In politica la gioia per le disgrazie altrui è meno diffusa per quella certa solidarietà di casta, lo stare tutti sulla stessa barca, volgarmente riassunta nella massima “Cane non morde cane”. Con una sola eccezione: Matteo Salvini. […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Schadenfreude: è un termine tedesco che significa piacere provocato dalla sfortuna altrui. A livello collettivo è un sentimento molto più diffuso di quanto si pensi, a cominciare dal mondo del calcio. Per esempio, nella capitale, i festeggiamenti e i cortei con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone dopo la vittoria della Roma nella Confederation League sono stati malignamente amplificati dal tifo giallorosso, più che per la coppa in sé (non certo paragonabile a una Champions) per la dose massiccia di infelicità propinata alla tifoseria della Lazio. Che, in questo caso, subisce pesantemente la sfiga di vivere nella stessa città, del tutto impotente di fronte agli eccessi dei rivali (difficili da sminuire per non sentirsi dare in sovrappiù dei rosiconi, è giù altre tonnellate di sfottò). Parliamo di un piacere molto diffuso anche nella comunità cosiddetta intellettuale e da non confondere con la più comune invidia di cui costituisce l’altra faccia della medaglia. Posso infatti molto dispiacermi se hai scritto un romanzo migliore del mio ma, con l’assenza del tuo capolavoro dalle classifiche dei libri più venduti, la tua frustrazione ripagherà con gli interessi la mia inferiorità.

In politica la gioia per le disgrazie altrui è meno diffusa per quella certa solidarietà di casta, lo stare tutti sulla stessa barca, volgarmente riassunta nella massima “Cane non morde cane”. Con una sola eccezione: Matteo Salvini. Le cui mirabolanti trovate suscitano negli astanti (e negli alleati di centrodestra) la fondata, maligna speranza che finiscano in un mare di avete capito cosa. Può darsi sia una legge del contrappasso, dopo gli inaspettati successi elettorali raccolti dal 2018 in poi dal leader leghista. In seguito, tuttavia, ogni iniziativa dell’uomo che sognava “i pieni poteri” ha cominciato a rivelarsi un fallimento sempre più sonoro, infoltendo gli spalti entusiasmati da tanta beata inettitudine. Indimenticabile l’accoglienza ricevuta a guerra iniziata dal nostro eroe in Polonia, con il poveretto preso a pesci in faccia dal sindaco di Przemysl. Matteo con quella mirabile espressione rattrappita mentre la ola si levava festosa. Adesso, dopo l’annuncio di un suo viaggio a Mosca, l’attesa è tornata febbrile per uno spettacolo che si annuncia di nuovo imperdibile, grazie alla gioiosa catastrofe incombente sul messaggero di pace. Purtroppo, mentre scriviamo, dicono che Salvini potrebbe ripensarci (forse trattenuto da chi gli vuole bene) mentre noi che abbiamo già pronti popcorn e tramezzini facciamo voti che dopo i laziali questo maggio straordinario ci riservi un’altra deliziosa “Schadenfreude”.