Non più come ridurranno l’Europa, Putin e Zelensky, ma quali saranno le mosse di Meloni, Salvini, Letta e Conte nei ballottaggi a Verona e a Parma. Non più le stragi a Mariupol o a Severodonetsk ma l’indagine sui presidenti dei seggi che a Palermo festeggiavano allo stadio […]

(Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Non più come ridurranno l’Europa, Putin e Zelensky, ma quali saranno le mosse di Meloni, Salvini, Letta e Conte nei ballottaggi a Verona e a Parma. Non più le stragi a Mariupol o a Severodonetsk ma l’indagine sui presidenti dei seggi che a Palermo festeggiavano allo stadio. Non più il campo di battaglia ma il campo largo. Non più il pericolo nucleare ma il rischio astensionismo. Come Alice al di là dello specchio, da domenica abbiamo attraversato il confine tra la tragica realtà della guerra e la spensierata analisi delle Amministrative. Ieri mattina era quasi commovente ascoltare il pd Francesco Boccia che, ad Agorà, davanti alla concreta possibilità che il centrodestra vinca le prossime elezioni politiche, contrapponeva abilmente alla troppo pedestre conta dei voti la “connessione sentimentale” con gli elettori. Un apostrofo rosa tra il rimanere aggrappati al governo e finire dritti all’opposizione. Direttamente da Madrid abbiamo poi ascoltato la premier, “in pectore”, Giorgia Meloni, attizzare la destra spagnola con la cara, vecchia, oscurantista polemica contro i matrimoni gay e l’utero in affitto. Altro che i missili russi in giardino, nei rifugi di Kiev e di Odessa non si parla d’altro. Al sicuro nella nostra comfort bolla, chiudiamo gli occhi interrogandoci sul possibile ritorno al proporzionale e su quale sarà la prossima collocazione di Calenda.

Mentre ci turiamo le orecchie per non udire il frastuono dei palazzi polverizzati e le grida di chi c’è finito sotto. Come bimbi che allungano la pausa merenda, sappiamo che dopo la ricreazione saremo fatalmente chiamati a fare i compiti. A confrontarci con una guerra che, giorno dopo giorno, vorremmo si allontanasse da noi ma di cui sappiamo che pagheremo, inevitabilmente, il salatissimo conto. Cosa faranno di noi gli implacabili mercati? E, riguardo alla lista dei putiniani d’Italia, pubblicata dal Corriere della Sera, chissà se il famoso Copasir si ricorderà di ascoltare il sottosegretario Gabrielli sui bassi servizi dei Servizi? Del resto, scrive nel suo capolavoro Lewis Carroll, è sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze.