “ordine mondiale” sono destinati, e anche un bambino lo capirebbe tranne noi europei che ci ostiniamo a rimanere in sella al cavallo sbagliato, a mettere all’angolo gli USA archiviando definitivamente l’era Bretton Woods che segno l’inizio della loro egemonia finanziaria mondiale.

Le parole più dure verso il regime sanzionatorio imposto dai cosiddetti Paesi sviluppati alla Russia, sono venute dal cinese Xi Jinping in veste di Presidente pro-tempore dell’organismo internazionale dei Paesi “del sud” del pianeta (come li ha definiti):

“Politicizzare, strumentalizzare e trasformare in un’arma l’economia mondiale usando la posizione dominante nel sistema finanziario globale per imporre arrogantemente sanzioni finisce solo per colpire gli altri e se stessi, lasciando la gente nel mondo a soffrire”.

Non abbiamo elementi per contraddirlo.