Filosofo della politica: il Garante potrebbe averne le scatole piene  o credere che la storia politica dei 5S sia finita. Chi è il teorico della decrescita felice dei Cinquestelle, da primo partito a ultimo? Chi fomenta, chi tradisce, chi trama, punge, riduce e scinde? Psicopatologia di una crisi. […]

(DI ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano) – Chi è il teorico della decrescita felice dei Cinquestelle, da primo partito a ultimo? Chi fomenta, chi tradisce, chi trama, punge, riduce e scinde? Psicopatologia di una crisi.

Professor Preterossi, la novità, nella disputa ormai quotidiana e anche un po’ annoiata tra Draghi e Conte, sembra essere invece Beppe Grillo. Al quale pare che non va giù Conte e nemmeno più i Cinquestelle.

In effetti il ruolo di Grillo è davvero singolare. Auctoritas interna ed esterna. Il garante del Movimento è fuori ma dentro. Non si cura del Movimento ma decide per il Movimento. È una originale forma di garanzia, di costruzione e di distruzione.

E se Draghi avesse ricevuto proprio da Grillo le chiavi della stanza dove tenere reclusa la riottosa pattuglia dei Cinquestelle?

L’ipotesi di tenere ammanettati i Cinquestelle al governo è lecita e persino coerente con questa consuetudine di scambi amicali tra il premier e il comico, tra il Supremo e l’Elevato. Tra i due sembra esserci più di un cortese scambio di opinioni. Poi potrebbe aggiungersi una questione psicologica oltre che politica.

Farla finita con i Cinquestelle.

Si sarà scocciato, ne avrà le scatole piene del Movimento. O ritiene che la sua storia sia politicamente finita, che i suoi rappresentanti siano al di sotto della soglia minima della credibilità politica.

“Incapace” e “inadeguato” disse di Conte.

È vero. Resisto a immaginare che però voglia uccidere il Movimento.

E allora cosa c’è?

Il profilo tecnico del governo Draghi sta andando in malora. E le assicurazioni sulla neutralità di questo esecutivo garantite dal presidente Mattarella paiono straordinariamente disattese. Fa scandalo che il Parlamento voglia discutere delle decisioni da prendere, della linea politica da consegnare al governo. A me pare scandaloso lo scandalo, non viceversa.

E allora, dato a Draghi ciò che è di Draghi.

Le numerose responsabilità politiche del presidente sono evidenti, sì. Ma in tutta franchezza mi sembra anche insopportabile questo stato di continua oscillazione da parte dei Cinquestelle.

Lei conosce Conte.

Per motivi accademici. Mi sembra, in sincerità, un uomo dell’establishment, che fatica a prendere decisioni. L’operazione su Di Maio dovrebbe avergli dimostrato l’ampiezza del tentativo di segare le gambe alla poltrona su cui è seduto.

Secondo lei la scissione di Di Maio è stata favorita da Draghi?

Non so se favorita, di certo attentamente seguita. È un atto di grave ostilità nei confronti del partito che era di maggioranza relativa. Penso cosa avrebbe fatto Craxi con una forza parlamentare simile.

Cosa?

La fine del mondo. Nessun premier si sarebbe potuto permettere di scorticare così una parte della sua maggioranza e avrebbe chiamato il capo dello Stato a rimetterlo in riga. Se questo è un esecutivo di unità nazionale e il primo ministro ha un profilo tecnico, beh la neutralità è una condizione necessaria, indispensabile.

Lei chiama i garanti, in questo caso Mattarella e Grillo, a confermare le garanzie.

Grillo dovrebbe spiegare il senso del suo impegno a favore di Draghi. Si è stancato del Movimento? Ritiene Conte inadeguato al punto da non offrirgli collaborazione e sostegno? Oppure è il contrario: a suo modo lavora per tenere unito questo rissoso Movimento dopo la scissione di Di Maio e sostenerlo nel passo verso l’età adulta.

E Mattarella cosa dovrebbe fare?

Dovrebbe far apparire questo governo neutrale. A non avere in mano il gagliardetto di un nuovo schieramento.